306 milioni di bottiglie e 4.7 miliardi di euro sono i due numeri chiave dello Champagne del 2016, in leggero calo entrambi rispetto al 2015. Ciò significa un incasso per le cantine di 15.4 euro per bottiglia.
La Francia copre metà dei volumi e il 45% circa del valore, 2.1 miliardi di euro, e i francesi pagano circa 13.2 euro la bottiglia in media (dato questo che esclude margini della distribuzione e tasse, devo immaginare). Il 2016 in Francia è andato decisamente male, con un calo del 3% dei volumi a 158 milioni di bottiglie, mentre a valore le vendite hanno tenuto.
L’Unione Europea vede anch’essa un calo del 3% a 78 milioni di bottiglie, con un valore delle esportazioni di 1.2 miliardi di euro, mentre nel resto del mondo le spedizioni sono stabili a 71 milioni di bottiglie per un valore di 1.4 miliardi di euro.
Passando all’analisi per paese, il principale mercato estero a volumi resta il Regno Unito, in calo del 9% a 31 milioni di bottiglie, ma ben di più, -14% a valore a 440 milioni di euro. La svalutazione della sterlina ha giocato un brutto scherzo. Per questo motivo, quando parliamo di principale mercato bisognerebbe in realtà rispondere “USA”, perché laggiù vengono spedite meno bottiglie (22 milioni), ma il valore delle esportazioni è di 540 milioni di euro, +5% rispetto al 2015. Questo grazie a un mix decisamente migliore (vedere tabella), in cui le cuvee di prestigio contano per il 17% del totale rispetto al 10% nel Regno Unito e anche la categoria dei rosée è decisamente meglio rappresentata (17% contro 13%). Ne deriva un valore di 24 euro per bottiglia contro i 14 del Regno Unito.
Tra gli altri mercati, va segnalato il forte calo del Belgio e dell’Australia (-10% sia a volume che a valore), quest’ultima rispetto a un dato 2015 molto gonfiato, mentre i produttori francesi riescono ad avere un incremento in Giappone a valore (+2%) unicamente grazie al cambio, visto che le spedizioni sono in calo del 7%.
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