Advini – risultati primo semestre 2016

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Il cattivo andamento delle vendite in Francia ha negativamente influenzato Advini nel primo semestre, tanto da vanificare i progressi fatti fuori confine. Pur con vendite stabili, gli utili sono migliorati (margine MOL dal 6% al 7%), grazie al miglioramento del mix di vendite, sia per canale (meno grande distribuzione francese e più export) che per modello di business (più vendite delle tenute di proprietà e meno di quelle esterne). Detto questo, l’obiettivo al 2020 è di 500 milioni di euro, cioè il doppio del 2015. Raddoppiare in 5 anni significa crescere del 15% all’anno e… se il buongiorno si vede dal mattino… siamo ben lontani anche soltanto dall’immaginare di arrivarci, a meno che non vengano realizzate acquisizioni. Advini continua anche su questo fronte, anche se per ora le operazioni sono di dimensione limitata e dirette soprattutto al rafforzamento della distribuzione digitale. Il titolo in borsa ha avuto un ottimo anno, +13% da gennaio (vale circa 130 milioni di euro, oltre a 112 milioni di debito, quindi un valore di impresa di circa 240 milioni), anche se dopo la comunicazione di questi numeri gli investitori hanno liquidato alcune posizioni. Andiamo ad analizzare qualche dato insieme.

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  • Le vendite sono stabili a 114 milioni. Il mercato domestico cala del 5%, sia nel canale della distribuzione moderna (-4.5%) che nel canale tradizionale (-6%), subendo l’impatto del calo del turismo soprattutto nella zona di Parigi. Cina USA e Canada sono invece alla base della crescita del 7% delle esportazioni. Il mix delle vendite migliora, con il 32% del fatturato riveniente dalle proprie tenute (29% del fatturato totale, contro il 28% del primo semestre 2015).
  • I margini sono in forte miglioramento: il MOL passa da 6.8 a 8 milioni, per un margine del 7% (6% dell’anno scorso). Il beneficio è più limitato passando all’utile operativo a causa del forte incremento degli ammortamenti, mentre l’utile netto cresce da 2.3 a 2.7 milioni grazie a oneri finanziari più contenuti e al calo della tassazione dal 28% al 24%.
  • La struttura finanziaria peggiora invece in modo sostanziale, secondo il management per via del passaggio a SAP del magazzino che ha suggerito di stoccare maggior vino per non avere rotture di stock. Detto questo, l’indebitamento sale a 112 milioni, il che significa un peggioramento da 6.1 a 6.7 del debito su MOL consolidato (giugno su giugno). Un livello molto elevato, che non consente grossi margini di flessibilità sul lato acquisizioni di cui dicevamo sopra.
  • Il ritorno sul capitale continua a veleggiare intorno al 5%, in ripresa rispetto all’evidenza degli ultimi anni ma certamente non abbastanza per una società che ha 190 milioni di euro di capitale investito e vale in borsa oltre 240 milioni (debiti inclusi)…
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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