Nei dati sulle esportazioni di vino australiano cominciano a esserci più luci che ombre, dopo un quinquennio abbondante di sofferenza. I dati che commentiamo oggi sono strutturalmente diversi da quelli degli scorsi anni, perchè siamo passati dai dati di Wine Australia, sempre più poveri e sempre più a pagamento (!) a quelli di UN Comtrade, che sono perfettamente sovrapponibili nei grandi numeri ma molto più dettagliati e, soprattutto, gratuiti (due punti esclamativi qui, !!). Tornando ai nostri dati, con 2.17 miliardi di dollari locali, l’export è balzato del 16%. Un aiuto molto importante è stato fornito dalla svalutazione del cambio, che ha subito un calo del 17% rispetto al dollaro americano (uguale a quello successo all’euro), ma certamente ci sono molti aspetti positivi, quali il fatto che: 1) i volumi esportati continuano a crescere in modo graduale dal 2013 a questa parte; 2) la pressione competitiva su alcuni storici mercati come il Regno Unito o gli USA sono stati ora rimpiazzati da un grande successo in Cina e Hong Kong. Qualche ombra resta, peraltro. La più importante è che la crescita dei volumi continua a essere spinta dai vini sfusi, che ormai sono esportati in quantitativi importanti (oltre 4 milioni di ettolitri). Ma andiamo ad analizzare i dati di dettaglio.
- L’export australiano cresce del 16% a 2.17 miliardi di dollari australiani, di cui 1.67 miliardi sono in vini imbottigliati (+21%), 426 milioni in vini sfusi (+3%) e il rimanente in vini spumanti e mosti.
- In termini di volume, le esportazioni crescono del 2% a 7.45 milioni di ettolitri, con un calo dell’1% dei volumi di vino imbottigliato a 3.2 milioni di ettolitri e una crescita del 4% dei volumi di vino sfuso a 4.2 milioni di ettolitri.
- Da un punto di vista di mercati, il principale destinatario del vino australiano restano gli USA, con 489 milioni di dollari australiani e una crescita del 9% nel 2015 (ma un calo del 3% annuo se confrontato con il 2010), e un volume esportato di 1.6 milioni di ettolitri. Il secondo mercato è il Regno Unito con 385 milioni di AUD, stabile sul 2014 (e notate qui come ha funzionato il cambio, che è stato più favorevole verso gli USA che non verso l’Inghilterra) e in calo del 6% annuo dal 2010 a questa parte. Il Regno Unito resta saldamente il primo mercato per volume esportato con 2.5 milioni di ettolitri.
- Il terzo mercato è la Cina con 364 milioni di AUD aue un balzo del 72% nel 2015 (+18% annuo dal 2014). Se però guardate un paio di righe più sotto trovate Hong Kong a 149 milioni di AUD. Mettendo insieme Cina e Hong Kong, cioè passando a un concetto di “Greater China”, il numero diventa 513 milioni di dollari australiani, il che significherebbe mercato numero 1 per il vino australiano.
- Nella classifica appare anche l’Italia. Abbiamo già commentato nel post sulle nostre importazioni che avevamo cominciato a ricevere vino sfuso dall’Australia e il riscontro è in questi numeri. L’Italia è diventato il quinto mercato per il vino sfuso australiano, con un export di 27 milioni di dollari locali e un volume esportato di 183mila ettolitri.