I vitigni italiani – la base ampelografica secondo il censimento ISTAT 2010

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L’estate e il maggior tempo libero consentono di fare post come questo, dove il lavoro di elaborazione è importante. Parliamo oggi delle superfici vitate rilevate nel 2010 da ISTAT e suddivise per vitigno, argomento sempre molto all’ordine del giorno. Purtroppo, il confronto con il 2000 è disponibile (almeno a me) soltanto per la parte dei vini DOC/DOCG. Quali sono le maggiori conclusioni? (1) nell’ambito del calo della superficie vitata da 675mila a 625mila ettari, è fortemente aumentata la quota delle produzioni DOC, dal 35% al 51% del totale, con un incremento in valore assoluto del 33%; (2) la base ampelografica dei vini DOC/DOCG si sta sicuramente concentrando. Nel 2000 i primi 20 vitigni DOC erano il 20% circa del totale degli ettari, nel 2010 erano diventati il 34%; (3) lavorando un po’ sui nomi per raggrupparli, la base italiana si conferma concentrata per un terzo in 4 vitigni: sangiovese, trebbiano, catarratto e montepulciano; (4) dal punto di vista della qualità (DOC/DOCG quindi), i maggiori 4 vitigni sono sangiovese, montepulicano, prosecco e barbera, a rappresentare circa il 30% del totale. Le curiosità che queste classifiche offrono sono effettivamente molte, andiamoa vederne insieme qualcuna…

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  • Il censimento calcola che su 625mila ettari vitati nel 2010 (675mila nel 2000), circa 321mila sono DOC/DOCG (234mila nel 2000) e ancora 305mila non a denominazione.
  • Se rielaboriamo un po’ i numeri per raggruppare i maggiori vitigni che hanno nomi leggermente diversificati, rielaboriamo una classifica dove il sangiovese è il primo vitigno con 72mila ettari, seguito dal trebbiano con 56mila, dal montepulciano e dal catarratto con 35mila ciascuno. Il quinto vitigno è il merlot, con 28mila ettari.
  • Visto che ci siamo cascati, i vitigni internazionali che conosciamo meglio, dopo il merlot, sono lo chardonnay con 20mila ettari vitati, il cabernet sauvignon con 14mila, lo syrah con 6700 e il cabernet franc con 6300.
  • In termini di “orientamento alla qualità”, tra i maggiori vitigni, dobbiamo sicuramente menzionare la corvina veneta, che per il 98% è iscritta alle DOC della regione, poi il prosecco, il 96% elevato alla DOC, il moscato e nebbiolo con il 91-92%, e la croatina, sorprendetemente per il 90% piantata in aree DOC. Dall’altro lato della classifica, il catarratto è soltanto per il 10-11% iscritto a DOC, come il grillo (12%), calabrese (13%, a noi più familiare come nero d’avola), l’ansonica (13%) e, soprendentemente, lo syrah (16%).
  • Sempre restando nelle DOC, dalla tabella potete apprezzare come sono variate le superfici vitate. Nel 2010, le superfici DOC erano cresciute del 37%. Il sangiovese era cresciuto del 32% da 32mila a 42mila ettari, il montepulciano è raddoppiato da 9mila a 18mila ettari, il prosecco è quadruplicato da 4mila a 17500 ettari. È rimasto invece stabile il barbera che con 16mila ettari è passato dalla seconda alla quarta posizione tra le DOC.
  • Sarà forse un’illusione ottica, ma da questa classifica delle DOC mi sembra di poter chiaramente scorgere che le DOC non in crescita come superfici sono eccezioni alla regola. Diverse eccezioni sono in Piemonte, dove i grandi vitigni storici sembrano essere tutti stabili (salvo il nebbiolo), non frutto del mancato sviluppo ma del fatto che questo si era già verificato prima del 2000.
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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