La dimensione media delle aziende vinicole italiane – censimento ISTAT 2010

6 commenti

[wp_bannerize group=”ADSENSE”]

Il tema delle dimensioni medie delle aziende vinicole e’ centrale nell’ambito della competitivita’ del sistema Italia. Non che grande sia per definizione bello, ma minuscolo e’ senz’altro debole. Le statistiche che commento oggi sono il frutto di 4 censimenti e raccontano la storia di una trasformazione importante ma non ancora completa del sistema. Nel 1982 c’erano 1.6 milioni di viticoltori, nel 2010 sono scese a 383mila, cioe’ circa un quarto. Nel frattempo, la superficie vitata italiana si e’ praticamente dimezzata, generando quindi il raddoppio della superficie media da 0.7 a 1.6 ettari per azienda.
[wp_bannerize group=”ADSENSE”]
Vediamo i numeri in dettaglio:
• Nel 2010 c’erano 383 mila aziende, la meta’ del 2000, con una superficie vitata in calo del 12%. Quindi la dimensione media, nei 10 anni, e’ passata da 0.9 a 1.6 ettari per azienda.
• Il primo grafico evidenzia un po’ le due determinanti (superficie e numero di aziende), con la dimensione della palla che evidenzia l’aumento di dimensione delle aziende. In linea di principio, i migliori risultati sono stati realizzati al nord, dove si e’ accoppiato un significativo calo delle aziende (tra il 2000 e il 2010), mentre le superfici vitate sono stati quasi stabili. Stiamo qui parlando di Trentino, Lombardia, Veneto, Toscana e Friuli Venezia Giulia.
• Al lato opposto ci sono i casi di forte calo delle superfici e delle aziende, che hanno dato quindi risultati positivi ma meno significativi sul lato della dimensione aziendale: Liguria, Lazio, Sardegna, Calabria e Basilicata sono sull’altro lato del grafico.
• La classifica delle regioni invece nasconde alcune sorprese, dato che Nord=grande e Sud=piccolo non e’ cosi’ evidente. Invece piu’ evidente e’ che le regioni vocate per la viticoltura (perlomeno dal punto di vista commerciale o per dimensione del vigneto) siano sopra la media italiana per dimensione. Quindi il Friuli guida la classifica con 3 ettari, ma seconda e’ la Sicilia con 2.7, poi viene la Lombardia a 2.5 (presumibilmente le grandi aziende spumantistiche hanno un impatto) e la Toscana con 2.3 ettari. Tutte le altre regioni rilevanti per il mondo italiano del vino sono sopra media: quindi Piemonte, Emilia Romagna, Puglia e Veneto. In media c’e’ l’Abruzzo, mentre sotto la media resta la regione piu’ virtuosa, il Trentino Alto Adige, dove presumibilmente la spinta a concentrare le aziende e’ ridotta per la eccellente salute finanziaria del settore.
• Facciamo per un secondo un passo indietro al post che avevo scritto agli albori del blog, nel lontano 2006, quando mostravo come lo 0.9 ettari per azienda del 2000 si confrontava con gli altri: la Francia era a 6, la Spagna a 3, l’Austria a 2, il Canada a 7, il Cile a 14 e il USA a 18. Cio’ significa che anche se un passo in avanti e’ stato fatto, la strada e’ ancora molto lunga.

Se siete arrivati fin qui…
…ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco Baccaglio

Print Friendly, PDF & Email
Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

6 Commenti su “La dimensione media delle aziende vinicole italiane – censimento ISTAT 2010”

  • michele antonio fino

    Caro Marco,
    Permettimi un dubbio.
    Non vorrei che trasparisse un interpretazione dei dati nel senso: Nel 2010 ci sono meta delle aziende viticole del 2000. Tout court.
    Non è così.
    C’è la metà delle aziende con superficie investita in viticoltura rispetto al 2000. Questo sì e certo una parte di questo numero dipende da aziende viticole che hanno cessato l’attività. Ma soprattutto, è cessato il policulturalismo: Chi fa il vino oggi o chi produce uva, si è sempre di più specializzato.
    Mi spiego?
    Ecco perché con questi numeri tracollanti tra 1982 e 2010, l’Italia è diventata il primo produttore mondiale per volume e il numero imbottigliatori cresce tutt’ora.

  • bacca

    Ciao Michele,

    grazie del commento e del valore aggiunto che porti per migliorare la comprensione dei numeri.

    Non credo ci siano interpretazioni errate, soprattutto nel testo del post dove traspare la positività di una concentrazione della produzione, tuttora estremamente frammentata e quindi poco efficiente. Ben venga dunque la specializzazione che menzioni nel commento!

    Sul sottolineare il primato mondiale per volume sono invece particolarmente critico. L’Italia non ha il primato mondiale nel settore del vino, purtroppo. I francesi producono quasi tanto vino quanto noi ma lo vendono a un prezzo circa doppio rispetto al nostro…

    a proposito, buon anno!

    bacca

  • Michele A. Fino

    Caro Marco,
    dicevo e ribadisco, infatti, primo produttore PER VOLUME che significa in termini di ettolitri e non di valore di mercato.
    Ma per fare gli ettolitri ci vogliono le vigne e quindi, a mio avviso, c’è stata specializzazione, c’è stato milgioramento dei vigneti (obiettivo delle PAC e delle OCM vino dalla fine gli anni ’80) ed è cessata la pratica policolturale. Chi fa uva oggi lo fa a titolo principale. Ovvio che produce di più e meglio di quanto faceva analoga superficie parcellizzata in dieci aziende multicolturali, che in buona misura peraltro producevano per autoconsumo e quindi sfuggivano al “censimento ettolitri”.
    Insomma, quello che secondo me non dovrebbe passare, a livello di messaggio è che per ogni ettaro non più a vite ci sia un viticoltore che ha smesso e/o abbandonato. IN buona misura, a mio avviso (ma i numeri di Toscana e Piemonte pre e post fine dei vecchi contratti agrari mi confortano) abbiamo perso per la strada allevatori, frutticoltori, cerealicoltori che avevano anche una vigna: non ce l’anno più e al posto della stessa coltvano altro.
    Certo, in Valle d’Aosta e in altre zone fortemente ostiche abbiamo anche avuto abbandoni. Ma sul totale, a mio dire ha pesato maggiormente una specializzazione produttiva nelle diverse branche dell’agricoltura.

  • bacca

    Grazie Michele.
    Il tuo discorso lo capisco bene ed e’ una puntualizzazione molto utile per chi legge. Detto questo non mi pare che ISTAT faccia una distinzione tra chi opera “esclusivamente” come viticoltore e chi no (ma dovrei controllare con piu’ precisione nei meandri del censimento).

    Se hai dei numeri o delle stime sull’andamento dei viticoltori “esclusivi” piemontesi e toscani tra i due censimenti, potrebbero essere utili a chi e’ interessato all’argomento.

    In tutto questo, la superficie vitata italiana resta eccessivamente frammentata (come tante altre cose in Italia…)

    bacca

  • Luciano

    Scusate, quante sono le aziende/ cantine in Italia? 383000 ! Sspevo di 35000 .? Quale fonte?
    Saluti

  • bacca

    Caro Luciano, i dati sono relativi al censimento del settore agricolo del 2010 compilato da ISTAT.
    Marco

Lascia un commento

XHTML: Puoi usare questi tag: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>