Lanson BCC – risultati 2020

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I dati 2020 delle aziende della Champagne che cominciamo ad analizzare adesso sono pessimi, come c’era da aspettarsi. In realtà però per alcuni si tratta di un altro anno brutto lungo una traiettoria discendente cominciata diversi anni fa, che sta rendendo queste aziende sempre più degli scrigni che contengono bottiglie di valore che non dei produttori di reddito. É anche importante sottolineare come non tutte le aziende in Champagne vanno nella stessa maniera. Oggi analizziamo il 2020 di Lanson BCC che è tra chi soffre di più l’attuale situazione, con una sovraesposizione alla Franca e all’Europa e un portafoglio di marchi molto nutrito (forse troppo per valorizzare ogni maison). Nel 2020 le vendite sono calate dell’11% e l’utile netto del 37%, toccando quota 6 milioni di euro… un valore che ormai rappresenta il 3% delle vendite, quindi un margine molto basso. Il debito però cala, come succede spesso in periodi di crisi grazie al rilascio di capitale circolante, ma cala meno del valore del magazzino, e quindi il segnale è negativo e non positivo. Bene, fatta questa premessa passiamo a commentare qualche dato insieme.

 


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  • Le vendite 2020 sono calate a 223 milioni di euro (-11%), con un andamento peggiorativo nel secondo semestre (-13%), il più colpito dalla pandemia. Il fatturato in Francia scende del 14% a 127 milioni, l’Europa va meno peggio, -7% a 80 milioni, mentre cala del 27% il fatturato (seppur marginale) in America. L’unica area in progresso, ma anch’essa poco rilevante, è quella dell’Asia, +12%.
  • Il margine industrial torna sui livelli del 2017-18 dopo il rimbalzo del 2019, quindi 35.4% contro 37%. Nonostante il taglio dei cosi il margine operativo perde quasi un punto, dal 7% al 6% e si ribatte sull’utile netto che passa da 10 a 6 milioni di euro, anche in conseguenza di un leggero incremento degli oneri finanziari.
  • A livello finanziario, il debito (escluso IFRS16) scende da 538 a 527 milioni di euro (pari a circa 25 volte l’EBITDA…) a fronte di un miglioramento del capitale circolante netto di 4 milioni (tra cui il menzionato calo di 17 milioni del magazzino, compensato dal crollo dei debiti verso i fornitori), del dimezzamento degli investimenti (da 9 a 5 milioni) e, come per tante società quotate, dal taglio a zero del dividendo (storicamente pagava 3-4 milioni di euro).
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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