
L’analisi delle importazioni inglesi 2016 è particolarmente complessa, per via della forte volatilità del rapporto di cambio della sterlina rispetto a praticamente tutte le altre valute a partire da giugno in virtù di “Brexit”. Gli inglesi non hanno bevuto molto meno di prima, circa 13.9 milioni di ettolitri (-1%), ma sono chiaramente passati da vini più cari a vini meno cari per compensare, pur spendendo di più dello scorso anno in sterline (+2% a poco più di 3 miliardi). Il quadro tradotto in Euro è purtroppo ben diverso, -10% a 3.7 miliardi di euro, ma le tinte fosche riguardano la Francia (da sempre uno dei produttori con i prezzi più elevati), ma non l’Italia dove grazie ai vini spumanti (ben 1 milione di ettolitri esportato!) le nostre esportazioni sono addirittura cresciute leggermente anche in euro (+16% in sterline). Per trovare un secondo segno positivo nel ranking 2016 bisogna scendere al decimo posto della classifica per trovare l’Argentina, che sta trovando un mercato interessante nel Regno Unito, pur partendo da livelli molto contenuti. Il 2017 non sarà facile. Al di là delle decisioni relative a “Brexit”, il cambio nella prima parte dell’anno resterà molto penalizzante (e si punta a una ulteriore svalutazione del 5% se i cambi proseguono su questa strada). Passiamo all’analisi dei numeri.

- Le importazioni vino nel Regno Unito sono state pari a 13.9 milioni di ettolitri e 3.7 milioni di euro, rispettivamente in calo dell’1% e del 10% rispetto allo scorso anno. Va detto per chiarezza che il Regno Unito è “un trader” e quindi esporta anche quantitativi e valori importanti: nel 2016 sono stati rispettivamente 0.9 milioni di ettolitri e 600 milioni di euro, ossia il 6% e 16% delle importazioni lorde.
- Il calo, come abbiamo già commentato interamente guidato dal crollo della sterlina, ha riguardato tutte le categorie, ma particolarmente i vini imbottigliati calati del 12%, per tutti gli esportatori quasi indistintamente. Francia -13%, Italia -9% ma anche Spagna -16%. Un po’ meglio è andata nel segmento degli sfusi (-2%) dove regnano padroni australiani e neozelandesi, i primi in calo del 7% e i secondi in crescita del 21%, probabilmente per scelte di imbottigliamento dei produttori post Brexit.
- Gli spumanti sono in una via di mezzo, in calo del 5% a 808 milioni di euro. La Francia crolla dal picco di 571 milioni a 422 (-18%), mentre gli spumanti italiani continuano come ben sappiamo la loro esplosione e raggiungono quota 310 milioni di euro, +26%. Insieme ai prodotti italiani stanno andando bene anche quelli tedeschi.
- Riassumendo tutti i numeri, il mercato resta saldamente guidato dalla Francia, con 1.15 miliardi di euro, ma in calo del 16% e con una quota di mercato che passa dal 33% al 31%. L’Italia con 808 milioni di euro rappresenta ormai il 22% delle importazioni vinicole del Regno Unito, un traguardo impensabile sono due o tre anni fa guardando all’evoluzione dei numeri (+9% annuo sul quinquennio). Tutti gli altri sono in posizione secondaria, a partire dagli australiani, in calo del 10% e per la prima volta sotto 300 milioni di euro, gli spagnoli a 280 milioni di euro e -14% e i neozelandesi che grazie alla spinta dei vini sfusi riescono a mantenersi quasi stabili (-3%).





