Dopo il post sulle importazioni tedesche, il secondo mercato importante per l’Italia sul quale abbiamo sempre avuto qualche problema di lettura è certamente il Regno Unito. Con 3.8 miliardi di euro di importazioni di vino e 14.5 milioni di ettolitri importati nel 2014 è uno dei più ricettivi. Non solo: la forza della sterlina nei confronti dell’euro e il buon andamento dell’economia locale lo rendono anche un mercato in accelerazione rispetto al passato, con una crescita di circa il 4-5% nel corso del 2015 (fino a agosto), rispetto al +2% annuo mostrato negli ultimi anni. E’ anche un mercato dove l’Italia è riuscita a crearsi uno spazio importante, sia guadagnando quote di mercato nel segmento dei vini fermi imbottigliati, sia contraddistinguendosi nel segmento degli spumanti, come sappiamo bene quando guardiamo i dati relativi alle nostre esportazioni. Nel 2014 l’Italia ha rappresentato il 18.6% delle importazioni inglesi di vino (19.1% nei 12 mesi terminanti a agosto), era sotto il 10% prima della crisi del 2009. E gli altri? Il dominio è francese, con un valore di export di 1.3 miliardi di euro contro i nostri 700 milioni, e con un andamento tutto sommato soddisfacente. Negli ultimi anni, gli inglesi hanno cambiato abitudini: invece di importare principalmente prodotti australiani (crollati miseramente) e in minor misura Sud Africani, hanno aperto i loro orizzonti all’Italia alla Spagna e alla Nuova Zelanda. Ma grazie ai vini spumanti l’Italia dal 2009 a questa parte ha fatto meglio di tutti gli altri. Andiamo a leggere qualche numero.
- L’import di vino inglese è cresciuto del 2% tra il 2009 e il 2014 a 3.8 miliardi di euro. Di questi, 2.6 miliardi sono vino imbottigliato, calato leggermente nel corso degli anni (-1%) e 750 milioni di euro sono vini spumanti, in crescita invece dell’8% annuo nel quinquennio.
- Come dicevamo, il mercato è dominato dai francesi che di questi 3.8 miliardi rappresentano 1.3 milardi, il 34%. Dopo l’Italia di cui abbiamo detto, ci sono (ancora) gli australiani, che però hanno perso terreno in modo incredibile, anche in coincidenza con la ritirata di TWE e la forza del dollaro australiano (non più così peraltro…). L’Australia ha esportato 315 milioni di euro di vino nel 2014, nel 2009 ne esportava 638. Soltanto nel corso del 2015, con una valuta in calo è riuscita a invertire la tendenza… Dopo gli australiani c’è la Spagna, ma soprattutto la Nuova Zelanda che con 243 milioni di export ha accelerato in modo significativo negli ultimi due anni.
- Il mercato degli vini imbottigliati è stato caratterizzato dalla debolezza del prodotto francese, a partire dal 2013, oltre che del vino australiano. L’Italia esporta 500 milioni di euro di vino imbottigliato contro gli 800 dei francesi, ma a questo corrisponde un volume di 2.2 milioni di ettolitri contro 1.9 milioni. Diciamo che siamo in due segmenti di mercato differenti.
- Lo stesso dicasi per i vini spumanti, la cui tabella però merita un’occhio di riguardo. La categoria è in crescita per tutti (meno che per gli spagnoli…), ma per l’Italia di più, cioè +40% sui 5 anni finiti al 2014 e probabilmente un altro 20% lo mettiamo su nel 2015. Siamo a 220 milioni di euro ancora molto lontani dai francesi (500 milioni), ma in termini di visibilità del prodotto con 632mila ettolitri rispetto a 321 mila dei francesi e 300mila degli spagnoli, lo spumante italiano è oggi il più presente sugli scaffali inglesi.