Gli americani guardano avanti e noi? – studio USA su domanda vino californiano nel 2030

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Fonte: University of California – Giannini Foundation of Agricultural Economics

Parto con una avvertenza. Mentre noi ci preoccupiamo di come trovare i soldi per sovvenzionare il surplus di vino, in USA fanno degli studi dove si domandano che cosa succedera’ al mercato del vino di qui a 20 anni. Il punto di partenza e’ il seguente: il vino proveniente dalla California copre nel 2010 il 61% dei volumi di vino venduti in USA e, viceversa, per la California il mercato americano e’ circa l’83% delle vendite. Il mercato americano e’ strutturato in modo tale che il 72% del mercato e’ fatto da bottiglie sotto i $7, il 30% sotto $4. Se consideriamo che la California ormai ha circa il 50% delle sue esportazioni (3.8m/hl) fatte da vino sfuso venduto a circa $1 al litro. Data questa premessa qui si parla di che cosa sara’ il mercato del vino “medio” di qui a 20 anni.

Dunque, che cosa succede di qui a 20 anni? I Baby boomers, che sono 77 milioni sono in pensione. I loro figli, i Millenials, sono circa 70 milioni staranno costruendo le loro famiglie. I trend demografici sono interessanti: 20% di popolazione in piu’ nel 2030 (da 310 a 373 milioni), di cui il 20% sopra i 65 anni contro il 13% di oggi. Ma soprattutto, piu’ multietnica: i bianchi scendono dal 66% al 57%, gli Asiatici-Americani passano dal 5% al 7%, gli Afro-Americani dal 12% al 13%, mentre gli Ispanici saliranno al 23%.

Passiamo al vino. Il 40-45% degli americani dichiara di non bere alcolici. Questa percentuale non cambia da ormai diversi anni, nonostante altri paesi mostrano tassi molto inferiori (5% Germania, 6% Francia, 12% Regno Unito, 13% Giappone, 22% Canada). Del restante 60%, la meta’ il 30% beve vino. Di questi il 50% sono considerati “core” (almeno 1 bicchiere alla settimana). Ma chi sono questi consumatori “core”? L’84% sono di razza caucasica (cioe’ bianchi), il 5% sono Afroamericani, il 7% Asiatici e il 4% ispanici.
A prima vista, se tanto mi da tanto e si mettono insieme il trend della popolazione e la composizione dei bevitori di vino americani, le proiezioni sul consumo di vino che vedono salire i consumi come nel passato sono probabilmente errate. Nel 2006 pero’, il Wine Market Council ha studiato questi consumatori, trovando che chi beve vino tra gli Ispanici sono i piu’ acculturati, quelli che parlano inglese anziche’ spagnolo e questo profilo non e’ quello dei nuovi ispanici, che sono principalmente derivanti dall’immigrazione.

Invece, il vero motore di crescita degli USA saranno secondo lo studio i Millenials, perche’ la nuova generazione ha una penetrazione maggiore del consumo di vino. Quindi, nei prossimi 20 anni lo studio prevede un incremento dei “core consumers” di vino dal 15% della popolazione di 310m di abitanti al 18-19% dei 373m previsti nel 2030 (con una quota di marginal consumers circa stabile al 16% della popolazione). Se i core consumers continuano a bere 70 litri all’anno il mercato del vino nel 2030 sara’… di 36.7m/hl, cioe’ al di sopra della crescita della popolazione che porterebbe il consumo a circa 30-31m/hl. Quindi, conclude lo studio: il mercato ci sara’.

Chi lo occupera’ e’ un problema diverso. Dal lato offerta, infatti si possono fare due calcoli. Se il mercato cresce di 11m/hl in 20 anni e la California continua a tenere il 60% del mercato, con circa meta’ del nuovo mercato a meno di $5 alla bottiglia, serve un incremento del 30% delle superfici vitate nelle regioni che producono vini di bassa qualita’. Che succede nella realta’? Che le superfici vitate stanno scendendo invece che salendo (Tabella 2). E il motivo lo vedete nella tabella 3, che vi mostra come secondo diversi studi piantare vigna e’ poco profittevole se non fonte di perdite, a causa dell’import di vini sfusi dall’estero a prezzi molto piu’ convenienti. Se poi si considera che i costi in USA aumenteranno (citiamo i costi di irrigazione uno per tutti) allora e’ evidente che anche la California abboandonera’ piano piano come quota di mercato il segmento dei vini di fascia bassa.

E per i vini di fascia alta? Qui il discorso e’ diverso e i margini sono chiaramente superiori. Qui ci sono il 66% delle vendite di vino californiane, il 33% tra 7 e 14 dollari la bottiglia e il rimanente 33% sopra i 14$. Queste ultime rappresentano soltanto il 12% dei volumi. Le aziende che producono vino di alta qualita’ sono quasi 3000 nel 2009 rispetto alle 800 del 1991. Secondo lo studio c’e’ pero’ un piccolo problema: la domanda di vini di fascia alta e’ ciclica e questi vini non hanno, come quelli di bassa qualita’, una domanda rilevante fuori dagli USA. E’ quindi importante saper maneggiare bene le leve del marketing…


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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

1 Commento su “Gli americani guardano avanti e noi? – studio USA su domanda vino californiano nel 2030”

  • gianpaolo

    In Italia, come si sa, si preferisce guardare al passato, invischiarsi in dispute inutili e affidarsi allo “stellone”, prima italiano e oggi europeo.
    In Italia vi sono: una ventina di Facolta’ di Agraria, non so quanti centri del Ministero dell’Agricoltura, ICE, Buonitalia, e me ne dimentico ancora sicuramente una decina.
    La domanda e’: vedete mai qualche studio come questo americano, pubblicato da qualche dipartimento, ente, istituto? Piu’ in generale, vedete mai qualcosa di interessante per la filiera produttiva del vino italiana, quasi una decina di miliardi e una delle poche che esportano?
    Che cavolo fanno? Qualcuno lo sa?

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