Foster’s ha appena annunciato i risultati 2009/10 che mostrano un rimbalzo sia delle vendite che dei margini dell’attivita’ vinicola, per intenderci quella che l’azienda pianifica di separare dalla birra (che si chiamera’ Carlton & United Breweries). Proprio da questo punto vale la pena di partire: a quanto pare le ragioni occulte di questa operazione, quella di rendere il gruppo appetibile per un compratore interessato alla birra, si stanno materializzando ancora prima che la separazione abbia luogo: la CONSOB australiana ha infatti obbligato Foster’s a un commento su delle voci di un possibile interessamento di SAB Miller alla divisione birra di Foster’s.
Prima di addentrarci nell’analisi del passato (che mostra segni di miglioramento), parliamo delle aspettative per il futuro. Il comunicato stampa recita testualmente: “Le condizioni di mercato della divisione vino restano incerte a causa della sovrapproduzione di vino in Australia, di una propensione al consumo ancora debole in alcuni importanti mercati e della forza del dollaro australiano, che continuera’ a impattare negativamente. In ogni modo, il miglioramento della distribuzione in tutti i mercati, la crescita del portafoglio verso i prodotti premium e il taglio dei costi continueranno a supportare un miglioramento della performance di Treasury Wine Estates.”
Se invece passiamo ai numeri, Foster’s ha avuto un anno con utili sostanzialmente stabili a livello consolidato e se si rettificano per la gigantesca svalutazione della divisione vino (oltre 1.3 miliardi di dollari australiani). L’andamento operativo della divisione che si chiamera’ Treasury Wine Estates non e’ semplice da leggere, causa un ulteriore cambio di reportistica, ma si possono fare le seguenti osservazioni: (1) le vendite di vino nel 2009-10 sono calate del 12% soprattutto a causa dei cambi che hanno determinato un impatto del 10.6%; (2) il prezzo-mix e’ migliorato dell’1%, mentre i volumi sono calati del 2.5%; (3) le vendite sono andate molto male nel mercato locale (volumi -11%, prezzo mix +4%), mentre il contrario si puo’ dire per la divisione Europea, dove con volumi stabili il prezzo mix ha fatto +8%, tutto grazie al cambio di distribuzione nei paesi nordici e al buon andamento in Europa continentale (a compensare il Regno Unito). Le vendite in Europa poi scendono a causa del cambio (-19%). (4) nel principale mercato del gruppo, l’America, le vendite calano del 15%, tutto colpa dei cambi (-14.6%), mentre i volumi sono stabili (+0.5%) e il price mix anche (-0.6%).
Quando si passa ai margini son dolori, nel senso che l’utile operativo della divisione vino e’ calato a 221 milioni di dollari australiani su vendite di 1.9 miliardi, cioe’ siamo al 12% sull’anno, con una ripresa nel secondo semestre (Gennaio-Giugno 2010) al 14%. Diciamo che il calo degli utili della divisione vino sembra essersi esaurito a dicembre 2009 e che ora i miglioramenti operativi stanno compensando l’effetto negativo dei cambi (oltre 120 milioni di dollari australiani a livello di utile operativo nel secondo semestre).
Il problema di Foster’s resta che vanno male in Asia e Australia dove hanno i margini migliori (19% contro il 14% consolidato nel secondo semestre), mentre vanno molto bene in Europa dove hanno i margini risicati (2% nel secondo semestre 2010, intorno al 4% su tutto l’anno).
La struttura finanziaria e’ migliorata, con il debito in calo da 2.6 a 2.1 miliardi di dollari australiani. Il patrimonio netto crolla a causa delle svalutazioni. Non e’ ancora dato di sapere come si separeranno le due attivita’ in termini di debito e capitale. Dopo la svalutazione degli attivi, il ritorno sul capitale dell’attivita’ vinicola e’ stato del 6%, come rapporto tra 221 milioni di dollari australiani di utile operativo e 3.8 miliardi di attivi.