Sulla relazione tra temperature stagionali e qualita' del vino – studio scientifico

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La base per questo post e’ uno studio pubblicato nel settembre 2005 da Jones/White/Cooper/Storchmann, che hanno sviluppato un modello per cercare di capire l’impatto del global warming sulla qualita’ del vino, nelle piu’ importanti regioni vinicole mondiali. Per chi volesse accedere al documento completo, rimando a questo pdf in inglese. Le conclusioni dello studio sono: (1) le temperature medie (nell’epoca vegetativa della vite) delle maggiori zone vinicole mondiali sono cresciute di 1.26 gradi dal 1950 al 1999 in media; (2) una quota tra il 10% e il 60% dei giudizi sulle annate e’ spiegabile con le variazioni climatiche (particolarmente per le regioni piu’ fredde com la Germania); (3) sulla base del modello sviluppato non e’ vero che piu’ fa caldo meglio e’. La regressione mostra che la qualita’ tende a deteriorarsi sopra certe temperature; (4) di qui al 2049 e’ prevedibile un ulteriore aumento della temperatura medie di 2.04 gradi, cioe’ 0.4 gradi per decennio. Questo portera’ alcune regioni vinicole (a sud) a superare quel “flesso” di temperatura ottimale e quindi ad avere delle implicazioni negative sulla produzione e altre a vivere un periodo di migliori vendemmie (a nord).

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The base for this post is a study published in September 2005 by Jones/White/Cooper/Storchmann who developed a model to try to assess the impact of higher temperatures on wine quality in the major world wine regions. If you like to read the original full document go here. The key conclusions are: (1) average temperatures (in the growing season) grew by 1.26°C from 1950 to 1999 on average; (2) a portion between 10% and 60% of the perceived quality of vintages can be attributed to climate change (particularly true for regions at the north of the hemisphere); (3) the model is saying that it is not true that the warmer the better. The regression shows a flex, meaning that quality starts to deteriorate over certain temperatures; (4) from now to 2049 the model estimates a further increase in average temperature by 2°C, or 0.4°C per decade. This should bring some wine regions (located in the south of the wine world) to exceed the theoretical optimal temperature and therefore to have worse vintages at the advantage of wine regions placed in the northern regions.

Partiamo con l’analisi delle temperature in Europa. Lo studio identifica le temperature medie della fase vegetativa in Europa negli ultimi 50 anni. Cosi’ come vedete dal grafico, ci sono aree considerate fresche a Nord, quindi Mosella, Alsazia, Champagne e valle del Reno che stanno sotto i 15 gradi, poi vengono le aree considerate “tiepide” che sono la Borgogna, Bordeaux e la valle della Loira in Francia e Rioja in Spagna. Le aree calde sono quelle italiane (Langhe e Chianti nello studio a 17.8 e 18.8 gradi medi rispettivamente) e la valle del Rodano. Unica area caldissima in Europa e’ invece classificata il Sud del Portogallo (20.3 gradi medi).
Let’s move on with an analysis of temperature in Europe. The study shows the average temperature of the growing season in the last 50 years. As you can see, there are “cool” ares in the north, including Mosel valley, Alsace, Champagne and Rhine valley which are below 15 degrees. Then you find “intermediate” areas such as Burgundy, Bordeaux, Loire valley and Rioja. Warm areas are considered Langhe (17.8°C) and Chianti (18.8°C) and Rhone Valley. The only area which is considered “hot” in Europe is Southern Portugal (20.3°C).

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Lo studio mette poi in luce cosa e’ successo in questi 50 anni. Di quanto sono salite le temperature medie? Ci sono dati molto significativi: tra 2 e 4 gradi in piu’ nella valle del Rodano in 50 anni, 1.8 a Bordeaux, 1.6 nelle Langhe. Nel Chianti, come vedete, non ci sono tracce di significativi aumenti delle temperature nel passato (0.2 gradi contro la media di 18.8).
The study is then showing what happened in the last 50 years. Temperatures grew by 2-4°C in Rhone Valley, 1.8 in Bordeaux, 1.6 in Langhe. As you can see Chianti did not show any significant upward trend in the temperatures (0.2°C vs. 18.8°C average).

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Da questa base parte la stima: si incrociano temperature e qualita’ percepita della vendemmia per giungere a un’equazione che vedete nel grafico che ho direttamente preso dallo studio. Una regressione mette in luce la temperatura teorica ottimale. Non di tutte le aree si e’ riusciti a fare questa curva. Per le Langhe si arriva a 18.6 gradi, la Champagne sta a 15 gradi, l’Alsazia a 14 e 17.5 gradi a Bordeaux. Per il Chianti, Borgogna e altre aree non ci sono stati risultati.
From this set of data the study crossed the perceived vintage quality to get to an equation which you can see as an example for Langhe area. The regression shows you the optimal temperature. Not for all the areas this have been possible (Chianti and Burgundy for example have no significant value). For Langhe the identified average is 18.6°C, for Champagne 15, Alsace is at 14, Bordeaux at 17.5.

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Ecco quindi cosa e’ successo negli anni 90: le temperature medie del decennio contro quelle ottimali mettono in luce una eccezionale corrispondenza salvo che ha fatto ancora un po’ troppo freddo nella Mosella e nella valle della Loira e un po’ troppo caldo in Spagna.
Here you can see what happened in the Nineties: perfect temperatures in many areas except for a slightly cool temperature in Mosel and Loire valleys and a bit too hot in Spain.

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Finiamo con la previsione 2000-2049. Dove stiamo andando? Secondo lo studio ci sara’ un aumento di oltre un grado nella media del periodo contro i precedenti 50 anni. 2000 contro 2049 significa 2 gradi. Le medie stimate nel periodo mostrano una tendenza all’aumento di circa 1 grado o poco meno in Mosella, Loira, Champagne e valle del Reno. Di piu’ altrove: 1.2 gradi a Bordeaux, 1.3 gradi in Rioja e valle del Rodano, 1.4 gradi nelle Langhe. Come risultera’ la temperatura media secondo lo studio: il grafico mostra la differenza rispetto all’ottimale. Secondo questo lavoro sara’ 0.6 gradi troppo caldo nelle Langhe e 0.5 nel Rodano e in Spagna, mentre invece regioni piu’ a nord come la Mosella o la valle della Loira dovrebbero vivere un cinquantennio con temperature piu’ consone e vendemmie piu’ qualitative. Sara’ giusta questa stima? Speriamo di no e speriamo soprattutto che la natura si adatti alle nuove condizioni climatiche…
Finally, the forecast for the next 50 years. Where are we going? According to the study, temperatures will grow by 1°C on average vs. average of 1950-1999 and by 2°C from the beginning (2000) to the end (2049). Average temperatures are estimate to grow by just less than 1°C in Mosel, Loire, Rhine valleys and Champagne, by 1.2 in Bordeaux, by 1.3 in Rioja and Rhone Valley and by 1.4°C in Langhe area. I am showing you how the average temperature for the 50 years would look like vs. the one considered optimal. According to this study, in Langhe area it will be on average 0.6°C too warm, 0.5°C in Rhone valley and in Spain. On the other hand, Mosel and Loire valley should benefit from the warmer temperatures and produce better wines. Will this forecast prove true? Being Italian, we hope not! And we hope that nature (and vines!) will adapt to the new climate conditions.

La forza lavoro nel settore vinicolo – dati EU 2000-2003

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Il post di oggi e’ un pochino punitivo per l’Italia. Si tratta dele statistiche relative alla forza lavoro impiegata nel settore della produzione del vino, che e’ stato spaccato in vari modi. In particolare lo studio dell’UE mira ci fornisce un’immagine di chi gestisce le aziende vinicole nei vari paesi. E dal quadro esce che gli italiani sono quelli con la maggior forza lavoro familiare, con i manager piu’ vecchi e meno istruiti. Come vi dicevo, un quadro forse un pochino punitivo e non necessariamente significativo in relazione alla qualita’ della produzione. Comunque, in Europa nel 2003 nel settore del vino lavoravano 1.5m AWU, cioe’ 1.5m di persone a tempo pieno “equivalenti”. Di queste il 40% sono in Italia e, a dispetto di una produzione molto simile, soltanto il 12% in Francia. Da un punto di vista di impiego del personale, il Portogallo e’ secondo con 277mila AWU.

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This post is a bit negative for Italy. It refers to the statistics on the employment in the wine industry. This EU study aims at giving a picture about the managers of the wine farms, and in this particular aspect Italian managers seems to be the older and less prepared. This adds to a very high recourse to the family work. As I was mentioning, it seems a bit too punishing and not necessarily tied to the quality of the companies. In Europe a total of 1.5m of full time employees were used in wine business. Of these 40% were in Italy and, despite a similar total production, only 12% are in France. Looking at this ranking, Portugal is n.2 with 277k FTE.


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Questa forza lavoro e’ fortemente caratterizzata dal lavoro familiare, che a livello europeo copre circa il 77% del totale dei dipendenti, di piu’ del 70% registrato dal totale del settore agricolo. Soltanto in Francia, UK, Slovacchia e Repubblica Ceca, il lavoro regolare non familiare assume un ruolo importante (oltre il 40% della forza lavoro). Come vedete, in Italy la penetrazione del lavoro familiare e’ anche superiore all’80%. La parte che abbiamo definito “non regolare” e’ relativa al lavoro stagionale, che assume un ruolo piuttosto limitato in Italia all’11% del totale delle 500mila unita’ lavoro impiegate.
In the wine business, the family workforce is very important, representing 77% of the total vs. 70% weight for the whole agricultural sector. Only in France, US, Slovakia and Czech Republic the full time non family work is important (over 40% of the totale). As you can see, in Italy the penetration of the family work is even above 80%, while part time employees (non regular) are just about 11% of the 500k FTE of the Italian sector.

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Passiamo all’analisi per eta’ dei manager che gestiscono le imprese vinicole. Sono sempre dati riferiti al 2003, ma questa volta rappresentano soltanto i dirigenti delle aziende agricole. La considerazione generale e’ che si tratta di un settore “vecchio”, con il 60% che ha piu’ di 55 anni (55% se restringiamo il campo alle aziende specializzate e un pochino di meno se ci si reiferisce soltanto alle aziende che si occupano di VQPRD). Ad ogni buon conto, potete vedere che l’Italia si pone piuttosto maluccio contro le altre grandi nazioni produttrici, con una quota di viticoltori al di sotto dei 44 anni ben inferiore agli altri (20% contro oltre il 30% di Francia e Germania) e un peso ancora preponderante degli ultra-65enni (38% contro soltanto il 19% in Francia e il 23% in Spagna).
Moving to the analysis by age of the managers (2003 data), the conclusion is that the sector is “old” with 60% of managers more than 55 years old (55% just for specialized firms and a bit less for quality wine companies). As you can see, even in this case Italy ranks not very well vs. other countries, with just 20% of managers below 44 years old (vs. over 30% for France and Germany) and a still significant weight of over-65 years old (38% vs. just 19% of France and 23% of Spain).

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Infine, il livello di istruzione. Bisogna dire che gli aspetti eta’-istruzioni sono legati. Pero’, se questa statistica (questa volta riferita al 2000) e’ vera, sono necessarie altre spiegazioni rispetto all’eta’ per giustificare una posizione dell’Italia veramente “ingiustificabile” per le ambizioni del settore del vino. A livello europeo, solo il 6-7% delle aziende sono giudate da un manager con “full training”, di meno della media del settore agricolo (8%). Secondo questo studio in Italia il 95% dei manager delle aziende vinicole hanno esclusivamente una preparazione pratica. Va detto che questo 5% di “istruiti” diventa l’11% quando si restringe il campo alle aziende vinicole specializzate in vini di qualita’. Resta sempre, per certi versi, una statistica piuttosto sconcertante.
Finally, training level. This aspect is partially tied to the average age of the farmer. However, looking at how Italy ranks in this statistic (based on 2000 data), the age factor is not enough to justify such a poor performance. In Europe just 6-7% of holdings are led by manager fully trained, a bit less than the 8% for the total wine fams. According to this survey, 95% of managers of wine farms have just a practical instruction. We must say that this 5% of “trained” managers goes to 11% when restricting the field to specialized quality wine companies, but it is still true that the this survey provides a quite astonishing scenario.

La dimensione delle aziende vinicole in Europa – dati 1990-2003

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Andiamo oggi a fondo sulla questione della dimensione media delle aziende vinicole usando i dati di un sondaggio del 2003. In Europa c’erano 1.5 milioni di aziende vinicole nel 2003: di queste ben il 37% erano localizzate in Italia! Questo piccolo numero ci porta al vecchio discorso della dimensione media delle aziende, ma non solo. Da questo post vedremo che non solo le aziende italiane sono piu’ piccole sotto tutti i punti di vista, ma anche meno “specializzate” nella produzione di vino rispetto ai nostri concorrenti europei e con impiego di forza lavoro molto piu’ elevato che altrove. Partiamo con il grafico forse piu’ interessante, perche’ ci indica la dimensione delle aziende in base al margine lordo prodotto. In questo caso, come in tutti gli altri grafici vengono separate le aziende che producono vini VQPRD dalle altre. Come vedete, la differenza tra Italia e Francia e’ abissale: il loro margine medio (molto vicino a 100kEUR per azienda) e’ 4 volte superiore a quello italiano e spagnolo, che naviga intorno ai 24000EUR. Come potete inoltre vedere, l’Italia resta al di sotto della media europea di circa il 15% sia nel campo dei vini da tavola che in quello dei vini di qualita’.

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We analyse today the issue of average size of European wine holdings, using a data of a EU survey of 2003. In Europe there were 1.5m wine farms in 2003, of which 37% were located in Italy. In this post, we will see that not only Italian wine holdings are smaller than the European ones, but that they are also less specialized than what should be and that their productivity per hectar is lower than elsewhere. The first graph is probably the most interesting as it shows the average gross margin, splitting up quality wines and table wines. As you can see the gap between France (at nearly 100000EUR per farm) and Italy and Spain (24000EUR) is huge. Moreover, Italy is about 15% below the average level in Europe for both table and quality wines.

Il secondo grafico e’ relativo ai dipendenti medi per azienda (inteso come dipendenti full time), dove vedete che le proporzioni tra Italia e Francia sono meno significative (meno di 2 volte rispetto a 4 volte). Nel segmento dei vini di qualita’ le aziende italiane hanno 1.26 dipendenti medi contro la media europea di 1.5 e contro i 2 della Francia. In questa particolare classifica siamo sopra la Spagna, che viaggia intorno a 1 persona.
The second graph shows you the average employees per farm (full time equivalent), where you can see that the proportion between Italy and France is less striking. In the quality wine segment, Italian farms have 1.26 employees vs. a 1.5 average in Europe and 2 for France. In this statistic we are ahead of Spain at 1 employee per farm.

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Nel terzo grafico trovate il classico indicatore degli ettari. L’Italia mostra una dimensione media di 3 ettari per azienda nel segmento dei vini di qualita’ contro gli 8-9 di Francia e Spagna e di meno di un 1 ettaro per quanto riguarda i vini da tavola contro i 3-4 delle altre due nazioni. In entrambi i casi l’Italia resta largamente sotto la media europea di 3.7 ettari per le aziende di qualita’ e 1.3 per quelle di vino da tavola.
In the third graph there is the usual graph of hectares per farm. In Italy we are at 3ha per farm in the quality wine segment vs. 8-9 for France and Spain and less than 1ha in the table wines vs. 3-4. In both categories, Italy is largely below the European average of 3.7ha for quality wines and 1.3ha for table wines.

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Specializzazione. Questo grafico si riferisce ai vini di qualita’ e ci dice che mentre in Francia quasi il 90% delle aziende fa soltanto vino, in Italia questa percentuale e’ di poco superiore alla meta’. Anche la Spagna ci sta davanti, seppur di poco. Nonostante in questa particolare statistica l’Italia sia sopra la media europea, sottolineerei il fatto che questo valore e’ particolarmente basso vista l’ambizione italiana nel settore vinicolo.
Specialisation. This graph is referring to quality wines and shows that in France almost 90% of company engaged in wine production only do that job, while in Italy we are just above 50%, also below Spain. Despite that, Italy is above the European average. However, I would highlight that for a country with a global ambition in the wine business, this is too low…

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Da ultimo vi presento un’introduzione all’argomento del prossimo post, cioe’ un’analisi della forza lavoro delle aziende vinicole. Questo e’ il rapporto tra dipendenti a tempo pieno ed ettari vitati per azienda. Come vedete, la dimensione piu’ limitata delle aziende italiane sembra abbia anche un impatto negativo sul loro livello di “industrializzazione”. Le aziende italiane impiegano il doppio di forza lavoro per ettaro della Francia e il triplo rispetto alla Spagna…
Finally, this is an introduction to the subject of the next post, which will focus on the workforce of wine famrs. This is the ratio between full time equivalent employees and areas. As you can see the more limited size of Italian wine farms has a nasty impact on the their level of “industrialization”. Italian wine farms employ twice as much labour per hectare compared to French ones and three times as much than Spanish ones.

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La produttivita' della viticoltura: confronti per nazione – EU 2003

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Riprendiamo il discorso sul reddito dell’attivita’ vinicola in Europa, guardando i dati per nazione degli ultimi anni. In particolare, ci focalizziamo su due aspetti: (1) quanto rende d’attivita’ vinicola rispetto alla produttivita’ delle aziende agricole delle diverse nazioni, disegnando un quadro non troppo positivo per l’Italia; (2) l’evoluzione nel tempo di questo reddito, che invece mostra come l’Italia abbia fatto dei passi da gigante nel corso degli anni 90, pur restando ben al di sotto dei cugini francesi. Il primo grafico vi mostra la produttivita’ per dipendente delle aziende vinicole contro quella delle aziende agricole del medesimo paese. Come vedete nel 2003 le aziende vinicole italiane erano ancora leggermente sotto la produttivita’ della media italiana del settore primario, contro una media europea di 109, cioe’ il settore vinicolo europeo ha una produttivita’ per dipendente del 9% superiore alla media del settore agricolo.

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We look today at the data by country for productivity of wine farms, with two main objectives: (1) understand how much is the income of wine farms vs. the average level of other agricultural farms, showing a not very nice picture for Italy; (2) the evolution over time of productivity b country, where it is quite evident the progress of Italian wine industry. The first graph shows the productivity per employee vs. the average of agricultural farms of the same country. As you can see in 2003, Italian wine farms were at 97, implying a 3% lower value added per employee vs. a 109 level (9% higher) for the European Union.

Da dove viene questa differenza? Quello che vedete nel secondo grafico e’ il medesimo indicatore, separando i vini da tavola da quelli di qualita’. Quello che “frega” l’Italia e’ la scarsa produttivita’ delle aziende che producono vino da tavola (65, cioe’ il 35% inferiore alla media nazionale dell’agricoltura), che come ricorderete rappresentano una quota molto significativa della produzione italiana (poco meno di tre quarti). Invece, nel segmento dei vini di qualita’ le cose vanno meglio. L’Italia ha un indice di 128 (ricordate, sempre contro la media nazionale), con un premio non troppo lontano dal 37% che mostra la Francia. Noterei anche il livello molto scarso della Spagna, con 81, che sta a significare che il vino di qualita’ in Spagna ha una produttivita’ largamente inferiore a quella del settore agricolo locale.
Where is this gap coming from? You can see in the second picture the same ratio for quality and table wines. What is punishing Italy is the very poor productivity of farms focusing on table wines (65, ie 35% below agricultural firms), which as you know represents three quarters of Italian wine productin. On the other hand, the relative productivity of the quality wine firms is not too far from other countries: 128 for Italy vs. 137 of France. I would instead underline the very low level of Spain with 81 for quality wines, meaning that the productivity is largely below the level of the local agricultural sector.

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Passiamo a guardare i valori assoluti della produttivita’ per dipendente in Euro per nazione, con dati che vanno dal 1989 al 2003. Qui possiamo fare confronti molto diretti. Nel segmento dei vini di qualita’, l’Italia ha una produttivita’ per dipendente di circa 23000EUR, contro 38000EUR della Francia. Siamo secondo, dato che Germania (21000EUR) e Spagna (17000EUR). Credo che la considerazione piu’ interessante sia qui il fatto che l’Italia abbiamo mostrato nel corso degli anni 90 l’evoluzione piu’ positiva tra gli stati europei, passando da un livello del 50% inferiore alla media europea a un valore che oggi si pone soltanto il 18% inferiore alla media EU.
We now focus on absolute values by nation of the value added per employee, with data from 1989 to 2003. You can see here that in quality wines, Italy has 23000EUR of VA per employee vs. 38000EUR of France. We rank n.2 before Germany at 21000 and Spain at 17000. I think that the most interesting comment here is that Italy has in fact shown in the Nineties a very positive evolution, much better than other countries, moving from a 50% discount to the European average to a more limited 18% gap.

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Nel segmento dei vini da tavola la produttivita’ per dipendente mostra le stesse tendenze, anche se l’Italia e’ molto piu’ allineata alla media europea, con circa 13900EUR nel 1999-2003. Quello che forse vale la pena di sottolineare qui e’ che in Italia il premio in termini di produttivita’ dei vini di qualita’ e’ del 67%, in una via di mezzo tra il quasi 100% della Francia (dove quindi i vini di qualita’ sono pienamente valorizzati) e la Spagna (30%).
In the table wine segment, productivity per employee show the same trends, even if Italy is more aligned to the European average with roughly 13900EUR in 1999-2003. I would underline here that in Italy the premium of quality wines in terms of productivity (vs. table wines) stands at 67%, in between the level of France (100%, implying that they are more successful in differentiating their quality products) and Spain (30%).

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Infine, guardiamo a questi numeri in modo dinamico per capire come si sta muovendo l’Italia rispetto alla Francia. Stiamo piano piano recuperando. Come vedete nei primi anni 90 la produttivita’ italiana era del 60% inferiore alla Francia nel segmento dei vini da tavola e del 67% nei VQPRD. Nel 1999-2003 eravamo sotto del 32% e del 40% rispettivamente. Ma soprattutto, considererei che la curva del recupero ha una pendenza “positiva”, cioe’ sta accelerando. Speriamo bene…
Finally, we give a look to these figures dinamically, to understand how Italy is moving vs. France. We are gradually recovering. As you can see in the early Nineties our productivity was 60% below France for table wines and 67% for VQPRD. In 1999-2003 we were 32% and 40% short respectively. What is encouraging is that the curve of recovery is steepening.

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La produttivita' della viticoltura in Europa – dati EU 2003

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Inauguriamo una serie di post che cercano di affrontare l’argomento del reddito e della produttivita’ della viticoltura a livello europeo. I dati forniti dall’Unione Europea sono un pochino datati, ma sono comunque molto interessanti in quanto ci consentono di puntualizzare molti aspetti quali: (1) la convenienza di coltivare la vite rispetto alle altre colture, che sembra essersi vanificata; (2) la convenienza di coltivare vini di qualita’, che sembra evidente (anche se meno che in passato); (3) la grande differenza di reddito tra le diverse aree vinicole e tra i diversi paesi. E infine una sorpresa: lo studio dell’Unione Europea mette in evidenza il boom realizzato dalla Toscana, che ha ultimamente raggiunto e superato la Borgogna in termini di valore aggiunto per dipendente. Nelle prossime puntate, andiamo un po’ a fondo sulle differenze tra le varie nazioni e proviamo a fare qualche classifica tra le diverse regioni vinicole.

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We start a series of posts related to the income of wine farms using the macro data of European Union. These figures are a bit old (2003) but they are however interesting, allowing us to pinpoint the following issues: (1) wine farms income per employees seems have lost the premium it enjoyed in the past; (2) quality wines are still providing a premium to income, although this is less significant; (3) the gap between the income of different wine regions is huge. Finally a surprise: the study highlights the huge improvement of income of Tuscan wine farms, which in 2003 even reached (falling) Burgundy income per employee. In the next posts, we will highlight the difference between wine regions and we will try to make a more consistent ranking of the firms by different region.


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Andiamo nel dettaglio con i numeri specificando di cosa si tratta. Parliamo del rapporto tra valore aggiunto delle aziende vinicole (valore della produzione piu’ sussidi, meno costi di produzione e ammortamenti) e le cosiddette AWU, annual working units, che sono equivalente a un anno di lavoro di una persona. Piu’ alto questo numero, maggiore e’ il valore del prodotto che produce. Dal grafico precedente si evince chiaramente che la produzione di vino ha vissuto un periodo molto felice tra gli anni 90 e i primi anni 2000, quando e’ riuscita anche ad arrivare a superare di oltre 10000EUR la produttivita’ della media delle aziende agricole europee. Questo vantaggio si e’ andato assottigliando nei primi anni del 2000, complici delle vendemmie molto poco favorevoli, tanto che nel 2003 la produttivita’ per dipendente era perfettamente allineata poco sopra i 22000EUR.
The figures are ration between value added (production value, plus subsidies minus input costs and depreciation) and the so called AWU annual working units, which is the equivalent of 1 man working 1 year. Higher value added per employee means higher productivity. The graph shows you that wine production in Europe enjoyed a very nice period between 1990 and 2000, when it even reached a EUR10000 gap per employees vs. other farms. This advantage became less evident starting from 2000, also due to the less favourable vintages, and in 2003 for the first time the productivity was perfectly aligned with other coltures are just more than 22000EUR.

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Nel caso delle aziende focalizzate sulla viticoltura di qualita’ le cose sono andate un po’ diversamente. Come vedete dal secondo grafico, la loro produttivita’ si e’ mantenuta superiore, anche se il “premio” che aveva raggiunto i 5000EUR per dipendente verso il 1998-2000 si e’ andato assottigliando, finendo poco sotto i 3000EUR nel 2003. In termini percentuali, la produttivita’ delle aziende che producono solo vino di qualita’ e’ stata del 13% superiore nel 2002-2003 rispetto alla media, mentre questo “premio” in passato era anche stato nell’ordine del 25-30% in annate particolarmente favorevoli.
Moving to quality wine farms, you can see that they enjoyed a premium over the average farms, which reached 5000EUR in 1998-2000 before shrinking to 3000EUR in 2003, also due to quite poor vintages. In % terms, this means that a quality wine focused firm which used to have a 30% higher productivity moved to a 13% premium in 2002-2003.

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Terzo punto, il boom della Toscana. Qui vedete la produttivita’ della Borgogna, che in annate favorevoli ha raggiunto livelli stratosferici di quasi 60000EUR per dipendente, cioe’ oltre il doppio del livello del settore. Poi vedete quella della Toscana, che merita un’analisi attenta: si e’ mossa da da meno di 15000EUR nei primi anni 90 a un livello di 35-40000EUR a partire dal 1995: nel 2003 e’ addirittura arrivata a superare di poco il livello della Borgogna.
Third point, Tuscany boom. Now, here you see Burgundy and Tuscany. The first had fantastic years with nearly 60000EUR per employee of value added. Then you see Tuscany, which enjoyed a fantastic rerating starting from 1995 when it moved from 15000EUR to the 33000-40000EUR range of today. In 2003, it even managed to exceed slightly the level of Burgundy.

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Infine, guardiamo a qualche altra regione. Per l’Italia lo studio cita la Sicilia, ma ci sono anche i dati del Languedoc. Questi ultimi due grafici ci servono per sottolineare la differenza abissale tra il valore della produzione vinicola delle regioni che si sono focalizzate sulla qualita’ rispetto alle altre: la Sicilia ha superato i 15000EUR per addetto solo nel 2000, 6 anni dopo la Toscana, e non e’ da quel momento riuscita a colmare il gap, nonostante il grafico mostri un lento miglioramento. In termini relativi, la Toscana e’ partita da un premio del 100% (cioe’ da una produttivita’ doppia) dei primi anni 90 per passare intorno al 150-200% nelle ultime annate. Se vi proponessi il grafico della Borgogna contro la Languedoc, riproporrei dei grafici piuttosto simili: questi studi mostrano ancora una volta che la focalizzazione sulla qualita’ premia in modo molto significativo, piu’ che compensando l’impatto dell’eventuale perdita dei volumi.
Finally, gap between different regions. For Italy the study mentions Sicily, but there could be also data to compare Burgundy with Languedoc. The two graphs are useful to highlight the big difference of productivity between quality oriented regions: Sicily exceeded the 15000EUR mark in 2000, 6 years after Tuscany and it has not been able to fill the gap. In relative terms, Tuscany moved from a premium of 100% (ie double productivity) to a level of 150-200% in the latest years. Should I propose you a graph of Burgundy vs. Languedoc, I would show you quite similar trends: these figures show that the focus on quality is generating a productivity premium which most of times largely exceeds the negative impact of producing lower quantities.