Vendemmia 2008 – previsioni di produzione di vino – Italia e Francia

21 commenti

Aggiornamento di settembre/September update.

Fonte: ISMEA/Agreste
Stravolgo un pochino il calendario del blog per dare la precedenza alle prime previsione relative alla vendemmia 2008 che sono state emesse questa mattina da ISMEA-UIV e qualche giorno fa da Agreste in Francia. Diciamo subito che sono stime soggette a forti revisioni (la stima dello scorso anno di Agreste aveva sbagliato di un buon 4-5m/hl), ma che danno la sensazione di una vendemmia in recupero sul 2007 (soprattutto in Italia), ma comunque sotto le medie degli ultimi 5 anni.
I am shifting the calendar of blog post to promptly report the first estimates of 2008 wine production in Italy and France, issued today by ISMEA-UIV (for Italy) and a couple of weeks ago for France by Agreste. These are very rough forecasts, with a potentially large forecasting error (last year Agreste in July was overestimating by 4-5m/hl the actual level of production), but they give a first flavour of what might happen: both expects are slight recovery (mainly in Italy), but production will anyway fall below the average of the last 5 years.


2008vl-1.jpg

Passiamo ai numeri brutali: (1) 46.8m/hl in Italia, il 10% sopra il 2007 e il 3% sotto la media quinquennale; (2) 47.1m/hl in Francia, 1% sopra lo scorso anno ma 8% sotto la media quinquennale. Per farla breve, sembrerebbe una vendemmia piu’ positiva in Italia che in Francia, per quanto nel 2007 si era verificato esattamente l’opposto.
(1) 46.8m/hl production seen in Italy, +10% vs. 2007 and about 3% below the historical level; (2) 47.1m/hl seen in France, 1% better than in 2007 but 8% below the 5-year average. Shortly said, it seems a better vintage in Italy than in France in terms of volumes, although in 2007 the exact contrary was happening.


2008vl-2.jpg

[TABLE=77]

Andando in dettaglio sulla parte italiana, le conclusioni di ISMEA/UIV sono abbastanza chiare: (1) forte recupero delle regioni meridionali, che lo scorso anno erano state le piu’ colpite dal calo produttivo; (2) una buona vendemmia in linea di massima in centro Italia (salvo che in Umbria) e nel Nord Est, con vendemmie previste stabili o in recupero sul 2007; (3) una cattiva vendemmia nel Nord Ovest e quindi in Piemonte (la seconda di fila), Liguria, Valle d’Aosta e Lombardia. Alla fine del commento sul fatidico +10% atteso da ISMEA c’e’ a dire la verita’ un accenno di prudenza relativamente alle pioggie della seconda settimana di luglio e alle possibilita’ che la qualita’ delle uve sia inferiore a quella dello scorso anno. Ho cercato di rendere un’idea dell’andamento del 2008, per tagliare corto, la Sicilia e la Puglia dovrebbero tornare sui loro livelli storici (5-6m/hl e 7m/hl rispettivamente), il Piemonte dovrebbe essere giu’ di oltre il 10% rispetto al 2007 (quindi probabilmente sotto 2.5m/hl rispetto alla media storica di 2.9m/hl).
Moving to the detail on Italy, ISMEA-UIV conclusions are quite clear: (1) a strong recovery of Southern Italy regions, which last year were hit by big drops in production; (2) a good vintage in both Centre Italy (except for Umbria and North East, with stable or slightly improving volumes; (3) a bad vintage in North West, particularly in Piedmont (the second in a row), Liguria and Valle d’Aosta, and partially in Lombardy. At the end of the comment about +10% production level, ISMEA put a word of caution about (1) the quality of the product and (2) the possible impact of heavy rains in the second week of July. I tried in the table to give you an idea about the feeling of production: Sicily should be back to 5-6m/hl production and Apulia at about 7m/hl, ie the historical levels, while Piedmont could be down by more than 10% below 2.5m/hl (vs. 2.9m/hl historical level).


2008vl-3.jpg

In Francia si spingono invece oltre e fanno gia’ delle stime di produzione puntiale per macroregione. Vi riporto le variazioni attese rispetto allo scorso anno e alla media storica. Come vedete ci sara’ un forte balzo produttivo in Champagne (anche grazie alle rese piu’ generose ammesse nel disciplinare), mentre sara’ una annata cattiva (la seconda dopo il calo del 2006) nella regione della Loira. Di nuovo sotto tono la produzione a Bordeaux, anche se in leggero recupero sul 2007, mentre in Borgogna e soprattutto in Alsazia la produzione e’ attesa leggermente superiore sia allo scorso anno che alle medie storiche.
In France there is already a precise forecast by macroregion. As you can see, the best performance is expected in Champagne (also thanks to the change of yields allowed), while it should be another bad year in Loire Valley. A quite weak year should be for Bordeaux wine, while in Burgundy there is a low-single digit increase expected, a bit more pronounced for Alsace, both vs. 2007 and the historical levels.

Prossimo aggiornamento presumibilmente intorno a Ferragosto. Next update around mid-August.

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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

21 Commenti su “Vendemmia 2008 – previsioni di produzione di vino – Italia e Francia”

  • Luca Risso

    Per quanto riguarda il 2007 il Liguria, smentisco categoricamente si tratti di una cattiva vendemmia, anzi, una delle migliori di sempre imho, sia come quantità che come qualità.
    Luk

  • Luca Risso

    Piuttosto vedo qualche problema per il 2008, per fenomeni di acinellatura e squilibri dovuti alle eccessive piogge durante l’allegagione.
    Luk

  • Marco Baccaglio

    Ciao Luk!
    Hai perfettamente ragione, nel post non sono stato preciso e ho “allargato” involontariamente la seconda vendemmia negativa anche alla Liguria, invece e’ solo del Piemonte.
    In effetti in Liguria si sono prodotti 90k/hl, il 15% in piu’ del 2006 (+25% per i vini DOC/DOCG), e in linea con la media dei 5 anni precedenti (prima del 2004 c’e’ stata una annata da oltre 100k/hl).

    Ad ogni buon conto ISMEA parla di un calo produttivo per la Liguria nel 2008…

    Ciao!

    bacca

  • aldo

    Ma cosa si deve augurare l’industria enologia?
    proviamo a fare tre scenari:
    1) annata in linea con il 2007, pari qualità, vorrà dire nessuna variazione dei prezzi, o una fisiologica crescita in linea con l’inflazione, in sostanza chi è in difficoltà quest’anno lo sarà anche nel prossimo anno e quindi se non ha basi societarie e finanziarie forti, possiamo attenderci alcune chiusure o dismissioni.

    2)Meno del 2007, ulteriore fiammata dei prezzi, quindi crisi delle medio piccole che hanno lavorato solo con la leva prezzo, difficoltà, visto il momento economico nazionale ed internazionale, a trasferire gli aumenti del prezzo delle materie prime sul prezzo al pubblico, in sintesi il rischio di vedere un ulteriore riduzione dei margini ma anche l’opportunità di fare pulizia sul mercato di chi ha solo e sempre lavorato sui prezzi.

    3)+ del 2007 e sopra la media degli ultimi 5 anni, riduzione dei prezzi, per conseguenza chi compra o auto produce ha una buona opportunità per avere più margini, anche se credo che il trade e gli importatori chiederanno ritocchi a listini e contratti, le cooperative che garantiscono ai soci un prezzo più elevato potrebbero essere in difficoltà. Se l’export non supplirà alla stagnazione interna, il rischio della distillazione delle eccedenze credo sia dietro l’angolo.
    Onestamente nessuno dei tre scenari mi sembra esaltante, ma forse il primo mi sembra il meno drammatico.
    saluti

  • Rocco

    Posso dire che l’andamento stagionale in Oltrepò Pavese è quasi disastroso dal punto di vista quantitativo, la qualità, invece, è peggio!

  • Fausti quinto

    Parliamo di previsioni del 2008,ma non abbiamo risolto i problemi dell’annata 2007 con una produzione di circa 42 milioni di ettolitri.
    In base a quello che scrivete giornalmente sui consumi interni, sulle esportazioni ,distillazioni, sul vino utilizzato per produrre aceto dovremmo essere sotto le scorte abituali,vi posso garantire che c’è una montagna di vino.Basta guardare l’andamento dei prezzi del vino all’ingrosso per capire che in giro per l’Italia c’è una offerta spaventosa di vino a prezzi dimezzati.
    C’è stata la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
    Mi pare che hanno deciso di distruggere l’ultima attività agricola che ancora poteva dare un reddito alla nostra agricoltura dopo il fallimento della zootecnia,latte,grano,frutta e zucchero.
    Ci danno soldi per fare nuove cantine ma nello stesso tempo anche per togliere vigneti,ci dicono che sappiamo produrre però non sappiamo vendere,ma i soldi per la promozione dove sono,ci dicono che dobbiamo accorciare la filiera per ridurre i costi ma se un produttore vende una bottiglia di vino direttamente a un ristoratore a 3€ lui la rivende a 15€.
    Saluti

  • aldo

    Proviamo a metterla così dei 42 milioni, 19 sono andati all’estero, 23 milioni di consumo in italia non ci sono, per cui in molti casi le cantine sono piene.
    Io l’entusiasmo delle previsioni di fare 46 milioni di ettolitri non la comprendo.
    Mi spiace dirlo ma tutti i nodi del vino stanno venendo al pettine, la mia speranza è che come per la crisi dell’etanolo ci serva per ripartire più forti, quelli che ritengo i più importanti sono:
    1) dimensioni medie delle imprese troppo piccole e quello che ne consegue; limitate capacità finanziarie, management inadeguato, scarsa visione strategica.
    2) Mancanza di una politica di settore, di promozione e tutela.
    3) Sistema distributivo oneroso ed inefficiente.

  • Marco Baccaglio

    Buongiorno sig. Quinto e grazie del suo commento.
    La sua analisi apre una serie innumerevole di questioni.
    Per quanto riguarda quella delle scorte, ha ragione: in Italia esistono circa 40m/hl di vino o poco meno di scorte e, se le previsioni sono corrette, quest’anno sono destinate a crescere, tenendo conto che in questo momento a diminuire non sono soltanto i consumi interni ma anche i volumi esportati. Avevo scritto qualcosa al riguardo delle scorte in questo post https://www.inumeridelvino.it/2008/02/lequilibrio-del-mercato-del-vino-in-italia-aggiornamento-2007.html.
    Le segnalo anche questo post di gennaio che si riferisce alle scorte in Europa (https://www.inumeridelvino.it/2008/01/le-scorte-di-vino-in-europa-aggiornamento-2006-07.html), dove si vede che forse l’Italia rispetto ai suoi volumi produttivi è da questo punto di vista messa meglio della Spagna e della Francia.

    Riguardo al fatto che questi 38m/hl di scorte non sono fatti di Amarone, Barolo e Brunello in fase di maturazione, beh qui siamo tutti d’accordo!

    Tra l’altro leggevo un articolo ieri dove si ipotizzava che la produzione italiana del 2007 non fosse in realta’ di 42.5m/hl ma di un bel 3-4m/hl superiore. Io faccio finta di niente (e magari lei si e’ fatto un’idea al riguardo), ma cio’ aggiungerebbe credito alla sua ipotesi di rilevanti quantitativi di vino offerti sul mercato.

    bacca

  • Fausti quinto

    Ancora sulla produzione 2007.
    L’Italia è un paese curioso nonostante che questo settore sia uno dei più controllati ancora ci sono incertezze sulla produzione 2007.Per i non addetti ai lavori diciamo che in Italia alla fine di ogni vendemmia c’è l’invio telematico da parte di ogni produttore dei dati della propria produzione dove è evidenziata la quantità di uva prodotta e relative superfici dei vigneti. Le previsioni errate della produzione del 2007 ha permesso alla Spagna di distillare 5/6 milioni di ettolitri mentre l’Italia ha distillato solo 800.000 ettolitri invece dei 4/5 milioni che distillava normalmente.Tutto questo è servito a peggiorare la situazione delle nostre scorte.
    Non capisco la soddisfazione di chi prevede un aumento del 10% della produzione 2008 sapendo che il mercato all’ingrosso del vino è fermo da Gennaio.Forse quest’anno qualcuno sarà costretto a lasciare l’uva in campagna per prezzi troppo bassi del mercato dell’uva dovuti alla crisi economica, sovrapproduzione, nuove regole della OCM vino.
    Saluti dal Piceno dove quest’anno festeggiamo i 40 anni della DOC Rosso Piceno che è un grande vino però non è un Barolo un Brunello o un Amarone è una Doc come tante in Italia mai nelle vostre classifiche dei vini più conosciuti.

  • Marco Baccaglio

    Caro Quinto,

    grazie per il suo ulteriore commento e per aver incluso I numeri del vino tra i link del suo (bel) sito. Riguardo alle Marche e al Piceno DOC, spero non dovra’ aspettare molto per vedere qualcosa sul blog. Ho cominciato una rivista di tutte le regioni vinicole italiane e tra quelle ci saranno anche le Marche.

    Quella classifica sui vini piu’ conosciuti fatta da ISMEA era una specie di sondaggio dove sono abbastanza convinto che venisse misurata una “conoscenza indotta”: cioe’ ti faccio vedere una lista di nomi e mi dici chi conosci e chi no. Ecco, credo che la sua DOC come tante altre non fosse semplicemente inclusa nella lista!

    Tanti auguri per i 40 anni della DOC!

    Marco Baccaglio

  • aldo

    Confermo, hanno estrapolato le doc più vendute, e le hanno sottoposte per stimolare la risposta nel caso in cui non ci fosse stata una risposta spontanea.
    Una domanda che ci potremmo porre è se al giorno d’oggi le DOC e le DOCG hanno ancora un senso o come certi marchi si sono “banalizzati” in senso tecnico?
    inoltre non sarebbe più utile che esistessero poche ma comuni regole che disciplinino le doc-docg ed il resto fosse lasciato all’estro del produttore?

  • gianpaolo

    Il sig. Quinto dice “Ci danno soldi per fare nuove cantine ma nello stesso tempo anche per togliere vigneti,ci dicono che sappiamo produrre però non sappiamo vendere,ma i soldi per la promozione dove sono,ci dicono che dobbiamo accorciare la filiera per ridurre i costi ma se un produttore vende una bottiglia di vino direttamente a un ristoratore a 3€ lui la rivende a 15€.”

    E se i produttori agricoli, non solo vinicoli, la smettessero di ascoltare quello che “dicono”? E se tutti questi soldi, che danno per far cantine, per distillare, per estirpare, fossero una parte del problema?
    E se, dico se, l’agricoltura smettesse di aspettare soldi di quà o di là, e si decidesse a crescere e diventare un sistema produttivo che deve reggersi sulle sue gambe e sulle sue capacità imprenditoriali?
    Capisco che un discorso così in Italia è sovversivo, ma almeno qualche ragionevole dubbio bisognerebbe avercelo.

  • Luca

    Non conosco la situazione di tutta l’Italia ma i dati che vengono pubblicati per la toscana sono del tutto fasulli.Questi signori ci vanno in campagna? La produzione è stata decimata da malattie ed avversità stagionali. Non capisco che interesse ci sia a pubblicare dati manifestamente falsi a meno che non lo si faccia per tenere i prezzi bassi oppure per garantirsi comunque una produzione di carta. Ma non ci basta quello che sta accadendo alle nostre denominazioni vogliamo insistere su questa strada o vogliamo fare un pò di pulizia e di chiarezza.

  • bacca

    Caro Luca,
    grazie del suo commento. E’ molto importante avere un’opinione dal “campo di battaglia”. Lei apre una ferita aperta, quella della bonta’ o meno dei numeri del vino (non del blog, intendo, ma dei numeri nel vero senso della parola). Qui perlomeno stiamo parlando di stime, che secondo lei sono assurde, ma pur sempre restano stime. A sbagliarle di molto si fa brutta figura (ricordera’ la prima stima di ISTAT eccessivamente ottimistica, e quella di Assoenologi, catastrofista dell’Agosto 2007), ma una stima e’ pur sempre una stima. Il vero problema e’ quando non c’e’ consenso sui numeri storici. Il problema e’ che a leggere i giornali (Il Sole 24 ore di qualche giorno fa) c’e’ chi parla di 50000ha che non sono censiti e di 4-5m di ettolitri di vino che sarebbero in eccesso rispetto alle cifre ufficiali.
    Questo e’ un problema grave. Non abbiamo, in Italia, una istituzione che sia unanimemente accettata e considerata “autoritaria” nel mondo del vino. Federdoc pubblica i dati sulla produzione DOC che sono diversi da quelli che riporta ISTAT. Le pare normale? Vi pare normale?
    Ma poi se ci pensate, e’ purtroppo normale nel nostro Paese: per stabilire quanto vino si produce bisogna fare la somma delle dichiarazioni di ogni produttore. Voi pensate che tutti dicano quanto hanno prodotto esattamente? Io penso proprio di no. Ho l’ardire di pensare che in Australia, in Nuova Zelanda o in USA, dove si sognano i nostri terroir di Neive o di Montalcino, quasi tutti dicono la verita’.

    bacca

  • Marco Baccaglio

    Mi autocommento per segnalarvi che Agreste in Francia ha emesso il 12 agosto un aggiornamento della sua previsione di produzione, abbassando la stima da 47.1m/hl a 46m/hl. Si tratterebbe quindi di un livello produttivo leggermente inferiore al 2007 (46.5m/hl) e del 10% piu’ basso della media degli ultimi anni.

    Non ho invece ancora visto nessun aggiornamento relativamente alla vendemmia italiana… ISTAT per ora tace…

    bacca

  • filo

    vorrei complimentarmi con il sug gianpaolo per la risposta data al sig quinto e vorrei aggiungere ma che cercano questi imprenditori vinicoli non bastano i fondi per estirpare costruire ecc. ecc.ora ne occorrono altri per le promozioni e no basta rimboccatevi le maniche oppure si puo sempre cambiare lavoro.

  • Andrea

    Sono inciampato in questo sito e mi sono divertito a leggere tutti i vostri postings. Dico divertito perche’ ho visto le diverse anime venire fuori, il produttore, il consumatore, l’esperto che cita numeri ed ognuno di voi a aggiunto qualcosa al problema principale della viticoltura italiana. io vivo in inghilterra ed importo vino, quindi, ho contatti con moltissime aziende italiane di tutte le dimensioni e credo di essermi fatto un idea della viticoltura italiana. eccovi il mio identikit:
    l’azienda tipo e’ di piccole/medie dimensioni e manca delle personalita’ in grado di gestirla. essere bravi in vigna non significa saper gestire un azienda
    mancato riconoscimento dell’importanza del marketing. molti anni fa i vini erano solo italiani o francesi e si vendevano da soli adesso c’e’ molta concorrenza
    stiamo pagando errori fatti da una “vecchia” generazione di produttori di vino
    lo spreco di soldi pubblici in iniziative promozionali non collegate tra di loro e senza un obiettivo di medio lungo termine che servono solo a far fare le vacanze ai vari dipendenti dei vari consorzi
    il voler competere in un mercato globale sul fattore prezzo
    l’errore che molte grosse aziende italiane fanno nello svendere i propri vini senza rendersi conto che in questo modo stanno danneggiando tutto il settore incluso loro stessi perche’ qualora dovessero riprovare a vendere lo stesso prodotto ad un prezzo superiore fallirebbero
    la mancata promozione dei vini italiani fondati sulle loro unicita’ e specificita’ cosi come fanno i francesi
    il non saper vendere, la fretta di vendere subito al primo offerente

    queste sono solo alcuni dei motivi. in risposta ad uno dei commenti, perche’ dicono che la vendemmia e’ ottima anche se in realta’ non lo e’, altrimenti quel vino non lo comprerebbe nessuno ed aumenterebbe ancora di piu’ il problema delle scorte. se non siete d’accordo, scrivetemi a info@italyabroad.com.

    Andrea

  • peter.

    non conosco le situazioni in tutte le regioni d,italia ,posso pero’ parlare dell,abruzzo, si parla tanto di produzione piu alta del 2007 di circa il 5% ma io dico da dove l,istat va a prendere questi dati,perche’non si fanno un giretto questi signori in campagna per verificare l,effettiva veriticita’ di quello che scrivono,creando solo danno.io posso solo dire che tra malattie,siccita’e quant’altro ancora sara’un’annata con un ribasso del10% rispetto al 2007.peter

  • bacca

    Cari Andrea e Peter, innanzitutto grazie dei vostri commenti.
    E’ chiaro che vendemmie ricche di volumi sono per certi versi negative. E’ anche chiaro che statistiche di livello nazionale possono non coincidere con realta’ locali ben diverse (anche Luca in Toscana faceva lo stesso discorso).
    Quello che sarebbe importante e’ produrre un buon prodotto, non tanto prodotto. Lo ripetiamo in tutte le salse e, in cuor mio, condivido pienamente le opinioni qui espresse. Se in Italia producessimo 25m/hl di vino di qualita’ saremmo davanti a tutti, indiscutibilmente. Invece siamo i numeri due dietro la Franca e, se non ci svegliamo, rischiamo anche retrocedere ulteriormente.

    ciao

    bacca

  • ciccillo

    I PREZZI NEL FOGGIANO PER IL SAN GIOVESE SONO DI € 15,00 AL QUINTALE E DI € 17,00 PER IL TREBBIANO HO DETTO TUTTO

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