Le scorte di vino in Europa – aggiornamento 2006-07

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Fonte: UE Direttorato Agricoltura
Analizziamo oggi gli stock di vino nell’Unione Europea, aggiornati al 2006/07 (in base alla stima dell’Unione Europea). Dove sono, quanti sono, di che tipo e in che punto del canale distributivo. Rispondendo subito a queste domande chiave diremmo: sono in Francia per il 35%, sono 171m/hl (circa 1.2 anni di consumo), il 58% e’ di vini di qualita’ (VQPRD) e il 70% circa e’ nelle cantine dei produttori (il resto nella distribuzione). E qui potremmo aver finito il post (scherzo).

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We analyse today the inventories of wine in the European Union, updated (as an estimate) to 2006-07. Where are these inventories? How many inventories? Of what kind and where in the distribution are they? Quick answers if you are in a hurry: 35% of them are in France, they are 171m/hl (1.2 times the yearly consumption), 58% is of quality wine (VQPRD) and 70% of them are in the cellar of producers.


Dunque guardiamo da vicino dove e’ questo vino: dicevamo Francia. In Francia ci sono 60m/hl dei 171 totali. Il 35% del totale europeo. Seguono a ruota l’Italia con il 25% e la Spagna con il 19%. Facendo un rapporto con i consumi di vino, diremmo che in Francia siamo a 1.8 anni, in Italia a 1.6, in Spagna a ben 2.4 anni. Per essere “onesti” dovremmo aggiungere a questo numero anche le esportazioni di vino, dato che questi tre paesi mandano all’estero una buona parte del loro prodotto: cosi’ facendo in effetti la Spagna scende a 1.2, la Francia sta a 1.3 e l’Italia starebbe addirittura sotto 1 anno, quindi in situazione piuttosto buona.
Let’s see where is all this wine. Franc is 35% or 60m/hl of the total 171m/hl. After France, Italy with 25% and Spain with 19%. Taking these inventories and putting them against consumptions we get to a ratio of 1.8 years in France, 1.6 years in Italy and 2.4 years in Spain. To be more consistent, we should add the wine exports. In this way, Spain would go down to 1.2, France to 1.3 and Italy would be even slightly below 1 year, in a good shape.

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Passiamo a guardare i trend storici. La Francia e l’Italia stanno circa al massimo delle loro scorte storiche (il 3% sotto, per la precisione), mentre notiamo che la Spagna ha ridotto le sue scorte del 12% rispetto al massimo storico. Altri paesi non inclusi nel grafico: Germania -24% e Portogallo -11% giusto per citare i piu’ significativi.Historical trends. France and Italy are about at the top of their historical inventories (3% below the peak). Spain is 12% below its peak, Germany is 24% below and Portugal 12%.

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Passiamo a un grafico di insieme, dove potete vedere che gli stock sono aumentati gradualmente (in parte anche dovuto all’allargamento dell’Unione Europea, che ha annullato il potenziale calo delle scorte negli anni a cavallo del 2002-2004. Come vedete, la variabilita’ delle scorte e’ completamente a carico dei produttori. La distribuzione mostra un aumento molto graduale nel corso degli anni. Come dicevamo prima, il 70% circa delle scorte e’ nelle mani dei produttori, era circa il 66% 10 anni orsono. Seconda considerazione: con dei consumi sostanzialmente stabili in Europa intorno ai 127m/hl, a cui si sono aggiunti i 16m/hl di consumo dei nuovi paesi, la situazione e’ andata gradualmente deteriorandosi, anche se e’ prevedibile che la vendemmia 2007 (piuttosto scarsa a quanto pare) possa portare un beneficio da questo punto di vista.
You can see here how stock increased gradually, also due to the enlargement of Europe to new countries, which vanified a possible decline of inventories in 2002-2004. As you can see the volatility of stocks is completely weighting on producers, while distribution is showing a very gradual increase over the years. 70% of inventories is in the hands of producers vs. 66% of 10 years ago. Second issue is that with flat consumption in Europe at around 127m/hl plus 16m/hl for new countries, the inventories/consumption ratio has gradually deteriorated, even if it is possible to assume that in 2007/08 the low volumes of production might provide some relief.
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Infine, di che tipo sono questi stock. Dunque dicevamo il 58% e’ rappresentato da VQPRD. Percentuale che pero’ varia in modo significativo da nazione a nazione. In Germania, dove il 97% dei vini prodotti e’ VQPRD, le scorte sono per il 73% rappresentate dai suddetti vini. Quindi ci sono proporzionalmente piu’ vini di bassa qualita’ nelle scorte. In Spagna siamo al 64% contro il 30% di prodotto VQPRD… non sono messi molto bene. In Francia siamo al 70% delle scorte di vino di qualita’, contro il 48% di produzione. In Italia siamo poco sotto il 30% di produzione VQPRD contro il 37% delle scorte. In Portogallo il 57% delle scorte contro il 43% della produzione.
Finally, what kind of wine is in these stocks. As we were saying 58% is quality wine. This is however a very volatile level country by country. In Germany, where 97% is quality wine, stocks are just 73% represented by VQPRD category: as a result there are proportionally more wines of low quality in the inventories. In Spain quality wines are 64% of stock but just 30% of production is quality wine… not a nice situation. In France we can calculate 48% of VQPRD production with 70% of VQPRD stocks. In Italy, where we are around 30% of the production of VQPRD, we have 37% of stocks of that kind, not too bad. In Portugal, 57% of stocks and 43% of production are of quality wine.

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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

11 Commenti su “Le scorte di vino in Europa – aggiornamento 2006-07”

  • Franco Ziliani

    ma c’é ancora qualche fenomeno che di fronte a dati drammatici come questi si sente ancora di affermare che occorre aumentare le produzioni di vino? Solamente degli irresponsabili o degli incapaci possono proporre soluzioni del genere!

  • ric

    sono dati di apertura campagna, quindi di agosto 2006, o se vogliamo di chiusura 2005-06, un po’ vecchiotti per fare tutto il post al presente, o no?

  • Stefano

    Mi veniva in mente che in effetti per quanto scorte siano nella forma, la sostanza va differenziata. I VQPRD rappresentano per almeno diversi anni un valore che addirittura si incrementa e, anche se siamo fisiologicamente in sovraproduzione, per diversi anni tenerle in cantina non dovrebbe essere un gran problema. Diversa è la situazione dei vini non da invecchiamento, che sostanzialmente o sono venduti a breve (magari con strategia di penetrazione e calo conseguente del prezzo) oppure si buttano nel lavandino. E il fatto che solo il 37% delle scorte italiane sia di VQPRD mi da da pensare che a breve avremo diversi lavandini ubriachi (e talvolta con il mal di testa).

  • aldo

    Come ha scritto Angelo Gaja, qualcuno questo interesse ovviamente l’ha, contributo alla distillazione etc, fuori dalle battute, come ho già discusso con Marco, il rischio in queste cose è di quardare indientro e non avanti, con il rischio come è successo per il latte ed il grano di avere erogato contributi per non produrre ed in contemporanea vedere schizzare il prezzo alle stelle.

    Bisognerebbe fare delle previsioni con 200 milioni di Indiani e 300 Milioni di Cinesi che bevono 15 LT di vino all’anno, in più e vedere cosa succede, oppure il 2007 è stato un anno straordinario o dobbiamo aspettarci altre annate modeste a causa della siccità.
    Anche perchè la nuova vite non produce subito buon vino o no? non è mica una mucca!!

  • bacca

    E’ vero, i dati sono vecchi. Pero’ sono anche i piu’ recenti messi a disposizione dall’Unione Europea e, se non mi sbaglio, 2006-07 significa i dati presi ad agosto 2007, quindi alla fine della vendemmia 2006 e prima della vendemmia 2007. Almeno io cosi’ capisco nella legenda del sito…

    Ciao

    bacca

  • ric

    si ragiona per campagne vinicole, quindi inizio campagna 2006-07 significa le scorte giacenti ad agosto 2006, ereditate da e coincidenti con la campagna 2005/06; il dato più aggiornato sarebbe inizio campagna 2007/08,quindi agosto 2007, ovvero quelle della fine campagna 2006/07. per questo i dati vanno presi con le molle

  • paolo

    Aldo, concordo sul dover fare delle previsioni, ma India e Cina sono mercati ancora da inventare, non sono consolidati, con il rischio che il vino glielo venda qualcun altro.

    Riporto solo un fatto: le giacenze di barbera del Monferrato, qualche milione di litri, sono state vendute in stock all’ Armata rossa per poche decine di centesimi al litro, ed é andata ancora bene così…

  • aldo

    Ciao Paolo, la mia era una provocazione ed una riflessione. Credo che bisogna guardare avanti e mai indietro quando si disegnano delle strategie di medio termine, peraltro l’agricoltura europea esce da una dei più grandi errori della storia, si era costruita una PAC tutta mirata a ridurre le superfici coltivate e nel giro di 24 mesi, il mercato ha smentito tale politica, peraltro alcune delle ragioni, per non dire tutte, della crescita dei prezzi delle granaglie e del latte erano note o comunque prevedibili.
    Mi domando se anche per il vino non si corra lo stesso rischio, qualcuno ha considerato l’impatto dei biocarburanti, o le variazioni climatiche.
    Me lo domando perchè l’anno scorso a Parma conveniva vendere il latte per farne del latte in polvere che farci il parmigiano – reggiano.
    Sabato parto per l’ennesima volta per la Cina, prometto di scrivere un post su quello che si può fare laggiù ed il molto che possiamo fare qua per conquistare quei mercati.
    se mi scrivi in privato ti spiego perchè il prezzo del barbera non mi sembra così basso.
    Aldo

  • Marco Baccaglio

    Forse, a proposito del latte, vale la pena di sottolineare che il suo prezzo sta rapidamente rientrando nei ranghi e, a gennaio 2008, sul mercato spot vale circa 38cents al litro rispetto a 34cents dello stesso momento del 2007 e al massimo raggiunto a settembre (se non ricordo male) di 50cents (questo me lo ricordo bene).
    I ragionamenti sulle scorte e sugli equilibri futuri di questi mercati dovrebbero essere equilibrati: quando il latte in polvere era triplicato e quello liquido quasi raddoppiato eravamo tutti a pensare che non ci sarebbe stato abbastanza latte per far bere tutti i cinesi e gli indiani che si affacceranno al mercato. Forse questo e’ vero, anzi probabilmente lo e’, salvo che ci sono dei meccanismi di “autoregolazione” dei mercati.
    Il problema, secondo me, e’ quando questi meccenismi vengono incrinati dalla regolamentazione (quote latte oppure terreni messi a riposo). Mettiamo gli agricoltori nelle condizioni di essere dei liberi imprenditori, di scegliere di raddoppiare il loro gregge di mucche da latte, cosi’ come una industria puo’ decidere o meno di fare un nuovo stabilimento.
    Intanto, nel caso del latte, vedrete che i rincari di prezzo applicati da Ottobre non saranno senz’altro corretti, se non per una qualche promozione che potrebbero riprendere a fare…

    bacca

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