La tassazione del vino e delle bevande alcoliche nel mondo – working paper AAWE

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La tassazione applicata alle bevande alcoliche è da sempre fonte di discussione. Da un lato, l’alcol deve essere tassato in quanto determina costi sociali (peggiora la salute delle persone, o comunque in qualunque quantità e modalità sia assunto non la migliora!). Dall’altro, esistono differenti tipi di bevande alcoliche, quelle con alto contenuto alcolico “per processo produttivo intrinseco” direi, quelle con alto contenuto alcolico perchè aggiunto (come i vermouth, i liquori o gli aperitivi classici) e poi c’è il vino e la birra, dove il contenuto alcolico è moderato e naturale. Il fisco ha tipicamente affrontato l’argomento con una tassazione basata sull’alcol, quindi incidendo di più sui costi al litro delle bevande superalcoliche e di quelle con un basso prezzo, oltre alla tipica tassazione del consumo (IVA in Italia). Lo studio di AAWE che presentiamo oggi fa una carrellata delle diverse situazioni nazionali, certamente con degli errori (le accise sull’alcol in Italia sono state appena introdotte anche per il vino, ma qui non sono rilevate) ed è interessante rilevare i diversi approcci: i grandi produttori di vino tassano poco il vino (Francia, Italia e via dicendo), ad eccezione dell’Australia. I paesi nordici fanno il contrario, con una tassazione che però penalizza i vini di scarsa qualità. In generale, possiamo dire che tra il 2012 e il 2014 la tassazione media si è alzata per tutte le categorie di bevande alcoliche: i vini di bassa qualità e i superalcolici sembrano essere i più colpiti: la media tassazione del vino in questi paesi è del 42%, il 64% del valore pretasse per i vini comuni e il 27% per il vino superpremium. Buona lettura.

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  • Lo studio copre 27 mercati, diciamo tutti i principali, e confronta il 2012 con il 2014. Nel 2014, di questi 27 mercati, 15 applicano una tassazione particolare sul vino, in aggiunta alla tassazione classica sui consumi, mentre sono 20 quelli che la applicano alla birra. Tutti invece hanno una qualche forma di tassazione speciale sui superalcolici.
  • Se guardiamo alla tassazione totale sul vino, preso come media aritmetica delle 3 categorie (vino da tavola, vino premium e superpremium), i paesi anglosassoni sono quelli con la maggior tassazione totale sul vino: 141% del prezzo all’ingrosso in Irlanda, il 116% in Inghilterra. Oltre ai paesi anglosassoni la tassazione è particolarmente rilevante nei paesi nordici: 119% in Finlandia, 96% in Svezia e 66% in Danimarca.
  • Tra i paesi produttori, Australia (39%) e Nuova Zelanda (66%) sono quelli con il livello di tassazione maggiore, seguiti dal Cile (34%). Il vecchio mondo, invece, applica unicamente l’IVA, quindi 21-22% in Italia e Francia. Il paese con la minore tassazione del vino, secondo lo studio, sono gli USA, dove viene applicata un’accisa del 20% sui vini base e del 3-5% su quelli premium, quindi con una media del 10%.
  • Un’altra analisi interessante si può fare confrontando la tassazione della birra e quella del vino, per capire come il legislatore cerca di “scoraggiare” uno dei due consumi. La sorpresa in questo caso è la Germania, dove la tassazione del vino è inferiore di 8 punti percentuali di quella della birra (così è costruito il grafico che trovate nel post). Invece nessuna sorpresa nel Regno Unito e in Danimarca: il prodotto locale, la birra, resta giustamente e naturalmente favorito da un punto di vista fiscale.
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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