2008. Dieci desideri per il vino italiano. Di Angelo Gaja

8 commenti

Ricevo e pubblico questo contributo di Angelo Gaja, che contiene una serie di auspici relativamente al mondo del vino italiano. Trovate le mie sensazioni su questi dieci desideri a commento del post.


1. Che il Ministro De Castro faccia il miracolo di darci il Catasto Viticolo Nazionale entro il 2008. Il primo a sollecitarlo fu Renato Ratti; il mondo del vino ne è rimasto in attesa per trent’anni.

2. Che ritorni con il 2008 una vendemmia abbondante, altrimenti i produttori italiani avrebbero ben ragione di sentirsi tristi.

3. Che i nostri sistemi di prevenzione stiano allertati. I soliti marpioni, vecchi e nuovi, sono pronti ad entrare in azione non appena la domanda interna insista a richiedere vini a prezzi più contenuti, che la scarsità dell’offerta non consentirà di praticare.

4. Che non si resti sgradevolmente sorpresi se tra i vini venduti nei supermercati italiani al di sotto di un euro e venti centesimi a bottiglia sempre di più saranno quelli in arrivo dai paesi dell’est. E’ l’Europa Unita bellezza, il vino italiano può ben procurarsi altri sbocchi.

5. Che il mercato USA continui a tirare. Altrimenti le cicale di casa nostra avrebbero ben modo di rimproverare i produttori italiani per avere troppo coltivato quel paese a scapito del mercato interno (?!).

6. Che le associazioni di categoria del comparto vinicolo sappiano PER UNA VOLTA mettersi attorno al tavolo per dare corpo entro il 31.12.2008 al progetto, da sottoporre agli assessori regionali all’agricoltura, che darà avvio al programma concordato con Bruxelles di estirpazione di 68.000 ettari di vigneti italiani, da completare entro il 2010. Risparmiandoci PER UNA VOLTA l’inettitudine e la furbizia italiana del rinvio.

7. Che si diventi tutti un po’ più smaliziati, un po’ più critici nel guardare ad enti ed associazioni varie che con la scusa di operare nell’interesse generale del TERRITORIO continuano invece a succhiare sovvenzioni da destinare al loro interesse particolare.

8. Che si restituisca dignità al vino. Troppi produttori si lasciano attirare a dare spettacolo con i loro vini, in ogni dove, in ogni luogo. A chi conviene lo spettacolo? Non certamente al vino, il cui consumo pro-capite continua inesorabilmente a calare.

9. Nella consapevolezza che quello del vino sia il comparto più fortunato dell’agricoltura, mostrare la capacità di assumere una regola che diventi d’esempio anche per gli altri. Che i presidenti delle associazioni no profit che svolgono attività in nome del vino e dei loro produttori, a condizione che queste abbiano beneficiato di sovvenzioni pubbliche con una certa regolarità, non possano ricoprire la carica per più di un mandato, non siano rieleggibili. E che i direttori delle stesse non possano ricoprire la carica per più di due lustri. Il mondo del vino ha bisogno di facce nuove; la non rieleggibilità aiuterebbe a rimuovere i fondi-schiena di pietra e darebbe ai giovani voglia di partecipare.

10. Nell’orgia di sondaggi che si fanno in Italia, ce ne sta un altro ancora. Individuare tra i quarantenni che fanno parte del mondo del vino italiano quelli che mostrano anche soltanto un pizzico della stoffa dei mai abbastanza rimpianti Giacomo Bologna, Paolo Desana, Renato Ratti, Gino Veronelli. Per aiutarli, tutti noi assieme, a crescere più rapidamente nell’interesse loro e nostro.

Angelo Gaja, Gennaio 2008

Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

8 Commenti su “2008. Dieci desideri per il vino italiano. Di Angelo Gaja”

  • bacca

    Quando ho ricevuto questo documento, ho indugiato un pochino, dato che ci sono un po’ di provocazioni qua e la’ alle quali non sono in grado di mettere un nome e un cognome. Ho pubblicato lo stesso, nella consapevolezza che molti lettori saranno perfettamente in grado di dare un senso piu’ compiuto a queste parole.

    Per parte mia, in questo post risulto come puro commentatore, e i miei commenti sono i seguenti:
    – puo’ essere vero che vendemmie piu’ abbondanti di quella del 2007 siano auspicabili (ma quanto sara’ stata questa 2007?). Sono pero’ convinto che vendemmie superiori ai 45-46m/hl non siano auspicabili, in quanto si “ritorcono” contro i produttori stessi, richiamanto sovvenzioni pubbliche che potrebbero essere altrimenti investite.
    – sottoscrivo in pieno la considerazione sugli USA, che sono il mercato per eccellenza del vino di qualita’ italiano. A quanto posso vedere relativamente ad altre aziende (di altri settori) che vendono molto laggiu’, dobbiamo incrociare le dita: c’e’ piu’ di un timore che il mercato possa cominciare a tirare qualche colpo di tosse.
    – il calo del consumo di vino e’ un male per l’industria in generale ma non per i produttori di vino di qualita’, i cui prodotti sono soggetti a significativi incrementi di domanda (vedere i prezzi delle recenti annate di grandi vini francesi per credere).
    – “l’inettitudine e la furbizia italiana del rinvio” sono purtroppo dei mali che non credo nemmeno le mie figlie riusciranno a vedere guarite…

    Aggiungo il desiderio n.11
    Che nel quadro dell’industria italiana del vino emergano delle realta’ imprenditoriali in grado di consolidare un settore fatto di troppe aziende piccole, che di qui a qualche anno dovranno confrontarsi con dei giganti di ambizione globale. Chi legge questo blog, sa bene di chi stiamo parlando…

    Marco Baccaglio

  • paolo

    Come non essere d’accordo con monsù Angelo?

    Aggiungerei, se posso, un dodicesimo desiderio:

    12. Che qualche ente certificatore governativo stabilisca che cosa é il vino e così facendo, vieti la vendita di “bevande similari” che danneggiano la salute del consumatore e del mercato.

  • Franco Ziliani

    Caro Marco, molto interessanti (e criptiche non poco, talvolta quasi dei messaggi cifrati) le osservazioni di Gaja che hai ospitato sul tuo blog. Le ho riprese in questo articolo
    http://www.sommelier.it/archivio.asp?ID_Categoria=9&ID_Articolo=1083
    che presenta una serie di letture della palla di cristallo circa le sorti del vino nel 2008, quella di Gaja e quella del giornalista inglese Jamie Goode.Certo che sarebbe molto interessante sapere da Gaja in persona a chi si riferisse esattamente al punto 7 e al punto 9 della sua analisi…

  • gianpaolo

    Sarebbe bello se sparissero i carrozzoni statali, le regole illiberali, i contributi sprecati, e comparisse una classe di giovani abituati a vivere nel mondo reale che possano dare maggiore dignita’ ad un settore vitale dell’agricoltura italiana, la quale non sta sicuramente meglio, anzi.

  • bacca

    @ Gianpaolo. Si sfondano porte aperte. Purtroppo, e il commento di persone che stimo molto mi confortano su questo, l’Italia sembra avere un problema di cultura: manca il rispetto per la liberta’ altrui e fiorisce il partito di chi sa che la fara’ franca. E, se l’occhio non mi inganna, non ci sono segnali che le cose vadano meglio.
    @Franco. Grazie per la segnalazione del secondo commento “predittivo”. Per quello che posso pensare, la questione del “tirare la cinghia” mi sembra un po’ apocalittica. Invece trovo particolarmente calzante il problema dell’eccesso di domanda sui vini top, dove credo che stiamo vedendo l’inizio di un trend di lungo termine che portera’ i grandi vini globali (Bordeaux-Borgogna-Champagne e qualche vino top italiano) a delle vette di prezzo che taglieranno fuori molta gente…

    bacca

  • lizzy

    Toh! Incredibile, qualcuno si ricorda ancora la favola del Catasto Viticolo…sono in buona compagnia!
    :-))

    L.

  • Armando

    E giusto per fare 13 aggiungo che un altro desiderio dovrebbe essere quello di smettere di pensare che i paesi del Nuovo Mondo producano solo “fruit bombs” da 4-5 euro che piazzano nella GDO di mezzo mondo.

    Sono arrivato ad Adelaide da qualche giorno per continuare i miei studi di marketing vitinicolo e la realta’ e’ molto diversa da quella che siamo abituati a vedere nel nostro bel paese.

    Comunque, rimarro’ qui per sei mesi…vi terro’ aggiornati!

  • andrea mutti

    1. Confidavo nella commissario;
    2. confidavo nei 400000 ha da far scomparire,
    3. confidavo nella abrogazione del sostegno alla distillazione,
    4. confidavo nella abrogazione dello zuccheraggio,
    5. confidavo nella abrogazione dell’esistenza dell’mcr
    6. confidavo nell’etichetta con gli ingredienti compreso la genetica,
    7. confidavo nel mercato delle economie occidentali,
    8. confidavo nella sua salvaguardia,
    9. confidavo nel sindacato in cui ho sempre creduto
    10. confidavo nella mia libertà
    1. Confidavo nella commissario;
    2. confidavo nei 400000 ha da far scomparire,
    3. confidavo nella abrogazione del sostegno alla distillazione,
    4. confidavo nella abrogazione dello zuccheraggio,
    5. confidavo nella abrogazione dell’esistenza dell’mcr
    6. confidavo nell’etichetta con gli ingredienti compreso la genetica,
    7. confidavo nel mercato delle economie occidentali,
    8. confidavo nella sua salvaguardia,
    9. confidavo nel sindacato in cui ho sempre creduto
    10. confidavo nella mia libertà

    ne ho uno anch’io

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