Champagne – esportazioni 2008

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Le esportazioni di Champagne hanno vissuto un 2008 in rapida decelerazione: le esportazioni alla fine del 2007 erano in crescita del 10.7%, nel primo semestre dell’anno il ritmo di crescita annuale era sceso al 4.7% (mettendo in luce un primo trimestre gia’ con il segno meno), alla fine del 2008 le esportazioni sono scese del 6.4% rispetto al 2007, da EUR2370m a EUR2217m. In tale contesto, lo Champagne maintiene il suo posizionamento di prezzo, con un leggero incremento del valore medio dell’export (+1.7% a EUR21.7), mentre perde circa l’8% dei volumi. Questo andamento e’ frutto della strategia delle principali maison di mantenere i prezzi pur sacrificando i volumi. E’ molto difficile dire quanto questa strategia paghera’: il “down-trading” che molti consumatori saranno costretti a fare potrebbe fornire qualche spazio per i nostri spumanti e per il Cava per limitare i danni. Da un punto di vista geografico, la differenza l’ha fatta ancora una volta il mercato americano, che gia’ nel 2007 non aveva dato soddisfazioni ai produttori di Champagne: il nuovo crollo del 2008 porta gli USA ad essere soltanto il sesto mercato mondiale per il prodotto, dietro a paesi come Regno Unito, Belgio, Italia, Germania e, addirittura, Singapore.


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Champagne exports experienced a rapid deceleration in 2008 moving from a +10.7% at the end of 2007 to +4.7% in H1 to the final figure of -6.4%, from EUR2370m a EUR2217m. In this context, Champagne maintains its price positioning, with a slight increase in the average value of exports (+1.7% to EUR21.7), while losing about 8% of volumes. This evolution is the fruit of the strategy of the main wineries to maintain prices while sacrificing volumes. It is very difficult to say how this strategy could continue to pay off in a context of heavy “down-trading” that many consumers will be forced to do. From a geographical point of view, the difference was once again made by the American market, which already in 2007 did not give satisfaction to producers of Champagne: the new fall 2008 brings the U.S. to be only the sixth market the product, behind countries like the United Kingdom, Belgium, Italy, Germany and even Singapore.

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Il quadro del 2008 e’ piuttosto desolante: i volumi sono in discesa dell’8.2%, le esportazioni del 6.4%. Nel 2007 le cose erano andate ancora molto bene, con un incremento delle esportazioni del 10%. Dobbiamo dire che il problema dello Champagne non sono soltanto i mercati esteri: secondo le anticipazioni di Boizel Chanoine, l’ente locale stima un calo molto significativo, nell’ordine del 6% per tutto il mercato.
The picture of 2008 is rather bleak: the volumes are down by 8 .2%, exports of 6.4%. In 2007 things were going very well, with an increase in exports of 10%. We must say that the problem of Champagne is not only foreign markets: thanks to Boizel Chanoine, we know that overall sales of Champagne were down by about 6% for the whole market.


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Il punto sul quale i produttori nel 2007 hanno tenuto duro sono stati i prezzi. Nel 2008, le esportazioni hanno raggiunto l’eccezionale livello di EUR21.7 al litro, figlio anche del cambio di baricentro delle esportazioni da Ovest verso Est. Siamo sopra i 21.3EUR del 2007 (che figura come H2-07 nel grafico) e dei 20.5EUR del 2006. Anche nei dati degli anni terminanti a giugno, potete notare come un continuo miglioramento delle esportazioni. La partita del 2009 si giochera’ proprio su questo punto: riusciranno i produttori di Champagne a tenere duro, e a non svendere i propri prodotti?
The point on which producers in 2007 were resisting was the price. In 2008, exports reached an exceptional level of EUR21.7 per liter, also thanks to the change of focus of exports from West to East. Even in the data of the years ending in June, you can see a continued improvement in exports. The challenge of 2009 is on this point: can the producers of Champagne hold firm, and not sell their products?

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Andamento per area geografica. Nel 2008 tutte le aree sono andate in negativo. L’America e’ al secondo anno consecutivo a oltre -30%, l’Asia e’ girata negativa del 2% e l’Europa fa -5% dopo la forte crescita del 2007 (che aveva consentito di salvare la baracca nonostante il crollo americano). Visto da un altro angolo, lo Champagne in America si beve ora molto di meno. I dati sono piuttosto eclatanti: sono passati dal rappresentare il 19% delle esportazioni di Champagne nel 2006 a soltanto il 6% nel 2008. Tradotto in volumi, si parla di poco meno di 7 milioni di bottiglie, contro i 9.6 milioni che entrano in Italia. Un dubbio su questi dati viene, ed e’ rappresentato dal Belgio, che ormai importa 21 milioni di bottiglie… potrebbe il Belgio essere un punto di passaggio per i prodotti che poi prendono la via per gli USA? Non e’ detto che non sia cosi’.
Trend by geographic area. In 2008, all areas were negative. America is for the second consecutive year down by more than 30%, Asia turned the negative by 2%, Europe was -5% following the strong growth of 2007 (which was key to offset the collapse of U.S. ). The Champagne is drunk in America now much less. Data is pretty striking: US exports were 19% of the total in 2006 and just 6% in 2008. Translated into volume, it comes to just under 7 million bottles, up from 9.6 million exported Italy. A doubt on these data is represented by Belgium, which now imports 21 million bottles… is Belgium a point of passage for products that then take the way to the U.S.? Not impossible, but who knows?.


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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

5 Commenti su “Champagne – esportazioni 2008”

  • Fiorenzo

    Come al solito la visione del mondo dalla mia finestrella potra’ sembrare un po’ angusta, ma curiosamente, da qualche giorno non faccio che vedere listini di Champagne con sostanziosi aumenti (ti parlo di recoltant, piccoli produttori quindi) – e data la congiuntura questo appare in notevole controtendenza: non rilevo alcun ritocco all’insu’ tra gli italiani, anzi.

  • bacca

    La finestrella angusta pero’ e’ girata dalla parte giusta. Visto che tu ci confermi che i francesi stanno tenendo duro sul prezzo, sarebbe bello capire come ti comporti tu dal punto di vista commerciale. Li mandi a quel paese? Riprogrammi la tua offerta su prodotti meno costosi, magari italiani? Fino a che punto lo Champagne e’ insostituibile (e secondo me, come sommelier, un po’ lo e’…)?

    bacca

  • stefano

    Secondo il mio modesto parere la questione sollevata sul fatto che sia il Belgio ad avere un canale di scambio negli USA è vera. Conosco bene il Belgio essendo un mio mercato in crescita. Sono stato lì a trovare il mio importatore e non vedo dove possano finire 21 mln di bottiglie annue…
    Bisogna cercare di vedere le cose da un’ottica più ampia. E’ ormai la prassi che degli importatori girino i vini in altri stati. Succede tutti i giorni. Concordo con Bacca: lo Champagne è insostituibile… sic!

  • Fiorenzo

    Ba’, io sarei pure un micro importatore; l’anno scorso ho penalizzato una maison che ha operato aumenti (secondo me) non giustificati per il livello, e ho premiato un’altra maison (con un import sostanzioso) perche’, a fronte di aumenti comunque visibili, aveva uno standard assolutamente desiderabile. Insomma, come dici, non si puo’ a meno della bollicina francese. Vero e’ che, nei miei acquisti, lavoro con i soliti “piccoli” che mostrano qualche genere di sale in zucca, e che sanno uscire con prezzi comunque non lunari: un recoltant 1er cru a trenta euri (in enoteca) e’ inferiore a parecchi Franciacorta blasonati. Ma, tanto per non fare nomi, un “grande produttore” con ottimi standard come Ruinart sta facendo circolare listini da svenimento; dubito fortemente che lo riassortiro’.

  • andres

    io concordo con bacca che lo Champagne e insostituibile, perchè comunque rimmarra e sarà sempre un prodotto di classe.
    Quello che si puo’ notare dei grafici secondo me come cantiniere è vero ma comunque ci puo essere un altro punto di vista.
    Sono daccordo anche con bacca per quello che riguarda i prezzi francesi che tengono duro e su come ti comporteresti tu sul punto di vista commerciale.

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