La Versa – analisi del bilancio 2006

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La Versa e’ una cooperativa operante in Lombardia (zona Oltrepo’ Pavese), che pubblica un bilancio esemplare, con spiegazioni puntuali, chiare e semplici di quello che succede: oggi commentiamo quello relativo ai 12 mesi terminati il 30.6.2007. Oltre a questo, fa anche un punto piuttosto interessante sullo status delle cooperative nel contesto attuale di mercato e rende pubblico un obiettivo di medio-lungo termine basato su un piano di investimenti aggressivo.
La Versa operates in Lombardy and publishes a very clear and detailed company report (updated on 30.6.2007). In addition, it makes an interesting point on the profitability of cooperatives and on their outlook, based on strong investments.

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Il fatturato e’ cresciuto del 3.6% nel 2007 a 18.3m, dopo aver segnato un 9% nel 2006 e un calo del 15% nel 2005. La Versa tiene a sottolineare che sono state rimandate consegne per circa 1.4m a Luglio (con un impatto negativo sul capitale circolante e sul fatturato). Senza questo il fatturato sarebbe cresciuto di circa il 12%. Come potete vedere, il fatturato e’ prevalentemente rappresentato dalle vendite di spumanti metodo Charmat (39%), seguite dai vini sfusi (29%) e dai vini in bottiglia (21%). Gli spumanti metodo classico, che recentemente hanno ottenuto il riconoscimento DOCG, rappresentano l’8% del fatturato. Queste categorie di prodotti hanno anche avuto un andamento piuttosto difforme nel 2007: i metodo Charmat sono cresciuti del 3%, il metodo classico e’ calato del 7% e i vini in bottiglia sono addirittura arretrati del 15%. In questo contesto il fatturato e’ stato sostenuto dalle vendite di vini sfusi, che sono salite del 46%, passando come detto dal 20% al 29% del fatturato totale.
Sales were up 3.6% in 2007 to 18.3m, after a +9% in 2006 and a -15% in 2005. La versa undelined that 1.4m of sales were booked in July vs. June, implying that sales would have grown by 12% (and debt would have been lower). As you can see, sales are mainly in sparkling wines (39% Charmat, 8% classical method), bottled wines (21%) and unbottled wines (29%). These categories also had a quite strange trend in 2007, with a strong performance by unbottled wines at +46%, offsetting the decline of bottled wines at -15%, classical sparkling wines at -7% and the just 3% increase of Charmat sparkling wines.

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La cantina, per quanto resti una cooperativa, ha perseguito negli anni una politica di graduale miglioramento dei margini. Come potete apprezzare, negli ultimi 4 anni il margine lordo e’ cresciuto costantemente, sia in valore assoluto (da 1.5m a 1.8m nel corso di 4 anni) che in % al fatturato, dall’8% al 10%. Il miglioramento e’ tanto piu’ evidente nel 2006 e nel 2007, in cui si registra un tasso di crescita annuo superiore al 10%. Come per le altre cooperative, l’utile netto e’ pari sostanzialmente a zero. E su questo punto si muove il commento sullo status delle cooperative: la redditivita’ non puo’ essere massimizzata perche’ la cooperativa e’ costretta ad accettare anche le uve meno appetibili, quando magari quelle necessarie non sono consegnate (la cooperativa cioe’ subisce il mix, e quando un certo tipo di uva e’ molto richiesto rischia di essere venduto esternamente invece che conferito); secondariamente, la cooperativa deve garantire un prezzo costante per le uve ai soci, con potenziali impatti negativi sui margini.
The company has gradually increased its profitability although it maintained its status of cooperative. As you can see EBITDA moved from 1.5m to 1.8m in the last 4 years and profitability from 8% of sales to 10%. This improvement is even more evident in 2006 and 2007, when EBITDA grew double-digit. As for the other cooperatives, net profit is basically equal to zero. The company here makes a point on potential profitability, which is harmed by two factors: first, that it has to accept any grapes, even the ones which cannot be well marketed (and sometimes the interesting ones are not sold through the cooperative); second, that cooperatives have to offer a stable pricing for the grapes to its shareholders, with a negative impact on profitability.

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La base dei costi e’ rappresentata per 25% dai costi delle uve (101mila quintali liquidati per 5m di euro, cioe’ circa 49EUR per quintale), per il 31% dagli altri acquisti (di cui circa la meta’ sono rappresentati da acquisti di vino e l’altra meta’ per le bottiglie e gli altri prodotti enologici), per il 24% dai costi per servizi (di cui la pubblicita’, che rappresenta il 9% del fatturato), per il 12% dal costo del personale e per il 5% dagli ammortamenti.
The cost base is for 25% represented by grapes (10.1k tons for 5m Euro, implying 490EUR per ton), for 31% of other purchases (half wines, half bottles), for 24% of services (advertising is 9% of sales) and for 12% by personnel expenses. Lastly depreciation are 5% of total costs.

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Quali uve compera? Come vedete la maggior parte e’ Pinot Nero e Bonarda (27% e 17% rispettivamente) anche se non mancano delle % non trascurabili di altre uve, segno che probabilmente la specializzazione produttiva dell’area non e’ ancora cosi’ spiccata, ricollegandosi anche alla considerazione di prima sui margini della cooperativa.
Which grapes are bought? As you can see the most important ones are Pinot Noir and Bonarda (27% and 17% of sales respectively), although there are % of other grapes which are quite important and which show you that the area is still not enought specialised on the key productions.

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Infine, la struttura finanziaria, che appare ben bilanciata, con circa 13m di debiti (che sarebbero stati un po’ meno se avessero realizzato quei 1.4m di vendite), nonostante un piano di investimenti piuttosto aggressivo, per circa il 7-8% del fatturato all’anno nel corso degli ultimi anni.
Finally, the financial structure, which is well balanced with 13m of debt, despite an aggressive investment plan, which totalled 7-8% of sales (yearly) during the last years.

Sulla relazione tra temperature stagionali e qualita' del vino – studio scientifico

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La base per questo post e’ uno studio pubblicato nel settembre 2005 da Jones/White/Cooper/Storchmann, che hanno sviluppato un modello per cercare di capire l’impatto del global warming sulla qualita’ del vino, nelle piu’ importanti regioni vinicole mondiali. Per chi volesse accedere al documento completo, rimando a questo pdf in inglese. Le conclusioni dello studio sono: (1) le temperature medie (nell’epoca vegetativa della vite) delle maggiori zone vinicole mondiali sono cresciute di 1.26 gradi dal 1950 al 1999 in media; (2) una quota tra il 10% e il 60% dei giudizi sulle annate e’ spiegabile con le variazioni climatiche (particolarmente per le regioni piu’ fredde com la Germania); (3) sulla base del modello sviluppato non e’ vero che piu’ fa caldo meglio e’. La regressione mostra che la qualita’ tende a deteriorarsi sopra certe temperature; (4) di qui al 2049 e’ prevedibile un ulteriore aumento della temperatura medie di 2.04 gradi, cioe’ 0.4 gradi per decennio. Questo portera’ alcune regioni vinicole (a sud) a superare quel “flesso” di temperatura ottimale e quindi ad avere delle implicazioni negative sulla produzione e altre a vivere un periodo di migliori vendemmie (a nord).

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The base for this post is a study published in September 2005 by Jones/White/Cooper/Storchmann who developed a model to try to assess the impact of higher temperatures on wine quality in the major world wine regions. If you like to read the original full document go here. The key conclusions are: (1) average temperatures (in the growing season) grew by 1.26°C from 1950 to 1999 on average; (2) a portion between 10% and 60% of the perceived quality of vintages can be attributed to climate change (particularly true for regions at the north of the hemisphere); (3) the model is saying that it is not true that the warmer the better. The regression shows a flex, meaning that quality starts to deteriorate over certain temperatures; (4) from now to 2049 the model estimates a further increase in average temperature by 2°C, or 0.4°C per decade. This should bring some wine regions (located in the south of the wine world) to exceed the theoretical optimal temperature and therefore to have worse vintages at the advantage of wine regions placed in the northern regions.

Partiamo con l’analisi delle temperature in Europa. Lo studio identifica le temperature medie della fase vegetativa in Europa negli ultimi 50 anni. Cosi’ come vedete dal grafico, ci sono aree considerate fresche a Nord, quindi Mosella, Alsazia, Champagne e valle del Reno che stanno sotto i 15 gradi, poi vengono le aree considerate “tiepide” che sono la Borgogna, Bordeaux e la valle della Loira in Francia e Rioja in Spagna. Le aree calde sono quelle italiane (Langhe e Chianti nello studio a 17.8 e 18.8 gradi medi rispettivamente) e la valle del Rodano. Unica area caldissima in Europa e’ invece classificata il Sud del Portogallo (20.3 gradi medi).
Let’s move on with an analysis of temperature in Europe. The study shows the average temperature of the growing season in the last 50 years. As you can see, there are “cool” ares in the north, including Mosel valley, Alsace, Champagne and Rhine valley which are below 15 degrees. Then you find “intermediate” areas such as Burgundy, Bordeaux, Loire valley and Rioja. Warm areas are considered Langhe (17.8°C) and Chianti (18.8°C) and Rhone Valley. The only area which is considered “hot” in Europe is Southern Portugal (20.3°C).

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Lo studio mette poi in luce cosa e’ successo in questi 50 anni. Di quanto sono salite le temperature medie? Ci sono dati molto significativi: tra 2 e 4 gradi in piu’ nella valle del Rodano in 50 anni, 1.8 a Bordeaux, 1.6 nelle Langhe. Nel Chianti, come vedete, non ci sono tracce di significativi aumenti delle temperature nel passato (0.2 gradi contro la media di 18.8).
The study is then showing what happened in the last 50 years. Temperatures grew by 2-4°C in Rhone Valley, 1.8 in Bordeaux, 1.6 in Langhe. As you can see Chianti did not show any significant upward trend in the temperatures (0.2°C vs. 18.8°C average).

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Da questa base parte la stima: si incrociano temperature e qualita’ percepita della vendemmia per giungere a un’equazione che vedete nel grafico che ho direttamente preso dallo studio. Una regressione mette in luce la temperatura teorica ottimale. Non di tutte le aree si e’ riusciti a fare questa curva. Per le Langhe si arriva a 18.6 gradi, la Champagne sta a 15 gradi, l’Alsazia a 14 e 17.5 gradi a Bordeaux. Per il Chianti, Borgogna e altre aree non ci sono stati risultati.
From this set of data the study crossed the perceived vintage quality to get to an equation which you can see as an example for Langhe area. The regression shows you the optimal temperature. Not for all the areas this have been possible (Chianti and Burgundy for example have no significant value). For Langhe the identified average is 18.6°C, for Champagne 15, Alsace is at 14, Bordeaux at 17.5.

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Ecco quindi cosa e’ successo negli anni 90: le temperature medie del decennio contro quelle ottimali mettono in luce una eccezionale corrispondenza salvo che ha fatto ancora un po’ troppo freddo nella Mosella e nella valle della Loira e un po’ troppo caldo in Spagna.
Here you can see what happened in the Nineties: perfect temperatures in many areas except for a slightly cool temperature in Mosel and Loire valleys and a bit too hot in Spain.

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Finiamo con la previsione 2000-2049. Dove stiamo andando? Secondo lo studio ci sara’ un aumento di oltre un grado nella media del periodo contro i precedenti 50 anni. 2000 contro 2049 significa 2 gradi. Le medie stimate nel periodo mostrano una tendenza all’aumento di circa 1 grado o poco meno in Mosella, Loira, Champagne e valle del Reno. Di piu’ altrove: 1.2 gradi a Bordeaux, 1.3 gradi in Rioja e valle del Rodano, 1.4 gradi nelle Langhe. Come risultera’ la temperatura media secondo lo studio: il grafico mostra la differenza rispetto all’ottimale. Secondo questo lavoro sara’ 0.6 gradi troppo caldo nelle Langhe e 0.5 nel Rodano e in Spagna, mentre invece regioni piu’ a nord come la Mosella o la valle della Loira dovrebbero vivere un cinquantennio con temperature piu’ consone e vendemmie piu’ qualitative. Sara’ giusta questa stima? Speriamo di no e speriamo soprattutto che la natura si adatti alle nuove condizioni climatiche…
Finally, the forecast for the next 50 years. Where are we going? According to the study, temperatures will grow by 1°C on average vs. average of 1950-1999 and by 2°C from the beginning (2000) to the end (2049). Average temperatures are estimate to grow by just less than 1°C in Mosel, Loire, Rhine valleys and Champagne, by 1.2 in Bordeaux, by 1.3 in Rioja and Rhone Valley and by 1.4°C in Langhe area. I am showing you how the average temperature for the 50 years would look like vs. the one considered optimal. According to this study, in Langhe area it will be on average 0.6°C too warm, 0.5°C in Rhone valley and in Spain. On the other hand, Mosel and Loire valley should benefit from the warmer temperatures and produce better wines. Will this forecast prove true? Being Italian, we hope not! And we hope that nature (and vines!) will adapt to the new climate conditions.

La forza lavoro nel settore vinicolo – dati EU 2000-2003

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Il post di oggi e’ un pochino punitivo per l’Italia. Si tratta dele statistiche relative alla forza lavoro impiegata nel settore della produzione del vino, che e’ stato spaccato in vari modi. In particolare lo studio dell’UE mira ci fornisce un’immagine di chi gestisce le aziende vinicole nei vari paesi. E dal quadro esce che gli italiani sono quelli con la maggior forza lavoro familiare, con i manager piu’ vecchi e meno istruiti. Come vi dicevo, un quadro forse un pochino punitivo e non necessariamente significativo in relazione alla qualita’ della produzione. Comunque, in Europa nel 2003 nel settore del vino lavoravano 1.5m AWU, cioe’ 1.5m di persone a tempo pieno “equivalenti”. Di queste il 40% sono in Italia e, a dispetto di una produzione molto simile, soltanto il 12% in Francia. Da un punto di vista di impiego del personale, il Portogallo e’ secondo con 277mila AWU.

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This post is a bit negative for Italy. It refers to the statistics on the employment in the wine industry. This EU study aims at giving a picture about the managers of the wine farms, and in this particular aspect Italian managers seems to be the older and less prepared. This adds to a very high recourse to the family work. As I was mentioning, it seems a bit too punishing and not necessarily tied to the quality of the companies. In Europe a total of 1.5m of full time employees were used in wine business. Of these 40% were in Italy and, despite a similar total production, only 12% are in France. Looking at this ranking, Portugal is n.2 with 277k FTE.


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Questa forza lavoro e’ fortemente caratterizzata dal lavoro familiare, che a livello europeo copre circa il 77% del totale dei dipendenti, di piu’ del 70% registrato dal totale del settore agricolo. Soltanto in Francia, UK, Slovacchia e Repubblica Ceca, il lavoro regolare non familiare assume un ruolo importante (oltre il 40% della forza lavoro). Come vedete, in Italy la penetrazione del lavoro familiare e’ anche superiore all’80%. La parte che abbiamo definito “non regolare” e’ relativa al lavoro stagionale, che assume un ruolo piuttosto limitato in Italia all’11% del totale delle 500mila unita’ lavoro impiegate.
In the wine business, the family workforce is very important, representing 77% of the total vs. 70% weight for the whole agricultural sector. Only in France, US, Slovakia and Czech Republic the full time non family work is important (over 40% of the totale). As you can see, in Italy the penetration of the family work is even above 80%, while part time employees (non regular) are just about 11% of the 500k FTE of the Italian sector.

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Passiamo all’analisi per eta’ dei manager che gestiscono le imprese vinicole. Sono sempre dati riferiti al 2003, ma questa volta rappresentano soltanto i dirigenti delle aziende agricole. La considerazione generale e’ che si tratta di un settore “vecchio”, con il 60% che ha piu’ di 55 anni (55% se restringiamo il campo alle aziende specializzate e un pochino di meno se ci si reiferisce soltanto alle aziende che si occupano di VQPRD). Ad ogni buon conto, potete vedere che l’Italia si pone piuttosto maluccio contro le altre grandi nazioni produttrici, con una quota di viticoltori al di sotto dei 44 anni ben inferiore agli altri (20% contro oltre il 30% di Francia e Germania) e un peso ancora preponderante degli ultra-65enni (38% contro soltanto il 19% in Francia e il 23% in Spagna).
Moving to the analysis by age of the managers (2003 data), the conclusion is that the sector is “old” with 60% of managers more than 55 years old (55% just for specialized firms and a bit less for quality wine companies). As you can see, even in this case Italy ranks not very well vs. other countries, with just 20% of managers below 44 years old (vs. over 30% for France and Germany) and a still significant weight of over-65 years old (38% vs. just 19% of France and 23% of Spain).

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Infine, il livello di istruzione. Bisogna dire che gli aspetti eta’-istruzioni sono legati. Pero’, se questa statistica (questa volta riferita al 2000) e’ vera, sono necessarie altre spiegazioni rispetto all’eta’ per giustificare una posizione dell’Italia veramente “ingiustificabile” per le ambizioni del settore del vino. A livello europeo, solo il 6-7% delle aziende sono giudate da un manager con “full training”, di meno della media del settore agricolo (8%). Secondo questo studio in Italia il 95% dei manager delle aziende vinicole hanno esclusivamente una preparazione pratica. Va detto che questo 5% di “istruiti” diventa l’11% quando si restringe il campo alle aziende vinicole specializzate in vini di qualita’. Resta sempre, per certi versi, una statistica piuttosto sconcertante.
Finally, training level. This aspect is partially tied to the average age of the farmer. However, looking at how Italy ranks in this statistic (based on 2000 data), the age factor is not enough to justify such a poor performance. In Europe just 6-7% of holdings are led by manager fully trained, a bit less than the 8% for the total wine fams. According to this survey, 95% of managers of wine farms have just a practical instruction. We must say that this 5% of “trained” managers goes to 11% when restricting the field to specialized quality wine companies, but it is still true that the this survey provides a quite astonishing scenario.

La dimensione delle aziende vinicole in Europa – dati 1990-2003

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Andiamo oggi a fondo sulla questione della dimensione media delle aziende vinicole usando i dati di un sondaggio del 2003. In Europa c’erano 1.5 milioni di aziende vinicole nel 2003: di queste ben il 37% erano localizzate in Italia! Questo piccolo numero ci porta al vecchio discorso della dimensione media delle aziende, ma non solo. Da questo post vedremo che non solo le aziende italiane sono piu’ piccole sotto tutti i punti di vista, ma anche meno “specializzate” nella produzione di vino rispetto ai nostri concorrenti europei e con impiego di forza lavoro molto piu’ elevato che altrove. Partiamo con il grafico forse piu’ interessante, perche’ ci indica la dimensione delle aziende in base al margine lordo prodotto. In questo caso, come in tutti gli altri grafici vengono separate le aziende che producono vini VQPRD dalle altre. Come vedete, la differenza tra Italia e Francia e’ abissale: il loro margine medio (molto vicino a 100kEUR per azienda) e’ 4 volte superiore a quello italiano e spagnolo, che naviga intorno ai 24000EUR. Come potete inoltre vedere, l’Italia resta al di sotto della media europea di circa il 15% sia nel campo dei vini da tavola che in quello dei vini di qualita’.

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We analyse today the issue of average size of European wine holdings, using a data of a EU survey of 2003. In Europe there were 1.5m wine farms in 2003, of which 37% were located in Italy. In this post, we will see that not only Italian wine holdings are smaller than the European ones, but that they are also less specialized than what should be and that their productivity per hectar is lower than elsewhere. The first graph is probably the most interesting as it shows the average gross margin, splitting up quality wines and table wines. As you can see the gap between France (at nearly 100000EUR per farm) and Italy and Spain (24000EUR) is huge. Moreover, Italy is about 15% below the average level in Europe for both table and quality wines.

Il secondo grafico e’ relativo ai dipendenti medi per azienda (inteso come dipendenti full time), dove vedete che le proporzioni tra Italia e Francia sono meno significative (meno di 2 volte rispetto a 4 volte). Nel segmento dei vini di qualita’ le aziende italiane hanno 1.26 dipendenti medi contro la media europea di 1.5 e contro i 2 della Francia. In questa particolare classifica siamo sopra la Spagna, che viaggia intorno a 1 persona.
The second graph shows you the average employees per farm (full time equivalent), where you can see that the proportion between Italy and France is less striking. In the quality wine segment, Italian farms have 1.26 employees vs. a 1.5 average in Europe and 2 for France. In this statistic we are ahead of Spain at 1 employee per farm.

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Nel terzo grafico trovate il classico indicatore degli ettari. L’Italia mostra una dimensione media di 3 ettari per azienda nel segmento dei vini di qualita’ contro gli 8-9 di Francia e Spagna e di meno di un 1 ettaro per quanto riguarda i vini da tavola contro i 3-4 delle altre due nazioni. In entrambi i casi l’Italia resta largamente sotto la media europea di 3.7 ettari per le aziende di qualita’ e 1.3 per quelle di vino da tavola.
In the third graph there is the usual graph of hectares per farm. In Italy we are at 3ha per farm in the quality wine segment vs. 8-9 for France and Spain and less than 1ha in the table wines vs. 3-4. In both categories, Italy is largely below the European average of 3.7ha for quality wines and 1.3ha for table wines.

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Specializzazione. Questo grafico si riferisce ai vini di qualita’ e ci dice che mentre in Francia quasi il 90% delle aziende fa soltanto vino, in Italia questa percentuale e’ di poco superiore alla meta’. Anche la Spagna ci sta davanti, seppur di poco. Nonostante in questa particolare statistica l’Italia sia sopra la media europea, sottolineerei il fatto che questo valore e’ particolarmente basso vista l’ambizione italiana nel settore vinicolo.
Specialisation. This graph is referring to quality wines and shows that in France almost 90% of company engaged in wine production only do that job, while in Italy we are just above 50%, also below Spain. Despite that, Italy is above the European average. However, I would highlight that for a country with a global ambition in the wine business, this is too low…

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Da ultimo vi presento un’introduzione all’argomento del prossimo post, cioe’ un’analisi della forza lavoro delle aziende vinicole. Questo e’ il rapporto tra dipendenti a tempo pieno ed ettari vitati per azienda. Come vedete, la dimensione piu’ limitata delle aziende italiane sembra abbia anche un impatto negativo sul loro livello di “industrializzazione”. Le aziende italiane impiegano il doppio di forza lavoro per ettaro della Francia e il triplo rispetto alla Spagna…
Finally, this is an introduction to the subject of the next post, which will focus on the workforce of wine famrs. This is the ratio between full time equivalent employees and areas. As you can see the more limited size of Italian wine farms has a nasty impact on the their level of “industrialization”. Italian wine farms employ twice as much labour per hectare compared to French ones and three times as much than Spanish ones.

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La produttivita' della viticoltura: confronti per nazione – EU 2003

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Riprendiamo il discorso sul reddito dell’attivita’ vinicola in Europa, guardando i dati per nazione degli ultimi anni. In particolare, ci focalizziamo su due aspetti: (1) quanto rende d’attivita’ vinicola rispetto alla produttivita’ delle aziende agricole delle diverse nazioni, disegnando un quadro non troppo positivo per l’Italia; (2) l’evoluzione nel tempo di questo reddito, che invece mostra come l’Italia abbia fatto dei passi da gigante nel corso degli anni 90, pur restando ben al di sotto dei cugini francesi. Il primo grafico vi mostra la produttivita’ per dipendente delle aziende vinicole contro quella delle aziende agricole del medesimo paese. Come vedete nel 2003 le aziende vinicole italiane erano ancora leggermente sotto la produttivita’ della media italiana del settore primario, contro una media europea di 109, cioe’ il settore vinicolo europeo ha una produttivita’ per dipendente del 9% superiore alla media del settore agricolo.

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We look today at the data by country for productivity of wine farms, with two main objectives: (1) understand how much is the income of wine farms vs. the average level of other agricultural farms, showing a not very nice picture for Italy; (2) the evolution over time of productivity b country, where it is quite evident the progress of Italian wine industry. The first graph shows the productivity per employee vs. the average of agricultural farms of the same country. As you can see in 2003, Italian wine farms were at 97, implying a 3% lower value added per employee vs. a 109 level (9% higher) for the European Union.

Da dove viene questa differenza? Quello che vedete nel secondo grafico e’ il medesimo indicatore, separando i vini da tavola da quelli di qualita’. Quello che “frega” l’Italia e’ la scarsa produttivita’ delle aziende che producono vino da tavola (65, cioe’ il 35% inferiore alla media nazionale dell’agricoltura), che come ricorderete rappresentano una quota molto significativa della produzione italiana (poco meno di tre quarti). Invece, nel segmento dei vini di qualita’ le cose vanno meglio. L’Italia ha un indice di 128 (ricordate, sempre contro la media nazionale), con un premio non troppo lontano dal 37% che mostra la Francia. Noterei anche il livello molto scarso della Spagna, con 81, che sta a significare che il vino di qualita’ in Spagna ha una produttivita’ largamente inferiore a quella del settore agricolo locale.
Where is this gap coming from? You can see in the second picture the same ratio for quality and table wines. What is punishing Italy is the very poor productivity of farms focusing on table wines (65, ie 35% below agricultural firms), which as you know represents three quarters of Italian wine productin. On the other hand, the relative productivity of the quality wine firms is not too far from other countries: 128 for Italy vs. 137 of France. I would instead underline the very low level of Spain with 81 for quality wines, meaning that the productivity is largely below the level of the local agricultural sector.

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Passiamo a guardare i valori assoluti della produttivita’ per dipendente in Euro per nazione, con dati che vanno dal 1989 al 2003. Qui possiamo fare confronti molto diretti. Nel segmento dei vini di qualita’, l’Italia ha una produttivita’ per dipendente di circa 23000EUR, contro 38000EUR della Francia. Siamo secondo, dato che Germania (21000EUR) e Spagna (17000EUR). Credo che la considerazione piu’ interessante sia qui il fatto che l’Italia abbiamo mostrato nel corso degli anni 90 l’evoluzione piu’ positiva tra gli stati europei, passando da un livello del 50% inferiore alla media europea a un valore che oggi si pone soltanto il 18% inferiore alla media EU.
We now focus on absolute values by nation of the value added per employee, with data from 1989 to 2003. You can see here that in quality wines, Italy has 23000EUR of VA per employee vs. 38000EUR of France. We rank n.2 before Germany at 21000 and Spain at 17000. I think that the most interesting comment here is that Italy has in fact shown in the Nineties a very positive evolution, much better than other countries, moving from a 50% discount to the European average to a more limited 18% gap.

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Nel segmento dei vini da tavola la produttivita’ per dipendente mostra le stesse tendenze, anche se l’Italia e’ molto piu’ allineata alla media europea, con circa 13900EUR nel 1999-2003. Quello che forse vale la pena di sottolineare qui e’ che in Italia il premio in termini di produttivita’ dei vini di qualita’ e’ del 67%, in una via di mezzo tra il quasi 100% della Francia (dove quindi i vini di qualita’ sono pienamente valorizzati) e la Spagna (30%).
In the table wine segment, productivity per employee show the same trends, even if Italy is more aligned to the European average with roughly 13900EUR in 1999-2003. I would underline here that in Italy the premium of quality wines in terms of productivity (vs. table wines) stands at 67%, in between the level of France (100%, implying that they are more successful in differentiating their quality products) and Spain (30%).

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Infine, guardiamo a questi numeri in modo dinamico per capire come si sta muovendo l’Italia rispetto alla Francia. Stiamo piano piano recuperando. Come vedete nei primi anni 90 la produttivita’ italiana era del 60% inferiore alla Francia nel segmento dei vini da tavola e del 67% nei VQPRD. Nel 1999-2003 eravamo sotto del 32% e del 40% rispettivamente. Ma soprattutto, considererei che la curva del recupero ha una pendenza “positiva”, cioe’ sta accelerando. Speriamo bene…
Finally, we give a look to these figures dinamically, to understand how Italy is moving vs. France. We are gradually recovering. As you can see in the early Nineties our productivity was 60% below France for table wines and 67% for VQPRD. In 1999-2003 we were 32% and 40% short respectively. What is encouraging is that the curve of recovery is steepening.

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