L’argomento è caldissimo. Negli ultimi due anni ci sono state diverse operazioni nel settore italiano dell’ecommerce di vino. Tannico è stata acquistata da Campari e ha fatto un importante accordo in Francia con LVMH dopo aver acquisito un operatore locale. Callmewine è finita nel cesto molto diversificato della holding Italmobiliare (che sta reinvestendo i soldi derivanti dalla vendita di Italcementi). La maggioranza di Xtrawine è finita nelle mani del fondo di private equity Made in Italy, con un parziale disimpegno dei quattro soci fondatori. Dopo una lunga trattativa, Vino75 ha acquistato il dominio Vino.com in cui ci si è trasferita e…potete vedere che balzo di fatturato a messo a segno! Tutto questo movimento è un po’ il frutto del Covid, che ha accelerato la migrazione del commercio di vino online, anche se alcune operazioni, come l’acquisizione di Svinando da parte di Italian Wine Brands è avvenuta prima della crisi. Ad ogni modo, sono stato pungolato dall’amico francese Martin con cui ogni tanto discuto (qui un articolo di Franco Ziliani che parla del suo ultimo libro) e ho deciso di rinfrescare l’analisi relativa alle vendite di vino via internet, monitorando e confrontanto proprio questi quattro-cinque operatori che si stanno definendo come i leader italiani del settore, anche e soprattutto per l’ambizione di mettere i confini fuori dall’Italia.
Secondo le analisi di Nomisma (qui un articolo che le riprende, purtroppo non sono pubbliche), nel 2020 il 27% dei bevitori di vino ha fatto almeno un acquisto online, contro il 34% degli inglesi e il 43% degli americani. Il mercato online del vino secondo gli analisti dell’osservatorio è raddoppiato rispetto al 2019 raggiungendo poco più di 200 milioni di euro. Calcolato contro le vendite nella GDO di vino, la penetrazione è del 7% (ma andrebbe dimezzata se consideriamo che solo la META’ delle vendite di vino italiane passa per la GDO).
Passando all’analisi dei principali operatori italiani, mi sono focalizzato su quelli che immagino essere i più importanti, con qualche difficoltà di raccolta dei dati e di analisi. Per esempio i dati di Xtrawine sono veramente pochi e si riferiscono all’attività italiana, salvo sapere che le vendite erano poco più di 10 milioni dagli articoli che parlavano della vendita. Ad ogni modo, nel 2020 il leader in termini di vendite è stato Tannico con 37 milioni, anche se Vino.com ha fatto un salto importante a 30 milioni.
I ricarichi dei player internet si sono stabilizzati intorno a 1.35-1.4 per un margine sul fatturato intorno al 25-30%, mentre per la maggior parte di loro i costi operativo sono ancora superiori al gross margin e quindi si lavora in perdita. Ciò è vero per i due leader: Tannico ha perso il 4% del fatturato, Vino.com il 10%. Gli unici player che hanno una “storia” di bilanci in utile o perlomeno in pareggio sono Xtrawine e Callmewine, che però come vedete hanno avuto uno sviluppo del fatturato meno esplosivo.
E questo mi porta al punto finale, che sono i soldi investiti in questi siti dagli azionisti per tenerli in piedi e svilupparli negli anni. Dal 2016 a questa parte Tannico ha ricevuto 16 milioni di euro, cumulando perdite operative di circa 8 milioni di euro, mentre Vino.com ha ricevuto dagli azionisti circa 11 milioni di euro a coprire perdite di circa 6 milioni. Callmewine ha ricevuto 4 milioni nel 2020 ma niente dal 2016 al 2019, mentre Xtrawine sembrerebbe essersi completamente autofinanziata (anzi nel 2020 ha anche pagato il dividendo all’azionista unico).
Bene, vi lascio alle tabelle, in attesa dei vostri commenti.
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