
Quando ci si imbatte in dati come quelli che presentiamo oggi è doveroso fare un doppio controllo e non solo. Bisogna anche immaginare se c’è una spiegazione logica oppure se può essere successo qualcosa di strano. Non ho trovato niente che possa spiegare razionalmente come mai in Brasile sono arrivati 1.5 milioni di ettolitri di vino, cioè un buon 15% più dello scorso anno, nonostante la pandemia. E che i brasiliani nonostante il loro tasso di cambio continui a scivolare abbiano speso il 16% in più, 385 milioni di euro. Se poi li traduciamo in real brasiliani, beh, amici miei!, siamo a 2.3 miliardi, +55% sull’anno scorso. La curiosità che poi aizza il dubbio è che tutto questo vino “in più” viene da tre posti: Cile, Argentina e Portogallo. Per quanto riguarda tutti gli altri, il 2020 è stato in leggero calo, come ci si doveva peraltro attendere. Passiamo ai numeri, la cui fonte è UN Comtrade.
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- Le importazioni di vino in Brasile sono cresciute del 16% in euro a 385 milioni di euro, per un volume di 1.52 milioni di ettolitri, +14%. In entrambi i casi si tratta di un evidente massimo storico per un paese molto grande dove questo prodotto non ha mai sfondato, in realtà.
- Le importazioni seguono, forse di conseguenza e anche considerando i dazi doganali (diversi produttori hanno base locale per evitare di pagarli), un approccio tipicamente geografico di prossimità.
- Il Cile è infatti il principale esportatore, con una quota che nel 2020 ha raggiunto il 42%. Le importazioni brasiliane dal Cile sono cresciute dell’11% a 735mila ettolitri, per una spesa in euro di 164 milioni, +25%. Il secondo esportatore è l’Argentina, con un incremento anche in questo caso rilevante: +34% per il volume a 231mila ettolitri e +21% a valore, 61 milioni di euro.
- Al terzo posto viene il Portogallo, a 60 milioni di euro e +29%, per un volume di 238mila ettolitri, +30%. Dopo questi tre paesi si scorge un +11% per la Spagna e +27% per l’Uruguay.
- Per quanto riguarda Italia e Francia i dati sono negativi, da basi già marginali. Per il nostro paese siamo a -5% a 32 milioni di euro e per la Francia -11% a 30 milioni di euro, con volumi rispettivamente di 112mila e 67mila ettolitri. Quindi per noi si tratta di un mercato potenzialmente importante per dimensione demografica ma di fatto marginale, essendo meno dell’1% del nostro export.
- Chiudo con il dato sugli spumanti che sono andati invece molto male (siccome vengono dai paesi che sono calati): -31% a 17 milioni di euro, con un crollo della Francia, -37% a 8 milioni, un andamento un po’ meno negativo per la Spagna (-12%), che precede l’Italia, soltanto 3 milioni di euro e il 25% in meno dello scorso anno.
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