Il 2022 per il settore del vino in Belgio non ha destato particolari sorprese. Le importazioni sono risalite poco sopra il miliardo di euro, +8%, tornando al livello pre-Covid. Sebbene rispetto al 2021 sia la Francia a mettere a segno il maggiore incremento (+10%) e l’Italia invece sia tornata indietro (-11%), se ci confrontiamo con il 2019, quindi l’anno precedente in cui si era intorno al miliardo, ci accorgiamo che l’Italia ha guadagnato circa il 20% mentre la Francia soltanto il 5%. Quindi un dato non positivo, ma nemmeno da buttare via. Ovviamente i dati hanno ordini di grandezza differente, in quanto la Francia rappresenta il 56% del consumo di vino belga in valore, contro il 12% dell’Italia, che però come dicevamo sopra ha guadagnato quote negli ultimi anni, da una posizione di relativa debolezza nel contesto europeo. Da notare che la Spagna è tornata il secondo fornitore di vini spumanti del Belgio, causa il calo delle importazioni dall’Italia. Passiamo a un breve commento.
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Fonte/Source: inumeridelvino.it, dati grezzi (raw data) from UN Comtrade
Le importazioni di vino danesi sono rimaste stabili a un livello molto elevato di circa 830 milioni di euro nel 2022, raggiunto dopo il possente balzo registrato nel 2021. La prima differenza rispetto al 2021 è però determinata dalla quantità di vino importato, che è calata del 9% da 2.2 a 2 milioni di ettolitri, il che significa un incremento del prezzo medio di importazione del 10% circa, da 375 a 415 euro per ettolitro. La seconda differenza è che calano i vini fermi e crescono i vini spumanti. La terza differenza è nel fatto che i danesi nel 2022 hanno preferito i prodotti del nuovo mondo rispetto a quelli “tradizionali” di Italia e Francia, che sono passati tra il 2021 e il 2022 da 50% al 46% delle importazioni totali. A onore del vero e come potete vedere dal grafico delle quote di mercato all’interno del post, l’Italia stava già perdendo quota di mercato da diversi anni (all’interno di un mercato in crescita), mentre per la Francia la battuta d’arresto del 2022 è il primo segnale negativo dopo anni di progressi. Vedremo se questa nuova tendenza, che ha premiato soprattutto le importazioni americane e australiane (e in parte, curiosamente, quelle svizzere, ma qui potrebbe trattarsi di un canale di importazione e non di vero prodotto svizzero) continueranno in futuro. Per adesso proseguiamo con l’analisi del post.
Danish wine imports remained stable at a very high level of about 830 million euros in 2022, reached after the mighty leap recorded in 2021. The first difference compared to 2021 is however determined by the quantity of wine imported, which fell by 9% from 2.2 to 2 million hectoliters, which means an increase in the average import price of about 10%, from 375 to 415 euros per hectoliter. The second difference is in the fact that the Danes in 2022 preferred the products of the new world compared to those “traditional” of Italy and France, which passed between 2021 and 2022 from 50% to 46% of total imports. To be fair and as you can see from the graph of market shares within the post, Italy had already been losing market share for several years (within a growing market), while for France the setback of 2022 is the first negative signal after years of progress. We will see if this new trend, which has rewarded above all American and Australian imports (and partly, curiously, those Swiss, but here it could be a channel of import and not of true Swiss product) will continue in the future. For now we continue with the analysis of the post.
L’annuncio che la Cina entrerà nell’OIV è certamente una buona notizia, che servirà a mettere ordine e a capire meglio la prospettiva del vino nel paese. I dati che presentiamo oggi, fonte UN Comtrade, sulle importazioni di vino sono particolarmente negativi. Non sappiamo bene quanto vino ha prodotto la Cina negli ultimi anni, ma sappiamo che ha importato meno della metà di quanto faceva qualche anno fa, circa 3.3 milioni di ettolitri nel 2022, con un calo costante negli anni. Certamente il Covid ha avuto un’influenza importante, ma credo ci sia dell’altro. Simpaticamente ChatGPT mi suggeriva stamattina che la mancanza dei prodotti australiani per i dazi è stato un fattore negativo, ma anche che “I cambiamenti nelle preferenze e nelle abitudini dei consumatori cinesi, che si stanno orientando verso altre bevande alcoliche come la birra, il baijiu (un distillato tradizionale) o il whisky”. Ad ogni modo, le importazioni sono ulteriormente scese del 5% in valore in Euro (-11% in valuta locale) a fronte di un calo dei volumi di oltre il 20%. Per l’Italia, poco male verrebbe da dire: eravamo in posizione di rincalzo e quindi è un “danno limitato”. Nel mercato c’è un solo vincitore, il Cile, che di fatto ha rimpiazzato l’Australia come fornitore di un certo tipo di vino nel paese. Passiamo a commentare qualche dato, ricordandovi che tabelle molto più dettagliate sono disponibili nella sezione Solonumeri del blog. Passiamo ai numeri.
Le esportazioni sudafricane di vino sono cresciute dell’11% in valuta locale 12.2 miliardi di rand, equivalenti a una crescita del 4% a 660 milioni di euro. In termini di volumi, secondo Un Comtrade le esportazioni sono invece scese del 9% a 4.3 milioni di ettolitri, dopo un 2021 eccezionalmente positivo rispetto agli anni precedenti. Tale quadro pone il Sud Africa come il meno rilevante tra gli 11 grandi produttori di vino “esportatori”, con una quota di mercato del 2% in termini di valore, mentre invece ricopre il sesto posto in termini di volumi con il 4.7% circa del volume esportato da questi paesi. Il mercato di riferimento per il prodotto sudafricano resta il Regno Unito, che è rimasto stabile nel 2022 in termini di valore. La lettura dei dati resta piuttosto difficile con oscillazioni molto importanti sia per i volumi che per i valori nei diversi mercati, tanto che è difficile trovare una piazza dove il vino sudafricano sta riuscendo veramente a farsi largo. Passiamo a una breve analisi dei dati.
Le esportazioni di vino del Cile si sono riprese nel 2022, segnando un incremento del 9% a 1.815 miliardi di euro, che diventa +12% se tradotto in valuta locale cilena. Misurato in dollari americani si tratterebbe di un calo del 3%. Ad ogni modo è stato un anno positivo per i vini cileni, nonostante i volumi siano ulteriormente calati (-4% a 8.33 milioni di ettolitri), toccando il livello più basso dal 2014 a questa parte. Con questo andamento il paese sudamericano si conferma la quarta forza nel mondo del vino per esportazioni, dietro all’irraggiungibile Spagna (3 miliardi) e davanti alla locomitiva neozelandese (1.4 miliardi di euro). Diciamo che viste le distanze questa posizione del Cile, che vanta il 5-6% del totale esportato dagli 11 principali produttori di vino, è destinata a rimanere invariata. La considerazione che nasce guardando anche il grafico animato qui sopra è di una forte dinamicità nell’approccio ai mercati, soprattutto quelli nuovi. Negli ultimi due anni sono molto visibili i progressi fatti dagli esportatori cileni in estremo oriente e nei paesi limitrofi del Sud America. Passiamo a un’analisi dei dati ricordandovi che tutti i numeri in dettaglio anche per categoria sono disponibili nella sezione Solonumeri.
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