Concha y Toro


La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2016

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Affrontiamo oggi il tema della valutazione di borsa delle aziende, con i multipli 2017 e 2018 dei principali operatori quotati. Non ci sono differenze importanti rispetto allo scorso anno nei valori medi, anche se stanno succedendo un po’ di cose nel settore. La più importante probabilmente è l’inversione di tendenza tra Constellation Brands e Treasury Wine Estates: la prima subisce l’impatto delle minacce di Trump verso i prodotti messicani (e CB sta costruendo megabirrerie proprio laggiù per esportare in USA), mentre la seconda sta beneficiando della ritrovata competitività del suo prodotto, del piano di rilancio del nuovo management e, non da ultimo, dall’eccellente acquisizione del portafoglio vini di Diageo. Sul fronte europeo poco si muove invece. Masi resta impiantata su valutazioni piuttosto modeste, le aziende della Champagne restano ben valutate ma cominciano a subire le preoccupazioni sul futuro del loro principale mercato estero, il Regno Unito. Da un anno a questa parte la maglia rosa del migliore andamento è quello di TWE, +56% rispetto alla rilevazione dello scorso anno, seguita dal +15% di due piccole ma ambiziose aziende, Advini e Delegat, e da Concha y Toro, che ha finalmente visto i suoi margini in miglioramento. Quindi quali sono questi multipli? Prendendo le stime del 2017 le aziende mediamente trattano a circa 17.5 volte gli utili (17 lo scorso anno), 2.7 volte le vendite (2.6), 13 volte l’EBITDA (12.4) e 16.3 volte l’utile operativo (15.6). Si tratta naturalmente di “medie del pollo”, ma rende l’idea il fatto che la valutazione è globalmente leggermente migliorata. Lo scenario per il 2017 delle borse è positivo fino a circa metà anno, quando dovrebbe cominciare a farsi sentire il rialzo dei tassi… e su questo tema, attività come quella del settore del vino (e delle bevande in senso lato) non dovrebbe essere favorito. Vedremo che cosa succede!

Passiamo ai numeri.

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Concha y Toro – risultati primo semestre 2016

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Nel primo semestre 2016 Concha y Toro ha pienamente sfruttato i vantaggi della svalutazione del peso cileno (circa 11% rispetto al semestre 2015) per rendere il proprio prodotto più competitivo e prendere quota di mercato in nuove aree geografiche come la Cina (dove abbiamo visto il grande successo dei prodotti cileni), ma anche Giappone e Australia. I risultati sono stati comunque positivi, grazie anche all’effetto dei prezzi delle materie prime ancora favorevoli e all’”effetto scala” di diluire i costi fissi su volumi più consistenti. A fronte di vendite cresciute dell’11%, il MOL cresce del 22-23% e l’utile netto di quasi il 30%. Nello stesso tempo, continua la fase di rientro dal debito. A fine giugno in rapporto al MOL il debito era a 2 volte, il livello decisamente più basso dopo l’acquisizione di Fetzer nel mercato americano: i tempi per un nuovo passo avanti di CYT nel mercato mondiale del vino potrebbero essere quasi maturi. Passiamo ai numeri del semestre.

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Concha y Toro – risultati 2015

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Concha y Toro ha chiuso i conti 2015 mantenendo il progresso dei margini di profitto già visto nel 2014 e nel primo semestre, anche se gran parte di questi progressi scompaiono quanto si analizzano i numeri in dollari, che è un po’ il punto di riferimento per l’azienda cilena. Infatti , le vendite di 636 miliardi di peso del 2015, una volta tradotte in dollari diventano 973 milioni, cioè meno dei 1023 registrati nel 2014, visto che il cambio CLP/USD ha subito una svalutazione del 15% Ciò ha molto ha aiutato l’azienda nelle sue esportazioni (anche se non tutte le valute si sono rafforzate contro il peso), ma anche nella traduzione dei numeri di Fetzer. Fatta questa premessa, bisogna dire che ci sono anche fattori strutturali positivi dietro alla crescita del fatturato del 9% e dell’utile netto del 16%: i volumi nel mercato domestico e in Argentina hanno ripreso a crescere, le esportazioni tengono (è una delle prime vole che crescono meno del business domestico) e il debito cala leggermente, a fronte di una generazione di cassa accresciuta, il che riporta i ratio finanziari (2.2x debito/EBITDA) entro canoni pienamente sostenibili (anche vista la forte componente di attivi tangibili dell’azienda). Andiamo a leggere i dati in dettaglio.

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La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2015

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La caduta del prezzo del petrolio e delle materie prime e la crisi che sta attanagliando diverse economie emergenti sta causando la peggior partenza delle borse mondiali da diversi anni a questa parte. Nelle prime due settimane dell’anno la borsa italiana ha perso il 10%, mangiandosi praticamente quasi tutto il guadagno del 2015, quando è stata una delle migliori borse in termini di performance. In questo contesto, le aziende del settore delle bevande alcoliche tendono a essere considerate “difensive”, perlomeno a patto di non essere troppo esposte ai mercati emergenti. L’aggiornamento annuale del post sulla valutazione borsistica delle aziende vinicole agricole arriva quindi in un momento di particolare volatilità degli indici azionari. E’ però quest’anno un appuntamento importante, perchè nel corso del 2015 Masi e Italian Wine Brand hanno fatto il loro ingresso nel mercato AIM e quindi possiamo finalmente parlare di aziende italiane anche in questo contesto.

Dunque, la conclusione di questo post è piuttosto semplice: in media, la valutazione delle aziende vinicole nel corso del 2015 è cresciuta. Cosa significa? Che per un ammontare di utili uguale a quello di un anno fa, il valore di quell’entità che genera quegli utili è cresciuto. Di quanto mi chiederete? Beh qui è più difficile rispondere ma “la media del pollo” direbbe del 10% circa. A questo è corrisposto un incrementi di valore (medio) in euro del 20-25% circa.

Seconda conclusione. Abbiamo la prima azienda vinicola con un brand riconosciuto, un modello di business integrato, quotata, Masi. Chiaramente è un punto di riferimento. La sua valutazione è 13 volte gli utili (valore azionario), 2.1-2.2 volte le vendite (valore d’impresa), circa 7.5-8 volte l’EBITDA (o MOL) e 8.5-9 volte l’utile operativo). Le azioni di Masi sono molto meno care della media del settore del vino, che però ha dentro Constellation Brands e TWE (gigantesche) e tre aziende della Champagne (il cui valore è più legato al patrimonio che non agli utili). Quindi, il confronto più onesto è con le aziende della medesima taglia principalmente coinvolte nella produzione di vino. In questo caso, Masi resta poco cara, ma il gap di valutazione con le altre aziende è minore, diciamo tra il 3% e  il 10% in dipendenza dagli indicatori scelti. Passiamo nel resto del post a qualche altra considerazione.

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Concha y Toro – risultati primo semestre 2015

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La svalutazione del peso cileno rispetto alle principali valute sta aiutando Concha y Toro nel 2015. Quello che sta però succedendo è che a fronte di un incremento sostenuto dei ricavi e a una sostanziale tenuta del margine industriale, i costi di produzione si stanno “mangiando” tali benefici. Ne risulta un quadro del primo semestre di vendite in crescita del 6% ma di utile operativo in leggero calo. Se estendiamo il confronto ai nove mesi pubblicati da qualche giorno e che trovate riportati in tabella, la situazione è decisamente migliorata, con una accelerazione delle vendite dal 6% al 9% ma soprattutto con un consistente miglioramento dei margini, che ha portato l’utile operativo a crescere del 12%. Si preannuncia dunque un anno molto interessante per Concha y Toro, anche se quando i dati dovranno essere letti in dollari americani, la svalutazione del peso del 15% circa ridurrà l’impatto dei dati in valuta locale. Andiamo a leggere i numeri insieme.

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