Brasile


Le bilance commerciali del vino – aggiornamento 2013

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Oggi sfrutto i dati del GTA Atlas che ha pubblicato ISMEA recentemente per fare il punto sulla bilancia commerciale del mondo del vino. Come voi sapete, il commercio internazionale di vino e’ un mercato gigantesco, pari a circa 100 milioni di ettolitri e 25 miliardi di euro. Sappiamo tutti chi sono i grandi esportatori (Francia, Italia, Spagna in primis, poi Cile e Australia), sappiamo anche chi sono i grandi importatori, cioe’ i grandi paesi anglosassoni come USA e Regno Unito, ma non parliamo mai della “bilancia commerciale”, cioe’ di come si muovono i saldi netti di import-export per paese. Ebbene, con questi dati pur leggermente incompleti perche’ le esportazioni e le importazioni di qualche paese con volumi marginali non sono listati (lo trovate in carattere italico nella tabella), possiamo farci una idea decente. E il risultato ci vede saldamente primi come volumi (17.6 milioni di ettolitri contro i 16 della Spagna) e secondi come valore (4.7 miliardi di euro nel 2013 dopo la Francia a 7.1 miliardi). Ma soprattutto ci vede primi come trend tra i grandi esportatori, avendo realizzato una crescita anche nel 2013 quando gli altri paesi hanno visto la bilancia commerciale stabilizzarsi. Solo frutto del nostro export? Non proprio, l’economia interna debole ha aiutato a mantenere sotto controllo le importazioni. E dall’altra parte chi c’e’? Il Regno Unito che di vino non ne produce e ne riesporta ben poco. Andiamo ai numeri.

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Appunti di viaggio: BRASILE, 16-20 marzo 2014. Di Angelo Gaja

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Il Brasile è un Paese decisamente avviato lungo la strada, non proprio in discesa, della democrazia. E’ ricco di risorse naturali ed anche di diseguaglianze sociali che non lo rendono triste però, perché sa guardare al futuro con ottimismo.

Per il vino italiano il Brasile resta una promessa incompiuta. Le statistiche dicono di un 2013 chiuso per l’Italia con un export in calo del 17% in volume, ed un valore pressoché pari a quello dell’anno precedente.

Rispetto ai vini europei, quelli importati dal Cile e dall’Argentina godono di tassazione agevolata.

In generale in Brasile i beni considerati di lusso vengono tassati da extra-lusso. I consumatori dei vini di prezzo elevato ci sono: molti di essi preferiscono però acquistare le bottiglie dei vini premium sui mercati esteri, New York, Londra, piazze europee,… perché meno care che nel proprio Paese, ed importarle poi per vie traverse (le maglie dei controlli sono molto larghe).

La cultura del vino cresce, ma lentamente. La birra fa ombra al vino.

Sao Paulo si beve il 50% del vino importato. La città venne fondata nel 1556 dai gesuiti, affiancati dai francescani e dai benedettini. Oggi conta 8 milioni di abitanti, mentre la grande Sao Paulo supera i 20 milioni di abitanti. La vastità del Paese limita il numero di importatori che operano su base nazionale, tra questi brillano per la specializzazione nel settore dei vini italiani:

MISTRAL  www.mistral.com.br

DECANTER www.decanter.com.br

inevitabilmente con il portafoglio pieno zeppo di cantine. Numerosi gli importatori più piccoli che operano su base locale e guardano con crescente interesse anche ai vini artigianali.

Per chi è alla ricerca di un importatore un riferimento prezioso è quello di:

Stefano Zannier, e-mail: stefanozannier@vol.com.br –  -originario di Spilimbergo (PN), vive a Rio de Janeiro per lunghi periodi dell’anno ed ha ottima conoscenza del mercato del vino in Brasile.

Ho incontrato durante il mio viaggio diversi giornalisti, bene informati sui vini italiani. Ne cito uno tra essi che parla anche un italiano fluente.

Roberto Gerosa, betogerosa63@gmail.com –  www.vinho.ig.com.br

L’importatore dei nostri vini, Mistral, mi ha organizzato una cena per clienti privati presso l’ottimo ristorante ATTIMO di Sao Paulo ecfernandes@attimorestaurante.com.br

Anche i brasiliani subiscono gli effetti del cambiamento climatico. Nei mesi per loro estivi di dicembre-febbraio le precipitazioni sono state scarse, i livelli dei bacini idroelettrici si sono abbassati, si temono black out elettrici per i prossimi avvenimenti sportivi. A Rio, il 19 marzo la temperatura diurna era di 38° C, decisamente sopra la norma.

Cresce nel Paese l’interesse per l’industria vinicola locale. Ho assaggiato dei buoni spumanti prodotti nella provincia del RIO GRANDE DO SUL, a sud della nazione, al confine con l’Uruguay; ove già sono installate più di 300 cantine. Nell’arco di qualche anno il Brasile arriverà ad occupare una posizione di rilievo tra gli stati produttori di vini spumanti dell’America del Sud.

Per i mondiali di calcio i ritardi accumulati nella costruzione/ristrutturazione degli stadi ed infrastrutture fanno temere di non vedere i lavori ultimati per tempo e sono causa di elevata lievitazione dei costi. In questo non poche somiglianze con l’Italia. Anche da noi, da lungo tempo ormai, in occasione di eventi celebrativi, dal momento della decisione di fare partecipare il Paese all’avvio dei lavori occorrenti per le nuove strutture, i ritardi si sprecano. L’inizio delle attività viene dato all’ultimo momento, quando si rischia di non portarle a termine. A quel punto la fretta suggerisce per l’assegnazione degli appalti di seguire un iter accelerato, che offre scarse garanzie di trasparenza; si fa ampio ricorso ad ore di lavoro straordinario, i costi lievitano … che lo facciano apposta ?

Angelo Gaja

12 maggio 2014

Brasile – importazioni di vino 2013

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Tra i quattro BRIC, il Brasile è quello dove si beve un po’ di vino ma dove alla fine di numeri interessanti non se ne vedono mai. Certo meglio dell’India ma niente a che vedere con Russia e Cina. Questi dati relativi alle importazioni di vino nel 2013 non fanno che perorare ulteriormente questa sensazione, con l’aggiunta quest’anno di un paio di altri elementi: in primo luogo, l’economia del paese non gira più come qualche anno fa certamente anche come risultato del calo dei  prezzi delle materie prime di cui il Brasile è esportatore; in secondo luogo, i dati che guardiamo oggi ci segnalano che se è vero che il consumo di vino è leggermente calato (parliamo del 2-3%), tale calo è ben più marcato per i vini importati (-9% in volume, compresi gli spumanti) che non per i vini locali (+13%, dopo due anni stabili). Per quanto riguarda il nostro paese, ci classifichiamo quinti come esportatori in Brasile, una posizione “normale”, essendo preceduti da Cile e Argentina per la loro prossimità, dalla Francia per le esportazioni di Champagne e dal Portogallo, in questo caso per questioni di comunanza della lingua e di passato coloniale. Guardiamo brevemente i dati.

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Brazile – importazioni di vino 2012

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L’anno scorso avevamo introdotto il discorso sul Brasile: grande mercato, forte presenza italiana anche nel segmento delle bevande (Campari), per non parlare di pneumatici e automobili, ma poca propensione al consumo di vino e problemi a portare “di là” il vino che deve forzatamente essere prodotto e imbottigliato nel luogo d’origine (almeno quello di qualità, che a noi interessa). Con il 2012 e i dati che vengono prodotti da UVIBRA, aggiungiamo un capitolo alla storia: non solo il Brazile non è probabilmente fatto per il vino, ma non è probabilmente fatto per il vino italiano, visto che nel 2012 siamo il peggior esportatore tra i grandi in termini di crescita (cioè siamo scesi). L’unica consolazione è che siamo stati superati al quarto posto dal Portogallo, che almeno condivide la loro lingua, e che il calo del 12% in dollari è in realtà inferiore alla svalutazione del cambio del 15%, indicando quindi che “in valuta local” l’import di vini italiani non è calato.

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Brasile – importazioni di vino 2011

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Il sito Uvibra ha appena pubblicato i dati sulle importazioni di vino in Brasile, rielaborati qui per fornire un quadro dei valori e non solo dei volumi. Abbiamo già affrontato il tema sul blog: il Brasile è un grande mercato per diversi prodotti e gli italiani hanno presenze forti (vedi Campari), ma nel segmento vino ciò non succede ancora. È in parte colpa dei forti dazi doganali all’importazione (che favorisce cileni e argentini), è forse una questione di educazione dei consumatori ma certamente i 40 milioni di dollari che secondo i brasiliani l’Italia ha esportato in Brasile sono poca cosa al confronto di quanto fa l’Italia in altri mercati. Di certo, la crescita è molto forte: +17% nel 2011 e circa +16% annuo negli ultimi 5 anni, onestamente da livelli piuttosto bassi.
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