Brasile


Brasile – importazioni di vino 2017

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I dati che commentiamo oggi sono per certi versi sorprendenti. Il Brasile è un mercato dove per diversi anni ci si sarebbe aspettato un andamento molto positivo, anche in relazione ai numerosi eventi “mondiali” che si sono tenuti (Olimpiadi nel 2016, Mondiali di calcio nel 2014). In realtà in quegli anni, anche a causa del cambio non si sono visti grandi progressi. Il 2017 è stato invece diverso. Le importazioni sono cresciute del 29% a 328 milioni di euro, in parte grazie anche al cambio. In valuta locale i brasiliani hanno comperato il 20% di vino in più. Non solo. L’incremento del 2017 è stato soprattutto generato da un balzo dei produttori del vecchio mondo (Francia, Italia e Spagna) mentre i partner storici Cile e Argentina, pur crescendo hanno visto ridursi la loro quota di mercato. Con 1.2 milioni di ettolitri, +30%, il Brasile resta un mercato con un enorme potenziale e l’Italia non sembra essere male posizionata, considerando che il nostro export è circa simile a quello francese. Speriamo sia un buon segno per gli anni a venire. Passiamo ai dati.

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I principali vitigni del mondo e per nazione – aggiornamento OIV 2017

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Fonte: OIV

Ogni anno OIV pubblica un rapporto tematico e quello del 2018 è piuttosto interessante perché si occupa di fare il punto sui vitigni nei principali paesi (15, peccato che si sono persi la Nuova Zelanda) e nel mondo. Prima di addentrarci nei dati vanno date un paio di avvertenze: primo, qui si parla di tutta l’uva, quindi anche di viti che producono uva da tavola e uva passa; secondo, i dati non sono “datati”, anche se nel titolo abbiamo messo “aggiornamento 2017”; terzo, lo studio copre 44 paesi e il 75% circa del vigneto mondiale, con un taglio ai primi 10 vitigni, ed è più rappresentativo delle uve da vino che non delle altre (come dire, guardate che i dati potrebbero essere incompleti…). Di certo per trovare qualcosa del genere (salvo farselo da soli…) bisogna andare indietro nel blog circa 10 anni. Comunque, tornando a noi e ai dati, non dovrà sorprendervi che la “top ten” sia capeggiata da un cinese/uva da tavola (Kyoho) e che compaiano alcuni vitigni molto locali e molto piantati di cui non abbiamo mai sentito parlare. A me qui oggi però interessa sottolineare alcuni punti importanti: 1) Cabernet Sauvignon e Merlot sono di gran lunga le uve da vino più coltivate nel mondo; 2) se ragioniamo in termini di presenza nel mondo, lo Chardonnay è quello coltivato in più paesi; 3) l’unico vitigno italiano che compare nella lista di OIV è il Trebbiano Toscano (o Ugni Blanc in Francia); 4) dall’analisi allegata che ho costruito sui dati, emerge con forza la varietà ampelografica dell’Italia che ha meno del 40% della sua superficie vitata nei primi 10 vitigni, contro il 70% o più di Francia, Spagna e della maggior parte dei nostri “concorrenti”, forse ad esclusione di USA e Portogallo.

Detto questo, passiamo ai dati, con l’avvertenza che alla fine trovate una lunga lista di tabelle con tutti i dati per nazione.

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Brasile – importazioni di vino 2016

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Il vino e il Brasile continuano a non andare d’accordo. Anzi, sarebbe da dire diversamente: il vino europeo e il Brasile non vanno d’accordo. Non che sia un mercato critico, si tratta di meno di 1 milione di ettolitri di importazione per un valore di poco più di 250 milioni di euro, ma comunque si tratta di un paese gigantesco e con una dinamica demografica da non sottovalutare. Dunque, i dati di UN Comtrade del 2016 dicono che il mercato, valutato in euro e dollari si è contratto del 3% nel 2016, mentre è cresciuto dell’1% in valuta locale (Real Brasiliano) e, soprattutto, del 12% in volume a 918mila ettolitri. Sui 5 anni i dati sono certamente più positivi, ma anche a causa della svalutazione del Real le crescite nella nostra valuta sono sotto il 5%. Chi vince? Sostanzialmente il Cile, che ha visto vissuto una crescita eccezionale negli ultimi 5 anni e che oggi rappresenta il 44% del vino importato dal Brasile (in volume anche di più, il 47%). Chi altro? Sostanzialmente nessun altro nel 2016, mentre se guardiamo con un po’ più di lungimiranza, diciamo 2011-2016, la Spagna e il Portogallo sono riusciti a mantenere o migliorare la loro posizione. Il 2017 si prevede molto grigio, con la crisi economica (e gli scandali) che attanagliano il paese. L’Italia, con 23 milioni di euro di vino importato in Brasile, ha poco da perdere. Passiamo ad analizzare qualche numero insieme.

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Brasile – importazioni di vino 2015

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Sembra assodato che i brasiliani e il vino italiano non vadano d’accordo. E’ quanto ci dicono i dati appena rilasciati su UN Comtrade relativi alle importazioni di vino nel paese latinoamericano, dove il dominio è sempre più nelle mani dei cileni. Il grafico qui sopra ci segnala che non siamo solo noi italiani a non performare ma tutti quanti, schiacciati dalla crescente quota di mercato del Cile.

I dati come al solito sono basati in dollari americani e qui tradotti in euro, ma anche in Real brasiliani; come avvertenza generale, non guarderei ai dati in valuta locale dato che il tasso di inflazione è molto diverso da quello che abbiamo in testa noi, il che significa che ci troveremmo a definire il Brasile un mercato fantastico (+17% annuo in 5 anni) mentre in realtà lo è un po’ di meno (comunque +7% in euro) proprio per via dei differenziali inflazionistici.

Come vi anticipavo il Cile ha rafforzato la sua posizione negli ultimi anni fino a una quota di mercato superiore al 35%, in un mercato relativamente piccolo per i nostri standard (263 milioni di euro nel 2015). L’Italia resta molto indietro, con soltanto 27 milioni di esportazioni ma soprattutto con un ulteriore deterioramento nel 2015, quando le importazioni di vino in Brasile sono calate. E guardando alle vicende molto negative a cui sta andando incontro il Brasile (oltre a una ulteriore pesante svalutazione della moneta), non c’è da ben sperare neanche per l’anno in corso. Leggiamo qualche numero insieme.

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Brasile – importazioni di vino 2014

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Il mondiale 2014 in Brasile lo avrà vinto la Germania. Però per festeggiare non mi sembra abbiano bevuto ne’ Champagne, ne’ il loro spumante ma bensì vino cileno. Il Cile che già era il leader delle importazioni di vino in Brasile (che vi ricordo nel segmento dei vini fermi fanno circa l’80% del consumo locale, contro il 20% circa del consumo di spumanti). Il 2014 è andato bene, in crescita del 12%  a circa 325 milioni di dollari. Il mercato brasiliano resta molto legato ai paesi limitrofi, quindi Argentina dopo al Cile, e ai legami coloniali, quindi con il Portogallo a rappresentare la prima forza europea, perlomeno nel vino fermo. L’Italia è relegata a un ruolo secondario, numero 4 nei vini fermi e non è riuscita come in altri mercati a raggiungere buoni volumi di export degli spumanti, che per il Brasile restano un prodotto molto locale e, nel segmento delle importazioni, dominato dallo Champagne. Andiamo a vedere qualche numero insieme.

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