I numeri della viticoltura biologica in Francia – aggiornamento 2008

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viticoltura biologica francia 2008 1

Fonte: Viniflhor
Ogni tanto capita qualche domanda sulla viticoltura biologica. I dati sull’Italia non ci sono (o perlomeno io non ne ho mai trovati), ma quelli sulla Francia si, perche’ Viniflhor li pubblica tutti gli anni. Questo post serve soltanto per dare un’idea di come si sta muovendo questo fenomeno e che dimensione ha raggiunto in Francia. Dunque, nel 2008 c’erano in Francia 28190 ettari di vigna biologica, della quale il 56% gia’ operativa e il 44% in fase di conversione. La viticoltura di questo genere in Francia sta esplodendo: la crescita tra 2008 e 2007 e’ stata del 25% e la superficie (e nel 2007 era cresciuta a sua volta del 20%) ha raggiunto il 3.3% della superficie vitata totale della Francia. Il vino, come vedremo nel seguito del post, e’ anche il prodotto che piu’ di tutti sta cavalcando l’onda del biologico, almeno in termini di crescita rispetto al 2007.


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L’andamento delle maggiori aziende vinicole italiane – margini e utili 2008

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Fonte: Mediobanca research
Proseguiamo l’analisi dei dati finanziari 2008 delle principali aziende vinicole italiane (qui trovate l’analisi del fatturato). Ci occupiamo oggi dell’utile operativo e del margine operativo, prima di dedicarci in uno dei prossimi post al debito. I dati sono relativi a 17 aziende (oggi escludiamo Campari). I dati aggregati mostrano per il secondo anno un calo dell’utile operativo cumulato: nel 2008 l’utile operativo e’ sceso a 101 milioni, -15%, dopo il -8% del 2007, registrato rispetto al picco di EUR129m del 2006. In realta’ questo numero e’ da scomporre tra le aziende e le cooperative: le cooperative hanno un risultato operativo in leggera crescita (+6% a EUR24m), mentre le aziende private concentrano tutto il calo (-20% a EUR76m). In realta’ questi numeri non dicono tutta la verita’: se ci spostiamo al valore aggiunto (cioe’ l’utile operativo prima del costo del lavoro e degli ammortamenti) il quadro appare meno negativo, soprattutto per le aziende, che hanno avuto un calo del 6% da 257m a 241, contro un -13% delle cooperative da 161m a 140m.


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La strategia di Constellation Brands – aggiornamento 2009

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La presentazione del nuovo piano industriale di Constellation Brands e’ un evento chiave nel mondo “corporate” del vino. E’ per questo che gli dedico un post, dove non ci sono numeri da commentare, ma piuttosto scelte strategiche; e anche mi viene da consigliare a tutti di andare sul sito a guardarsi le presentazioni (dalle quali traggo spunti e grafici del post). Constellation Brands ha deciso di cambiare registro: niente piu’ acquisizioni ma crescita organica, un maggiore focus sui marchi chiave, una riorganizzazione generale di tutta l’azienda che si spacca in due pezzi (USA/Canada e internazionale) e una decisione importante in Australia: dal paese non si esce ma si cerca in tutti i modi di rimodellare la struttura dei costi attraverso una fusione con American Vintners. Infine, in USA la distribuzione viene riorganizzata concentrandosi su un distributore per stato e cercando di sfruttare il potere contrattuale (Cbrands e’ il secondo “pagatore” dei distributori americani di alcolici dopo Diageo).


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La sovrapproduzione di vino in Australia: situazione, strategia e scenari

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Nota: i grafici di questo post sono presi direttamente dallo studio e sono costruiti su dati di Australian Wine and Brandy Corporatoin (AWBC). Il testo del comunicato stampa e del materiale a supporto sono qui (1 e 2)


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Le associazioni che rappresentano il settore viticolo in Australia hanno appena emesso un documento tanto interessante quanto preccupante, che si occupa del grave problema della sovrapproduzione di vino in Australia. I nostri amici australiani hanno fatto un paio di calcoli e hanno stabilito che: (1) in Australia ci sono 100 milioni di casse di vino in eccesso che diventeranno 200 milioni in 3 anni; (2) non ci sono siccita’ o calamita’ naturali che tengono (o meglio, possono “aiutare” ma non per oltre il 10% della sovrapproduzione, quindi poco e niente); (3) anche ipotizzando degli obiettivi di vendita ambiziosi non si riuscirebbe a elimininare che il 25% del surplus; (4) una porzione molto significativa dell’industria viticola australiana oggi non sta economicamente in piedi (e i tentativi di vendere l’attivita’ da parte di Foster’s piuttosto che la ristrutturazione di Constellation Brands non fanno che dimostrarlo); (5) infine, che il problema va affrontato sia lato domanda (rinvigorire i consumi domestici, che come vedete dal grafico allegato sono in calo da ormai due anni, da 4.4m/hl a 4.26m/hl mentre invece i consumi di vini esteri stanno esplodendo e superano 0.6m/hl) che lato offerta (tagliare la produzione di uva di media qualita’). I problemi sono poi amplificati da una serie di storture del mercato, quali i contratti di fornitura con prezzi fissi a lungo termine, la domanda di vino sfuso per la produzione delle private labels, il fatto che le cantine sono gia’ state fatte (“sunk cost”) e non sono riciclabili per fare altre cose, quindi tanto vale produrre vino anche se non si guadagna e (cosa gia’ vista in Oregon) la presenza di produttori che “tanto non importa se non si guadagna” avendo altre attivita’ e profitti.


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Esportazioni di vino italiano – aggiornamento agosto 2009

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export vino italia agosto 2009 1

Agosto e’ insieme a gennaio il mese meno significativo per il commercio estero di vino. Certo e’ che i dati di Agosto 2009 restano bruttini e certamente peggiori di quanto si era visto nei 2-3 mesi precedenti. Non dobbiamo essere sorpresi: il mercato del vino italiano sta ritornando piu’ difficile con la svalutazione del dollaro americano e della sterlina inglese. Non dobbiamo nemmeno essere delusi, nel senso che i nostri cugini francesi stanno andando peggio di noi. Resta chiaro che il -9% delle esportazioni di agosto (EUR201m contro EUR220m dello scorso anno) non e’ un buon numero, soprattutto perche’ all’interno di questo numero si cela un -6% dei vini imbottigliati, che avevano registrato un +3% e un +5% in giugno e luglio. Per le altre due categorie invece non ci sono significativi cambi di direzione: il vino sfuso scende del 12% e gli spumanti del 26%, entrambi con un calo molto simile a quello dei due mesi precedenti. I volumi invece continuano ad andare bene: abbiamo esportato quasi 1.3m/hl, cioe’ il 9% in piu’ dello scorso anno.


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