L’investimento in vino – analisi comparata con borse e oro 2013-2022

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L’investimento in vino pregiato rientra sempre più tra le opzioni alternative a disposizione dei risparmiatori. Il prossimo lancio della piattaforma Liquinvex è una delle iniziative che lo promuoverà in modo ancora più capillare anche per gli investitori italiani, sinora costretti a “emigrare” sulle piattaforme inglesi oppure al “fai da te”.

Oggi proviamo ad analizzare che cosa è successo negli ultimi anni al valore di questi vini, usando i dati Liv-Ex che dal 2013 forniscono anche degli indici diversificati per area geografica. Per renderli “digeribili” li abbiamo convertiti in euro, essendo basati su prezzi in sterline. In questo modo possiamo anche calcolare l’andamento dei vini italiani, che ci riguardano più da vicino. Oltre all’analisi del (lusinghiero) rendimento di questo investimento, ci spingeremo un passo più in là, cercando di confrontare questo investimento con altri come la borsa italiana (indice FTSE MIB), la borsa americana (indice S&P500), ma anche il semplice tasso di inflazione oppure l’investimento in oro.

Lo facciamo nel modo più equo possibile: beni come l’oro o, nel nostro caso, i vini non offrono un rendimento a differenza di quanto succede per i titoli azioniari. Abbiamo dunque tenuto conto di questa caratteristica aggiungendo al valore degli indici borsistici il dividendo (reinvestendolo) percepito dagli investitori.

Bene, fatte queste premesse passiamo ai dati e cerchiamo di rispondere a qualche domanda. Prima e più importante: avendo investito 100 euro nel 2013 quanto sarebbe il valore di questi investimenti? Continua a leggere »

Mezzacorona – risultati e bilancio 2021/22

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Come abbiamo visto per Nosio, il 2022 (chiusura luglio) di Mezzacorona si caratterizza per un deciso recupero delle vendite (+9%, per la prima volta oltre 200 milioni di euro), parzialmente influenzato dalla cattiva annata dei prodotti frutticoli (gelate primaverili), con una ottimo andamento del mercato italiano e extraeuropeo, che compensano la stabilità nel resto d’Europa. I risultati finanziari come sapete sono poco rilevanti per una cooperativa (e anche quest’anno il bilancio chiude in pareggio). Invece sono stabili gli acquisti di uva e vino (combinati) dai soci a compensare il calo della frutta, per un valore degli acquisti a favore dei propri soci in totale stabile a 67 milioni rispetto all’anno scorso. Come per Nosio si registra un calo del debito, qui da 108 a 102 milioni, che beneficial dell’andamento favorevole del capitale circolante. Per quanto riguarda l’esercizio tutt’ora in corso, non vengono predisposte previsioni ma il tono è positivo, con un atteso incremento quantitativo sia delle uve che della frutta in seguito alla buon annata registrata. Passiamo a commentare qualche numero insieme.

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LVMH divisione vino – risultati 2022

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Che il 2022 dovesse essere un anno eccezionale per LVMH lo si era già visto con I risultati del primo semestre. Nel secondo semestre che commentiamo oggi ci sono stati alcuni “inciampi” soprattutto relativi alla Cina che non hanno pienamente soddisfatto le aspettative degli investitori, ma tutto sommato stiamo parlando, soprattutto per la divisione vino e spiriti, di un rallentamento della crescita. Dopo un bel po’ di tempo, nel 2022 e soprattutto nella seconda metà sono i vini e gli Champagne a “tirare” la divisione, visto che la parte Cognac è… come dire… limitata dalla mancanza di prodotto e dalla strategia di aumento del valore (= tenere il prodotto più a lungo in cantina per venderlo domani a un prezzo più alto). Dunque per dare qualche numero, nel secondo semestre i volumi generali della divisione sono scesi del 5%, a causa del calo del 15% del Cognac, mentre per lo Champagne i volumi sono stabili (e in crescita del 6% nell’anno a 71 milioni di bottiglie) e per i vini crescono del 5% (+10% sull’anno a 56 milioni di bottiglie). Questo piccolo pezzo di LVMH (ma gigantesco nel nostro mondo del vino) chiude l’anno con 7.1 miliardi di euro di vendite, di cui 3.5 miliardi nel vino/Champagne (giusto per intenderci, circa 13 volte Antinori) e un utile operativo di 2.2 miliardi di euro, con 22 miliardi di euro di capitale investito. Numeri giganteschi. Una nota di cronaca: da quest’anno LVMH ha deciso di non fornire più la suddivisione dell’utile tra cognac e vini. Peccato. Come mai? Beh, probabilmente gli dispiaceva far vedere che i margini della divisione Cognac sarebbero scesi… passiamo ad analizzare qualche dato insieme.

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Nosio – risultati e bilancio 2021/22

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I risultati 2022 (esercizio chiuso a luglio) di Nosio sono molto positivi dal punto di vista commerciale, con un fatturato cresciuto dell’8% al livello massimo storico di 135 milioni di euro, mentre lo sono ancora un po’ meno dal punto di vista reddituale, visto che il margine operativo lordo sulle vendite si ferma al 7.5% rispetto al livello del 10% raggiunto qualche anno fa. L’azienda, detenuta per il 54% da Mezzacorona e per il 46% da privati ha comunque ottenuto un utile netto di 3 milioni (di cui 2.7 milioni saranno distribuiti agli azionisti come dividendo) e ha ridotto in misura quasi corrispondente il debito, passato da 40 a 36 milioni di euro (dopo aver pagato 2.6 milioni di dividendi). A supportare la crescita delle vendite nel 2022 sono state tutte le aree geografiche, con una menzione speciale per il mercato italiano, mentre dal punto di vista dei prodotti si vede finalmente una dinamica molto positiva per i vini spumanti, che erano sempre rimasti un po’ “marginali” rispetto al vino fermo. Passiamo a commentare qualche dettaglio.

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I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2021

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Il post di oggi aggiorna e migliora in un certo senso le rilevazioni sulle superfici bio dedicate alla produzione di uva da vino. Aggiorna ovviamente il dato al 2021, e si arriva dunque a 126mila ettari (+9%), di cui 101mila veri (+10mila ossia +10%)  e 24mila in conversione. Migliora le rilevazioni precedenti perchè confronta il dato con le superfici vitate dedicate al vino come censite da ISTAT proprio nel 2021. Ossia, i 126mila ettari non si confrontano con 635mila ma con 590mila, essendo questa la superficie che ISTAT ha stabilito nel censimento essere dedicata alla produzione di vino. Siamo dunque a una penetrazione “bio” del 21% sul totale (comprese le viti in conversione) e 17% sul convertito. Sono numeri leggermente diversi da quelli pubblicati qualche settimana fa sul rilevamento europeo, ma non cambiano il quadro in modo sostanziale (20% se calcolato su 635mila). I dettagli regionali ci svelano alcune sorprese nel confronto con il 2020: la corsa del bio prosegue imperterrita in alcune regioni (Toscana su tutte, dove si combina la seconda maggiore superficie dietro la Sicilia con la maggiore penetrazione sul totale vitato, 44%) ma si blocca in alcune altre come la Sardegna o il Trentino Alto Adige, nonostante una penetrazione sul totale vitato molto limitata (7% e 11% rispettivamente). Bene, come premessa mi pare sufficiente, grafici e tabelle e ulteriori commenti nel resto del post.

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