
I risultati 2018 di Concha y Toro non sono stati ben accolti dagli investitori. Le vendite e gli utili ristagnano (anche se qualche segnale positivo è emerso nel secondo semestre) nell’ambito di una strategia di riposizionamento del gruppo verso mercati, prodotti e marchi di fascia più alta, dove il mercato del vino sta registrando i tassi di crescita più elevati. Per Concha y Toro significa uscire da 82 marchi sui 304 gestiti, focalizzarsi su Casillero del Diablo (207 milioni di dollari di fatturato nel 2018) e su 4 altro marchi considerati critici: Como Sur (36 milioni di dollari), Trivento (27), Bonterra (40) e 1000 stories (15). Dal punto di vista dei mercati la strategia prevede di rafforzare le strutture distributive dirette, su tutti negli USA, ma anche nel Regno Unito, Canada, Svezia, Brasile, Messico, Giappone, Cina e naturalmente in Cile. Questi mercati sono il 77% delle vendite del gruppo. Terzo, un piano di taglio di costi generali da reinvestire in marketing. Il piano punta per il 2022 a 854 miliardi di peso di vendite (614 nel 2018) e 140 miliardi di utile operativo (60 nel 2018!) con un margine del 16.4%. Direi sfidante per usare un eufemismo. Ma ora focalizziamoci sui risultati finanziari, ricordandovi che il 2017 è riesposto per considerare l’effetto di IFRS15, che ha determinato la deduzione dalle vendite di alcune promozioni, prima considerate tra i costi. Quindi meno vendite, meno costi, stessi utili.
- Le vendite sono rimaste stabili a 614 miliardi di peso, con un leggero miglioramento nel secondo semestre (+2%). L’azienda sottolinea che nell’ambito di questo dato le vendite di vino sono cresciute in realtà del 3%, e il prezzo medio di vendita dell’8% in seguito alla strategia di cui sopra, che ha poi determinato un calo del volume di vino venduto del 5%.
- L’Utile operativo cala del 3% a 60 miliardi di peso, con un margine del 9.8%, quindi -0.3% sul 2017. A impattare l’utile sono i minori volume venduti, i costi delle materie prime in rialzo per la scarsa vendemmia 2017 che ha battuto nel 2018, i costi di ristrutturazione e l’assenza del contributo di alcune attività immobiliari vendute. Secondo la presentazione di CyT “rimontando” gli effetti non ricorrenti, l’utile operativo sarebbe in realtà 63.3 miliardi di peso e sarebbe in miglioramento sia in termini assoluti (+1%, si fa per dire…) che in margine sul fatturato (+0.1% dal 10.2% a 10.3%, di nuovo parlare di miglioramento.
- L’utile netto cala dell’1% a 49 miliardi di peso.
- Dal punto di vista finanziario CyT ha incrementato leggermente il debito a 259 miliardi di peso, che corrispondono a 3 volte l’EBITDA, contro 2.7 dell’anno scorso. Il livello del debito resta sotto controllo, soprattutto vista la forte presenza di attività tangibili nel bilancio dell’impresa (390 miliardi di peso, in costante crescita).
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