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E’ venuto il momento di aggiungere un’azienda alla lista di quelle che normalmente analizziamo annualmente: Andrew Peller. Inquadriamola: azienda familiare canadese, quotata in borsa, quasi interamente focalizzata sulla produzione e vendita di vino canadese in Canada. Le esportazioni, principalmente in USA sono meno del 5% del fatturato, così la quota di vini non canadesi e di prodotti “non vino”, anche se recentemente l’azienda è entrata nel segmento del whisky canadese. Perché è il momento? Perché Andrew Peller ha annunciato recentemente una serie di acquisizioni che la porteranno a aumentare in modo significativo la sua taglia, già oggi di tutto rispetto: parliamo infatti di un fatturato tradotto in euro di circa 230 milioni e di un EBITDA di 36 milioni di euro. Come dicevamo, ha annunciato l’acquisto di tre tenute a Okanagan Valley in British Columbia, per un valore di 95 milioni di dollari canadesi, che aggiungeranno circa 25 milioni di vendite alle 340 circa realizzate nell’esercizio chiuso a marzo 2017. Con una capitalizzazione di mercato di 760 milioni di dollari canadesi (500 milioni di euro circa) e dei multipli borsistici molto elevati (15x l’EBITDA e quasi 30 volte l’utile netto), entra a pieno merito tra gli osservati speciali del blog.
- Le vendite sono cresciute del 2% a 343 milioni di dollari a marzo 2017 (che di fatto è un 2016…), mentre hanno mostrato un trend di crescita molto costante del 4% circa sugli ultimi 5 anni. L’azienda opera in un mercato molto sano, il Canada ad esclusione della regione del Quebec di lingua francese, e questo la favorisce. Ha un’impronta decisamente domestica con il 96% delle vendite, dove copre tutte le fasce del mercato del vino.
- I margini sono stati molto stabili nel tempo, su livelli interessanti ma non eccelsi per quanto riguarda le medie del settore. Il margine industriale è tra il 35% e il 37%, l’EBITDA è oscillato tra il 14% e il 16% delle vendite, con un evidente trend di miglioramento negli ultimi esercizi. Infatti, in valore assoluto l’EBITDA cresce dell’8% nell’ultimo esercizio e del 6% medio annuo negli ultimi 5 esercizi.
- L’azienda, prima delle acquisizioni appena realizzate aveva un debito di circa 90 milioni di dollari australiani, pari a un rapporto di 1.6 volte sull’EBITDA, un livello molto contenuto anche considerano la struttura aziendale che ha un livello di magazzino (129 milioni) ma soprattutto di attività tangibili (118 milioni) molto elevato.
- Ciò le ha consentito di mettere a segno queste operazioni. Se riescono a portarle allo stesso margine del gruppo e a crescere un pochino, il debito di salirebbe a 180-190 milioni ma anche l’EBITDA passerebbe sopra quota 60 milioni, il che significa un rapporto di 3 volte, di certo più elevato ma decisamente sostenibile, anche considerando investimenti nell’ordine di 15-20 milioni di dollari (il livello del 2017).
- Appuntamento quindi a quest’estate quando avremo disponibili i dati a marzo 2018 e potremmo quindi analizzare con più precisione l’impatto sui numeri dell’espansione a Okanagan Valley.
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