
Advini ha raggiunto nel 2015 metà strada del suo percorso verso il progetto 2020, che loro chiamano “E-toile 2020”. Diciamo che chi legge questo blog da qualche anno si ricorda dei famosi obiettivi dei 200 milioni entro il 2010 e 250 milioni entro il 2012, poi diventati 300 nel 2013. In realtà a quasi 250 milioni ci sono arrivati (240 per la precisione) ma soltanto nel 2015. Detto questo, Advini sta comunque crescendo e certamente porsi obiettivi sfidanti ma non irraggiungibili è sempre positivo, ti spinge al miglioramento. Nel 2015 il fatturato è cresciuto del 6% e l’utile operativo dell’11%. Non è un cattivo risultato considerando la forte esposizione alla Francia che si sta rivelando, dal punto di vista dei consumi, uno dei mercati più difficili da Novembre in poi (attentati). Chiedete alle società del lusso. Ebbene, Advini rilancia. Come potete vedere dalla slide della loro presentazione punta al 2020 a 500 milioni di vendite e al 10% di margine EBITDA, cioè 50 milioni. Considerando il valore di borsa, circa 120 milioni di euro, e il debito, altri 100, significherebbe “pagare” oggi con 220 miloni di valore di impresa un multiplo di 4.4 volte. Diciamo che per adesso gli investitori di borsa sono più propensi a considerare che, come in passato, l’obiettivo è sfidante e irraggiungibile…anche se gli investimenti sono notevoli. Passiamo ai numeri.

- Le vendite 2015 di 240 milioni di euro sono cresciute del 6%. In Francia nel canale GDO sono cresciute del 4% (contro un +2% del segmento), mentre nel canale tradizionale sono riusciti a mettere a segno un +6% (mercato in calo) e all’estero sono a +8%, contro +3% delle esportazioni francesi (fonte: loro presentazione).
- La strategia verte sulla crescita dei marchi propri, che hanno rappresentato il 30% delle vendite ma ben il 58% del margine lordo. Secondo i piani, di qui al 2020 questi 66 milioni dovrebbero raddoppiare (su 5 anni significa quasi il 20% di crescita ogni anno), oltre a essere corroborati da circa 72 milioni da acquisizioni per diventare circa 200 milioni dei 500 milioni totali, il 40%.
- Per ora, nel 2015 i dati continuano a parlare di margini piuttosto bassi, 6.5% per l’EBITDA, 3.8% per l’EBIT, rispettivamente a 16 e 9 milioni di euro, in crescita del 3% e del 12% rispettivamente.
- La situazione debitoria aumenta a 98 milioni di euro, che corrispondono a circa 6.3 volte l’EBITDA rispetto a 6.1 volte del 2014. L’azienda sta comunque continuando a investire pesantemente. Nel 2015 sono stati spesi 16 milioni di euro, di cui 4 per acquisizioni di aziende vinicole e 11 milioni in immobilizzazioni. A fronte di questo l’azienda ha generato 13 milioni di cassa e distribuito 1 milione di dividendi. Di qui l’incremento del debito di 5 milioni, da 93 a 98 milioni di euro, come dicevamo.
- Così tanti investimenti continuano a mettere sotto pressione il ritorno sul capitale. Con un capitale investito di 170 milioni di euro e un utile operativo di 9, siamo intorno al 5%. Per questo motivo, la valutazione borsistica di 220 milioni circa (valore delle azioni più debito) già sconta un deciso miglioramento degli utili nei prossimi 2-3 anni.


