Lanson BCC – risultati 2014

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Per trovare qualcosa di buono nei numeri di Lanson del secondo semestre (e quindi del 2014) bisogna grattare il fondo del barile. Il forte rallentamento delle vendite nel secondo semestre in Francia, cui il gruppo è molto esposto, ha evidenziato un tema importante: l’azienda fa decisamente più soldi in Francia che all’estero, visto che dalle altre parti, in Europa in particolare. Il quadro è decisamente negativo: i margini di profitto strutturalmente scendono, il debito sale ed è uguale al valore delle bottiglie in cantina. Cosa c’e’ in fondo al barile? Come scrivono nella presentazione, sbattendosene bellamente di spiegare in dettaglio la discesa dei margini, l’azienda possiede ben 122 ettari di vigna nella Champagne. Che valgono in effetti molto (e sempre di più). Quindi la strategia è di creare valore nel lungo termine, anche perchè nel breve si fanno sempre meno soldi… andiamo ai numeri.

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  • Le vendite di 276 milioni sono scese del 4% a livello consolidato, con un calo del 7% in Francia, del 40% in America (irrilevante), del 12% in Asia (di nuovo, irrilevante) e un incremento del 5% in Europa. Non viene fornito da ormai qualche anno il dato sui volumi, salvo che viene specificato che l’andamento dei volumi segue quello del fatturato.
  • Nel secondo semestre le cose sono andate anche peggio, con un calo dell’8% in Francia, l’Europa che da positiva è passata a stabile e tutto il resto del mondo (irrilevante) in forte discesa.
  • Nemmeno il primo trimestre 2015 è partito bene: le vendite sono scesa del 4% a 41 milioni di euro. Ma questo potrebbe essere un dato fuorviante, dato che il primo trimestre rappresenta soltanto il 15% dell’anno…
  • I margini sono decisamente sotto pressione, non tanto a livello di margine industriale, stabile al 38% ma soprattutto perchè non c’è azione di taglio dei costi. Così, il margine EBITDA scende dal 15.7% al 14.1% e il margine EBIT dal 13.6% al 12%. Nel secondo semestre, tipicamente il periodo di picco per i margini, l’andamento è simile: vendite giù del 6% e utili giù del 14/15% a livello operativo.
  • Va un filo meglio a livello di utile netto, dove ha giocato positivamente il forte calo dei tassi di interesse, che ha ridotto a meno del 2% il costo apparente del debito (garantito dal magazzino). L’utile quindi scende del 6% soltanto (-4% nel secondo semestre).
  • Dove si vedono progressi è forse nalla parte finanziaria. Il debito cala leggermente a 474 milioni e il valore del magazzino (e quindi del patrimonio) sale di quasi 20 milioni di euro.
  • Il ritorno sul capitale scende inesorabilmente, siamo ormai al 5% sul capitale investito (prima delle tasse) e al 6.6% a livello di ritorno netto per gli azionisti. Troppo poco.
  • La strategia non cambia: creare valore nel lungo termine e sostenere i marchi. Continueranno a spendere di più in promozione per difendere le posizioni in Francia, mentre la strada della diversficiazione internazionale rischia di essere molto lunga…
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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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