L’India resta una eterna promessa per il mondo del vino, dato che nonostante l’immensa popolazione, la cultura di questa bevanda non riesce proprio a penetrare. La produzione interna non cresce e si pone su livelli molto bassi (173mila ettolitri stimati per il 2014), mentre l’import di vino resta confinato a 30-40mila ettolitri. Come dice Calwine, da cui prendiamo questi dati pubblicati oggi, “L’India è spesso menzionata come un importante mercato emergente per il settore del vino, ma i dati mostrano che le vendite non sono cresciute negli ultimi anni. La metà del vino importato è destinato al segmento Ho.Re.Ca., anche se le catene al dettaglio stanno cominciando dedicare spazio al vino di qualità. Purtroppo nel canale al dettaglio, la scarsa conoscenza dei marchi internazionali e gli elevati dazi doganali, spingono i consumatori verso i prodotti locali”
La nostra analisi mostra come il dominio francese si stia gradualmente diluendo, particolarmente riguardo ai volumi, e che la posizione dell’Italia, terzo paese esportatore, si stia rafforzando. Come abbiamo detto sopra, l’India resta un paese con volumi ridicoli, che oltretuttto stanno calando in modo piuttosto sensibile nell’aggiornamento a luglio 2014. Analizziamo qualche dato insieme nel resto del post.
- Come dicevamo, la produzione locale è stata mediamente negli anni tra 150 e 170mila ettolitri, di cui una porzione di circa 31mila (in costante crescita) è fatta di vini fortificati, quindi porto/sherry. A fronte di una produzione di 173mila ettolitri nel 2014, le importazioni di vino sono stimate a 34mila ettolitri, le esportazioni di vino indiano a 18mila ettolitri, per un consumo apparente di circa 190mila ettolitri nel mercato.
- Se guardiamo questo dato di consumo apparente nel tempo, notiamo un certo trend di crescita (il medesimo dato era 146mila nel 2009 e 175-180mila nel 2010-12.
- Dopo un picco di importazioni di 44mila ettolitri nel 2011, l’India ha cominciato gradualmente a importare meno prodotto estero, scendendo a 40mila ettolitri, e mostrando una ulteriore riduzione di 6mila ettolitri nei primi 7 mesi del 2014.
- La Francia detiene una posizione storicamente importante, così come in tutti gli altri paesi asiatici. Come capita spesso, il secondo esportatore è l’Australia, che per vicinanza geografica e culturale spesso detiene buone quote di mercato.
- L’Italia viene subito dopo, con una posizione che potete vedere dai grafici: una quota di mercato a valore attualmente vicino al 12% e a volume del 14%, contro il leader francese che continua ad avere il 40% circa del valore del vino importato ma soltanto il 21% dei volumi. L’Australia, che ha sempre avuto una quota tra il 10% e il 12% (e spesso è rimasta dietro l’Italia) ha assunto negli ultimi mesi un ruolo più importante, e nei dati gennaio-luglio mostra una quota di mercato del 15%.
- Dietro questi tre, poco. Gli USA hanno una quota dell’8%, poi viene il “riexport del Regno Unito” nella ex colonia, che probabilmente sarà per la maggior parte vino francese, con un altro 8%. Cile, Sud Africa sono al 3%, con la Spagna e la Nuova Zelanda al 2%.
Io ho letto che oltre la metà del vino italiano è destinato all’esportazione. Confermate?
http://www.4minuti.it/news/ontiziano-motti-vino-estero-meta-vendemmia-2014-0078109.html
Salve Alina. No, non concordo sul fatto che si esporti più del 50% (non che non vorrei peraltro). Un po’ meno del 50%, siamo intorno a 20 milioni di ettolitri esportati su produzioni medie tra 40 e 45 milioni di ettolitri. Tenga conto che dovrebbe in teoria confrontare i dati di export del 2014 con la produzione degli anni precedenti…
Marco