
Commentiamo il rapporto Mediobanca, cominciando “a volo d’uccello” con una panoramica di quello che è successo nel 2011 (perché di questo anno si parla). Ricordo che si tratta del cumulo dei risultati di 108 aziende vinicole con oltre 25 milioni di vendite e che I Numeri del Vino procede a una sorta di concatenazione di questi dati con quelli del passato per fornire un quadro di lungo termine di sviluppo del settore. Quali sono le principali evidenze del rapporto sul 2011? (1) Evoluzione molto positiva delle vendite (+9%, di cui +13% all’estero) che dovrebbe essere continuata nel 2012 (+7%) a fronte dei forti rincari delle materie prime e della spinta delle esportazioni; (2) riduzione dei margini di profitto (MOL sulle vendite dal 9.6% al 9.3% a fronte di un incremento dei consumi dall’80% all’80.8% del fatturato), che risulta ancora più evidente ove si considerino soltanto le aziende, escludendo le cooperative. Ciò implica che l’aumento dei costi delle materie prime e del personale ha “mangiato” praticamente tutto l’incremento delle vendite; (3) un pesante calo degli investimenti nel settore, i più bassi dal 2000 a questa parte sia in valore assoluto (meno di 200 milioni per queste aziende) che in termini relativi (per la prima volta sotto il 4% delle vendite). Proprio quest’ultimo dato è forse il più importante indicatore su cui ragionare in futuro: anche il mondo del vino sta “disinvestendo”? Il grafico proprio proprio qui sotto nel post vi mostra chiaramente che non sembra essere soltanto una tendenza di breve termine… secondo il rapporto nel 2012 gli investimenti si sarebbero ripresi del 10%. Vedremo.

- Le vendite cumulate delle 108 aziende sono salite del 9% a 4.9 miliardi di euro nel 2011, di cui il 49% all’export, in crescita del 12.6% e il 51% in Italia, +5.6%. La crescita è stata la medesima per il sotto campione delle aziende e delle cooperative, con un piccolo vantaggio per le aziende vinicole nell’andamento delle vendite all’estero e un andamento leggermente meglio per le cooperative in Italia. Insomma si ripete il copione degli scorsi anni.
- Le anticipazioni per il 2012 parlano di un ulteriore incremento del 7% delle vendite, che quindi dovrebbero essere salite a 5.3 miliardi di euro, con un’evoluzione migliore per l’export (+9%). Invece per il 2013 si prospetta un incremento molto più moderato.
- Come abbiamo anticipato i costi delle materie prime hanno avuto un impatto. Il peso dei consumi è salito dello 0.8% sulle vendite, determinando un calo del margine MOL dal 9.6% al 9.3% delle vendite. Tale calo per le aziende vinicole risulta più pronunciato, riducendosi dal 12.9% all’11.8% delle vendite. In termini assoluti il MOL delle 108 aziende è comunque cresciuto del 5% a 459 milioni, tutto a fronte di un incremento per le cooperative (è stata fatta una riclassificazione rispetto ai dati degli anni passati), mentre escludendo le cooperative è rimasto stabile a 316 milioni: in altre parole, l’incremento dei costi delle materie prime si è mangiato tutto il miglioramento delle vendite.
- L’Utile netto cumulato scende da 142 milioni a 99 milioni, a fronte di oneri finanziari stabili su un debito stabile, ammortamenti ancora in leggero incremento e una voce “altri” che pesa per praticamente tutta la differenza.
- Il capitolo patrimoniale ci apre alla questione degli investimenti. Il settore ha investito 188 milioni di euro, pari al 3.8% delle vendite e contro ammortamenti di 206 milioni, implicando quindi che “il capitale consumato non è stato rimpiazzato”. È la prima volta che accade dal 2000 a questa parte. Anche considerando il 10% in più che Mediobanca anticipa per il 2012, non si andrebbe molto sopra.
- Il debito resta stabile a 2.2 miliardi di euro, cioè circa 5 volte il MOL (qui va considerato l’apporto delle cooperative che sono intorno a 8x) e in leggera riduzione se rapporto dal patrimonio netto dal 79% al 77%. Guardando i dati si nota che la generazione di cassa di circa 115/120 milioni è stata “mangiata” dall’aumento del capitale circolante e dalle partecipazioni.
- Con un capitale investito di 5.2 miliardi di euro, il ritorno sul capitale resta intorno al 5%. Anche escludendo le cooperative non si supera il 7%. Ancora poco per attirare gli investimenti… proprio il nodo di cui si parlava poco fa…






