Santa Margherita – risultati 2011

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Santa Margherita ha messo a segno nel 2011 un incremento delle vendite del 6%, ma ha realizzato un utile sostanzialmente allineato allo scorso anno, in seguito a un leggero calo del margine operativo e di maggiori oneri finanziari sul debito. Tutti i marchi vanno bene, Cà del Bosco e i marchi piccoli in particolare, gli investimenti continuano a essere significativi. Oggi la maggior parte del post la gioco in modo differente: Santa Margherita è un grosso generatore di cassa, i due terzi circa vengono prelevati dall’azionista, sostanzialmente tutto l’utile netto, nell’ambito di una politica finanziaria integrata nel gruppo Zignago (Santa Margherita ha un solo azionista). Il debito di Santa Margherita è ancora moderato ma certamente più alto di 5 anni fa. Come va interpretato questo incremento del debito? Come dicevo prima, dopo un confronto con l’azienda, bisogna considerare Santa Margherita parte di un gruppo allargato: la sua cassa o il suo debito non sono “indipendenti” ma legati al resto del gruppo Zignago. In altre parole, il debito cresce ma ciò non rappresenta una minaccia per la capacità di investire o per la solidità finanziaria dell’azienda.

  • Le vendite italiane crescono del 3%, quelle all’estero dell’8%, salendo dal 58% al 60% del totale di 91 milioni. Il marchio Santa Margherita fa +3.5%, in decelerazione rispetto al 2010 e resta sotto il massimo storico del 2008. Continua invece la crescita di Cà del Bosco che raggiunge 24 milioni di euro, +9%. Pile e Lamole (dove Santa Margherita sta portando avanti un investimento importante) e Torresella sono in crescita di oltre il 30%.
  • Il MOL è influenzato sia da un leggero incremento degli acquisti che del personale. La crescita è del 3% a 25 milioni, il margine scende dal 28.2% al 27.6%. Un livello molto elevato comunque. Sotto, gli ammortamenti salgono per gli investimenti, gli oneri finanziari per il maggior debito (dividendi, investimenti ma anche capitale circolante sono in crescita), per cui si arriva in fondo a 12 milioni di euro, praticamente invariato rispetto al 2010.
  • La generazione di cassa nell’anno è stata invariata a 18 milioni. Di questi 11 milioni sono andati a dividendo (quello dell’anno scorso). Qui possiamo guardare le cose un po’ più da lontano: Santa Margherita ha investito negli ultimi 5 anni 43 milioni di euro (tra cui un investimento pluriennale di 55 milioni in un impianto produrre elettricità da biomasse), gli azionisti si sono appropriati attraverso i dividendi di 51 milioni di euro, l’azienda ha dal 2006 al 2011 incrementato il debito da 21 a 48 milioni di euro. Di questo incremento, circa 16 milioni è andato in capitale circolante, cioè in magazzino e crediti verso clienti, al netto dei debiti verso fornitori. Il calcolo è presto fatto: 51+43-27=67 milioni di cassa generata dall’attività sui 5 anni, cioè 13 milioni all’anno. Se “ritraessimo” la crescita circa 16 milioni.

È giusta la strategia di pagarsi il 92% dei profitti in dividendo? Normalmente sì, fintanto che la struttura finanziaria dell’azienda lo consente. Ma in questo caso, Santa Margherita è totalmente integrata al gruppo Zignago. Nel 2005 Santa Margherita aveva 21 milioni di debito con 18 milioni di MOL, quindi un rapporto di 1.1x. A fine 2011 il rapporto sfiora 2x, 48 milioni di debito con 25 milioni di MOL.

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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

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