Carlo Pellegrino e’ riuscita nel 2009 a mantenersi sopra il punto di pareggio, chiudendo i conti addirittura un po’ meglio che nel 2008. Nello stesso tempo, grazie a una attenta politica di contenimento degli investimenti, il debito e’ sceso, con un significativo miglioramento dei parametri della struttura finanziaria. Le vendite sono leggermente cresciute, con un continuo e graduale spostamento fuori dai confini italiani, dove invece il fatturato ha continuato la graduale discesa iniziata nel 2007. L’azienda e’ moderatamente ottimista sul 2010 e prevede un miglioramento dei risultati 2009; le vendite, pero’, nel primo trimestre dell’anno sono state stabile rispetto allo scorso anno. Inoltre, Pellegrino sottolinea un aspetto non da tutti colto: le estirpazioni di vigneti finanziati dall’UE (73mila ettari nel 2008-09 e ulteriori 55mila attesi nel 2009-10) provocheranno un incremento dei costi dei prodotti di fascia bassa, riducendo quindi ulteriormente la competitivita’ dei nostri vini nei confronti di quelli dei prodotti extra UE. Un motivo in piu’ per andare verso produzione di maggiore qualita’…
Le vendite sono cresciute da 16 a 16.3 milioni, mentre le vendite lorde hanno raggiunto i 19.2 milioni, con un incremento del 3% (+1.8% per le vendite nette). Pellegrino ha ulteriormente incrementato l’esposizione estera: il fatturato e’ stato in crescita del 13%, contro un -2% registrato in Italia. Di conseguenza le vendite all’estero sono oggi il 27% del totale. In Italia le vendite verso la GDO (che rappresentano circa il 43% del totale) sono rimaste stabili (+0.1%)… se confrontate questo dato con il -2% del totale italiano, potete dedurre che andamento ha avuto la fetta rimanente del 57% del fatturato domestico.

I margini sono migliorati rispetto al 2008, anche se restiamo molto lontani dai livelli pre-crisi. Il MOL e’ salito da 1.1 a 1.7 milioni di euro, cioe’ dal 7% a poco piu’ del 10% delle vendite; nel 2005-07 Carlo Pellegrino ebbe un margine di circa il 17%. La dinamica dei costi mostra un incremento dei costi del personale del 16% (interamente dovuto a un onere straordinario e quindi destinato ad essere riassorbito nel 2010), mentre i costi di approvvigionamento sono in calo del 5% e gli altri costi (servizi principalmente) scendono del 9%. Se gli ammortamenti (e le svalutazioni dei crediti) non fossero cresciuti di oltre il 20%, i risultati sarebbero stati molto migliori; invece, l’utile operativo e’ rimasto molto vicino al punto di pareggio (0.3 milioni) e l’utile netto in pareggio (0.1 milioni). Gli azionisti hanno deciso di distribuire la quasi totalita’ dell’utile netto a titolo di dividendo.

La struttura finanziaria e’ migliorata, come dicevamo, con il debito in discesa da 5.4 a 4.5 milioni, ormai completamente a breve termine. Pellegrino ha circa 0.5 milioni da incassare per contributi a fondo perduto in relazione a investimenti fatti in passato. Il capitale circolante e’ invece cresciuto da 9.6 milioni a 10.2 milioni, in virtu’ di un incremento di 0.8 milioni del magazzino. Il patrimonio netto e’ rimasto stabile, dopo il balzo del 2008 in seguito alla rivalutazione dei cespiti. Ne deriva un quadro dove il debito/MOL migliora a un tranquillissimo 2.6x volte, e il debito sul patrimonio scende dal 25% al 21%. La generazione di cassa e’ salita da 1 a 1.6 milioni, mentre gli investimenti sono calati a 1 milione.