La questione australiana e’ stata toccata poche settimane fa e si riverbera nei numeri e nei commenti relativi alle esportazioni di vino a fine 2009. Diciamo subito che l’Australia ha smesso di emettere un report mensile completo di numeri per passare a un piu’ discorsivo documento trimestrale: siccome in questo documento di numeri ce ne sono pochi, non siamo in grado di alimentare la vecchia e molto utile serie di dati; quando i numeri cominciano a fare veramente male, meglio passare alle parole e a non scriverli proprio tutti… Che cosa e’ successo all’export australiano? Nel 2009 le esportazioni sono calate dell’8% in valore e cresciute del 10% in volume, con un conseguente calo del 16% del prezzo medio, sceso per la prima volta nella storia sotto i 3 dollari australiani al litro. Colpa del forte aumento delle vendite di vino sfuso, ma anche della crescente tendenza a imbottigliare nel mercato di destinazione invece che in quello di origine… Che cosa vedono nel futuro? La grande opportunita’ della Cina, che rappresenta ancora poco delle esportazioni (6%), ma che sta crescendo a un ritmo tumultuoso (+77% nel 2009).
I quantitativi sono ormai in recupero da fine 2008 e hanno raggiunto a fine anno i 7.6m/hl. Il punto minimo lo avevano raggiunto a fine 2008 a 7m/hl. Quello che invece non e’ arrivato ancora al minimo e’ il valore delle esportazioni, che e’ sceso poco sotto AU$2.3 miliardi. In questo senso, va detto che il dollaro australiano, dopo aver subito una forte svalutazione nel corso del 2009 e’ in fase di recupero. A Gennaio 2010, il cambio e’ migliorato di circa il 20% rispetto allo stesso periodo del 2009.

Da dove origina questo incremento dei volumi? Gli australiani stanno cercando di smaltire le scorte di vino vendendo piu’ vino sfuso (+1.2m/hl, contro un -0.5m/hl per i vini imbottigliati). Nel 2009 l’Australia ha esportato il 39% dei suoi volumi sfuso, contro il 26% del 2008. Di conseguenza, la quota di vino imbottigliato sul totale e’ scesa al 60%. Secondo il report australiano, il 75% del calo del prezzo mix (-16%) e’ dovuto a questa variazione di mix. Gli australiani dicono anche che se si depura il dato per il vino sfuso che poi viene imbottigliato prima della vendita (cioe’ imbottigliato nel mercato di destinazione invece che all’origine), questa percentuale scenderebbe dal 39% al 31%.

Si tratta di dati fuori linea con gli altri paesi? Presumibilmente no, a guardare il grafico che gli australiani stessi ci forniscono (Fonte: World Atlas), dove si vede quanto e’ la quota dei vini sfusi sul totale delle esportazioni (dati 2006 salvo l’Australia). Come vedete il 39% dell’Australia non e’ un numero cosi’ fuori linea, soprattutto se confrontato con altri paesi del nuovo mondo come Cile (40%) e Sud Africa (50%).
Il finale resta comunque triste per l’industria vinicola australiana: nel 2009 hanno esportato praticamente lo stesso quantitativo di vino del 2007 (7.8m/hl), ma hanno incassato il 25% in meno: sara’ il cambio, la sovrapproduzione, la concorrenza. Il fatto e’ che per coloro i quali possiedono i vigneti (e di conseguenza hanno costi fissi molto elevati), tirare la riga a fine anno non e’ senz’altro piu’ un piacere…