Fonte: Federdoc
Mentre costruivo questo post sulla produzione di vini DOC in Puglia (fonte: Federdoc), mi sono fermato una serie di volte a ricontrollare i numeri, per verificarne la correttezza, cioe’ la corrispondenza tra quello che pubblica Federdoc e il mio file excel. Verificata questa corrispondenza subentrava lo stupore di guardare a dei numeri incompleti e, in alcuni casi, probabilmente sbagliati. E subito dopo, il pensiero era di cancellare questo post, di non pubblicarlo. Ho pensato invece di procedere per una serie di motivi che includono la necessita’ di sottolineare ancora una volta le cose che non funzionano ma anche la consapevolezza che io ho pur dedicato un’ora del mio tempo a raccogliere questi dati, e non utilizzarli (e consentire a chiunque di farlo) non era il caso. Parliamo quindi dei dati DOC della Puglia, regione che produce 5.7m/hl di vino nel 2007, di cui circa 0.8m/hl sono di vini DOC secondo ISTAT e circa 0.4m/hl secondo Federdoc.
In Puglia le DOC importanti si contano sulle dita di una mano: sono Salice Salentino, Primitivo di Manduria, Castel del Monte e San Severo. I dati pero’ non sono univoci: dal punto di vista produttivo il Salice Salentino supera tutti con 100mila hl, seguito da Castel del Monte con 73mila. Dal punto di vista delle superfici, dopo il Salice Salentino (2142 ettari) viene il Primitivo di Manduria (1899). Purtroppo nel caso del Primitivo secondo Federdoc questa grande superficie produce soltanto 17600 quintali di uva, il che equivale a 9 quintali per ettaro e, di conseguenza, 12361 ettolitri di vino.

Detto questo, e’ chiaro che parlare di numeri totali (che sono peraltro quelli della tabella di intestazione del post) diventa difficile. Ci sono altri buchi: mancano il numero di iscritti di alcune DOC, di altre non ci sono le superfici denunciate. Considerando che si tratta di dati che vengono prodotti con circa 18 mesi di ritardo rispetto alla vendemmia, diciamo che la situazione non e’ proprio delle migliori.
E io con questo mi fermerei. Valgono naturalmente le medesime considerazioni sulle altre regioni: ci sono troppe DOC che producono poco (se i dati sono corretti). In Puglia ci sono 26 DOC per 400mila hl di vino. Anche se fossero 800mila come dice ISTAT sarebbe sempre troppo poco. 26 DOC di una dimensione sensata dovrebbero produrre 2m/hl di vino. Almeno.
Viene da chiedersi se la lacunosità dei dati voglia mascherare la situazione da te evidenziata (troppe doc “inutili”) ma, purtroppo è più probabile si tratti di un altro indizio sull’utilità dei consorzi DOC…
Ricevo questo messaggio dalla segreteria di Federdoc che pubblico integralmente.
“In riferimento al commento sui dati produzione vini doc e docg – Puglia – estratti dalla nostra pubblicazione “VQPRD D’ITALIA – EDIZIONE 2008” pubblicato nel sito “I numeri del Vino” siamo a precisarLe che tali dati vengono forniti direttamente dagli Uffici Agricoltura – Albo Vigneti delle Camere di Commercio I.A.A., sulla base delle denunce delle uve effettuate, e successivamente verificati dai Consorzi di Tutela prima della stampa. Nel restare a disposizione per eventuali chiarimenti, si coglie l’occasione per inviare i migliori saluti.”
Marco Baccaglio
Ritengo che quando la qualità di un vino raggiunge determinati livelli, sia giusto sugellarne l’importanza e l’unicità attraverso una denominazione di origine, che tuteli e promuova sul mercato – tra le altre cose – anche la storia, le tradizioni e le peculiarità del territorio di produzione.
A mio parere, inoltre, la diversità delle zone viticole pugliesi, in una regione che si estende da un capo all’altro per oltre 400 km, giustifica la presenza delle varie doc esistenti, anche se i quantitiativi di vino prodotti possono sembrare limitati.
Non dimentichiamoci che quantità non fa rima necessariamente con qualità…
Un saluto a tutti gli amanti del buon vino e del bere responsabile,
Elisabetta
Ciao Elisabetta, io invece non sono d’accordo con te. La tipicita’ di un vino DOC che si produce in meno di 10000 ettolitri e’, a mio modo di vedere, uno spreco di risorse pubbliche. Secondo me esiste un confine tra l’interesse pubblico a supportare un settore di attivita’ privato (come la produzione di vini DOC) e l’interesse privato (di un numero di soggetti non sufficiente a raggiungere una dimensione “pubblica”) a utilizzare risorse pubbliche (tangibili o intangibili, come la stessa effigie di DOC).
Quindi per me un gran numero di DOC Italiane dovrebbero, in un ideale ristrutturazione della struttura regolamentare, finire collassate nelle grandi DOC regionali di ricaduta. Poi sulla retroetichetta vale tutto. E se la tradizione e la tipicita’ ci sono per davvero (in senso intrinseco) non pensi che il prodotto si imporrebbe ugualmente?
bacca
Ho scritto una ulteriore serie di domande a Federdoc, chiedendo quanto segue.
– se i dati non sono “farina del vostro sacco”, come mai comunque pubblicate delle statistiche cosi’ incomplete per certe regioni (vedi la mancanza della produzione di marsala nel 2006 in Sicilia)?
– i vostri dati sono clamorosamente diversi da quelli di ISTAT (generalmente molto piu’ bassi). Non c’e’ nessun contatto o collaborazione tra voi?
Il dr. Ettore Pisani mi ha cordialmente risposto a stretto giro quanto segue:
“- I dati pubblicati da Federdoc vengono forniti dalle Camere di Commercio Italiane, ossia gli organismi proposti alla gestione delle rivendicazione delle uve e alla certificazione dei vini. Quelli sulle rivendicazioni, quindi delle quantità di uve destinate alla produzione di un determinato vino DOCG/DOC, sono gli unici dati certi del settore, anche se da intendere “grossolani” in quanto non tengono conto di tutte quelle quantità che vengono destinate ad altre produzioni, oppure passano da una Denominazione all’altra o addirittura declassate (purtroppo statisticamente non vi è modo di poter recuperare questi dati). La Federdoc è l’unico organismo in Italia che da anni raccoglie ed elabora queste informazioni spesso prese in considerazioni da organismi quali ISMEA, ICE, Ministero delle Politiche Agricole. Con l’ISTAT purtroppo non abbiamo mai avuto una forma di collaborazione o scambio di informazioni.
– Ci è capitato che qualche Camera di Commercio non fosse in grado di comunicarci i dati necessari, in questi casi vengono richiesti al Consorzio di Tutela (dove è presente). Se lo stesso Consorzio non ha a disposizioni tali informazioni segnaliamo il dato mancante.”