L'evoluzione delle abitudini di consumo di vino – studio Vinflhor

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Leggo questo studio Viniflhor mentre in un periodo in cui sono molto sensibile al cambio delle abitudini di consumo. Mi passano per la testa, tutte insieme, le statistiche del Vinitaly che parlano di un incremento del 16% delle vendite di vino in bottiglia sopra i 5 euro, quelle di ISMEA dove la quotazione dei vini da tavola sta riperdendo quota, i dati pubblicati e ripubblicati sull’eccesso di produzione in Italia, ma anche in Spagna. E quindi mi trovo a leggere uno studio Viniflhor che fa quadrare il cerchio: ci dice come sono cambiate le abitudini di consumo dei francesi nel corso degli ultimi 10 anni. E queste statistiche non fanno altro che dirci di nuovo le stesse cose: il mercato sta cambiando, la gente beve sempre meno frequentemente vino e, per questo motivo, probabilmente cerchera’ di berne di piu’ buono (io faccio parte della categoria e mi ci ritrovo perfettamente). Ma questi numeri ci dicono anche che aumenta anche la gente che di vino non ne vuole sapere. Potrebbe forse darsi che sta cambiando la nostra cultura? Che gli italiani o i francesi di oggi non siano piu’ quelli di 10 anni fa a causa dell’immigrazione? A voi le risposte, dopo aver letto questi bei numeri…


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I read this study Viniflhor in a period in which I am very sensitive to changing consumer habits. I just reviewed the statistics of Vinitaly with the 16% increase in sales of bottled wine over 5 euros, ISMEA showing the prices of table wines moving down, the published data on excess production in Italy, but also in Spain. And then I read this study Viniflhor that is just adding to all this : it tells us how the consumption habits of the French people changed in the last 10 years. And these statistics tell us again the same things: the market is changing, people are drinking less and less frequently wine and for that reason probably they are trying to drink better products (I am part of this category). But these numbers also tell us that it is increasing the part of population not drinking at all. Is our culture changing? Is maybe due to the fact that Italians or French of today are not the same of 10 years ago because of immigration?

Il sondaggio e’ relativo a 1000 telefonate. La prima domanda e’ quale e’ l’occasione in cui si beve vino. Le risposte ci dicono una cosa sorprendente: il 51% delle persone beve vino durante l’aperitivo, contro soltanto il 36% di 10 anni fa. Fortunata Campari, direi. La seconda sorpresa e’ che la penetrazione del vino nel ristorante e’ calata di 5 punti. Non un dramma, sicuramente, restiamo sempre su un livello dell’80%, contro il 51% dell’aperitivo. Ma sicuramente, questo e’ il secondo numero che ha avuto una variazione significativa. Tutti bevono in compagnia (97%), meno della meta’ beve vino durante i pasti.
The survey is made on 1000 calls. The first question is about when people drink wine. The answers tell us something surprising: 51% of people is drinking wine before dinner, as opposed to only 36% of 10 years ago. Lucky Campari, I would say. The second surprise is that the penetration of wine in the restaurant is down 5 points. Not a tragedy, of course, always remain at a level of 80%, against 51% the aperitif. But surely, this is the second number that changed. All people drink when with friends (97%), less than half drink wine during meals.

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Le crescite sono state corrette per l’aumento della popolazione francese in 10 anni. Diciamo il 6% (altro che noi italiani). Quindi, come vedete il consumo di vino al ristorante e’ probabilmente stabile in valore assoluto, quello durante l’aperitivo e’ cresciuto del 50%. Un chiaro segnale a beneficio dei vini bianchi e dei vini spumanti, visto cosi’.
The growth rates were corrected for the increase of the French population in 10 years. Let’s say 6% (more than the Italians). So, as you can see the consumption of wine in restaurants is probably stable in absolute terms, while in the aperitif time it grew by 50%. A clear signal in favor of white wines and sparkling wines.


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Passiamo alla seconda domanda, che e’ quella che focalizza il tema dell’introduzione. Quante volte si beve vino. I bevitori abituali scendono dal 23% al 15% della popolazione, quelli saltuari sono stabili, quelli molto saltuari sono in crescita dal 31% al 37%. C’e’ pero’ un 3% che da fastidio, obiettivamente: quello di chi non beve per nulla vino, dal 23% al 26% della popolazione.
Let’s move to the second question, focusing on the the theme of the introduction. How often do you drink wine? The habitual drinkers are down from 23% to 15% of the population, the 1-2 per week category is stable, very occasional ones are growing from 31% to 37%. There is an annoying 3% incremental penetration of those who do not drink wine at all, from 23% to 26% of the population.

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Guardiamo di nuovo i tassi di crescita corretti per l’aumento della popolazione. Se questo e’ vero i bevitori abituali sono in calo del 29%: la tomba del vino da tavola a meno di 1 euro al litro. Quelli che bevono 1-2 volte alla settimana probabilmente sono almeno da 3-4 euro a bottiglia e sono stabili, quelli del vino bevuto raramente probabilmente si possono pemettere di spendere piu’ di 5 euro. Costoro sono il 20% in piu’ di 10 anni fa. E intanto il 25% della popolazione in piu’ del 1998 sembra non bere vino…
Look again at growth rates adjusted for population growth. If this study is true habitual drinkers have fallen by 29%: the tomb of the table wine at less than 1 euro per liter. Those who drink 1-2 times a week are probably at least 3-4 euro a bottle and are stable, those who rarely dring wine, might probably arrive to spend more than 5 euros. They are 20% more than 10 years ago. Meanwhile 25% of the population more than 1998 seems not to drink wine …

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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

8 Commenti su “L'evoluzione delle abitudini di consumo di vino – studio Vinflhor”

  • paolo

    Sono numeri bassi , anche se il campione analizzato è piccolo, ma fanno rabbrividire. Se così fosse anche nel resto d’Europa e non siano molto distanti da quei dati, dobbiamo riflettere su quali danni provocherà la dissennata legge 479/08: un enorme surplus che nessuno acquisterà.

  • Lizzy

    Sarebbe interessante focalizzarsii di più su coloro che non bevono vino per nulla: chi sono? che età hanno? sono uomini o donne? qual’è la loro fascia di reddito? e quale religione professano? la mia sensazione è che ci siano molti non-appartenenti alla cultura mediterranea. E anche che sia in atto, da tempo, come vado ripetendo, una sorta di neo-colonialismo culturale: uno scopiazzamento di abitudini e stili di consumo che non appartengono alle culture del bacino mediterraneo – abituate da sempre a bere vino a tavola – ma piuttosto a quelle dei popoli nordici/anglosassoni, tra i quali il vino è una novità, e il consumo di alcol non certo un ingrediente della dieta.

  • bacca

    L’aspetto culturale e demografico sono secondo me molto importanti.
    Sull’arco di 10 anni credo che si possa delineare un quadro molto chiaro (e mi perdonerete se faccio un’analisi che parte dal mio piccolo paese): la popolazione italiana sta cambiando e sta diventando multietnica.
    Poi, come dice Lizzy, abitudini del nord Europa o americane vengono fatte proprie da alcuni giovani.
    Dall’altro lato, la generazione del bottiglione di vino va estinguendosi, e viene sostituita da una popolazione (numericamente più limitata) che ha stili di vita sedentari e non può per certi versi permettersi le calorie dei suoi predecessori (penso anche al burro, per esempio, non solo al vino).

    Un mix esplosivo che ha già portato il consumo di vino in Italia da 36 milioni di ettolitri degli anni 80 a 26 milioni.
    Io credo che un -3% all’anno sia molto prevedibile: perderemmo altri 7 milioni di ettolitri. 4% all’anno? 9 milioni.

    Altro che estirpare qualche 10000 ettari, caro Paolo!

    bacca

  • paolo

    Sono parzialmente d’accordo con entrambi perchè lo scopiazzamento dei costumi non avviene solo da noi.
    Ne è un esempio il fatto che in Germania il consumo di birra è in costante calo, mentre quello del vino è in costante aumento persino in un periodo di crisi come questo, addirittura i Tedeschi riscoprono i loro vitigni autoctoni.
    La latina ignoranza del parlamento europeo, semmai, è stato nella legge 479/08 il capitolo dove si concede l’uso dello zucchero, dei mosti e quindi della distillazione obbligatorio. Nessuno si è mai chiesto, lo stesso errore delle quote latte, quanto i paesi producono e quanto effettivamente consumano. Che senso ha estirpare ora per pacificare le cose tra governi se poi tra 3 anni ognuno potrà fare tutto quello che vuole? E’ un suicidio culturale ed economico, perchè le zone vocate del vino in Europa sono note, è inutile illudere i produttori che si possa piantare qualsiasi cosa dovunque, lo stesso vale per il riso, il malto, la barbabietola, il pomodoro, l’olio etc. E quando si prendono queste decisioni, gli usi ed i costumi dei consumatori vengono sempre ignorati. Questo è grave.

  • Martin

    Spero che non si riinventa “Wine-Breezer” ed altre diavolati per giovani, per sistemare le enorme quantità di vino che non trovano mercato in bottiglia e altri canali tradizionali. Le conclusioni suonano duro per zone senza nome, con grandi quantità e prezzi bassi.

  • Giampiero alias Aristide

    Dietetica proibizionista e, soprattutto, Islam, miei cari. Altro che “neo-colonialismo” culturale! In Francia il peso della popolazione di religione islamica è assai elevato (come sarà da noi tra non molto). Anche se vivono sulle rive del Mediterraneo, come è noto i fedeli musulmani non consumano alcol. Concordo che queste indagini debbano indicare chiaramente la composizione demografica dei campioni.

  • Pierpaolo Penco

    Mi dispiace contraddire Giampiero, ma non è solo una questione di Islam. Da un lato la Francia importa vino dal Magreb, il cui target sono proprio le popolazioni immigrate (una parte delle quali beve vino).

    Dall’altro, è una questione sia di sesso (gli uomini bevono 3 volte di più delle donne, 96 litri contro 29 all’anno) che generazionale (al 70% dei giovani sotto i 25 anni il vino non piace).
    Ne è prova l’aumento del consumo quotidiano di acqua minerale e di soft drink (come ho scritto su

  • Tomaso Armento

    Sarebbe interessante, per capire se il fenomeno è percepito davvero anche agli alti livelli del vino, quindi se c’è una aumento della spesa pubblicitaria per la promozione e la conoscenza rivolta al consumo consapevole del vino.

    Io credo che più si va avanti più si debba pensare a questo aspetto, educare al piacere del bere, soprattutto ai giovani per capire cosa vuol dire distinguersi per cultura ed eleganza dagli eccessi che annebbiano la mente: da una ricerchina che avevo fatto era emerso che sono proprio i giovani i disaffezionati al vino quotidiano….

    Saper bere è cultura, come saper mangiare rispetto ad abbuffarsi….

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