Esportazioni di vino italiano – aggiornamento a gennaio 2009

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[English translation at the end of the document]
Il dato di gennaio delle esportazioni di vino italiano è stato particolarmente negativo: le esportazioni sono calate del 16% su gennaio 2008, e questa volta lo hanno fatto invariabilmente tutte e tre le categorie di export: -15% per i vini imbottigliati, -18% per i vini sfusi e -21% per i vini spumanti. Bisogna dire che Gennaio, insieme a Agosto, sono i mesi meno significativi. Tuttavia, questo calo si inserisce in un contesto più ampio dove le discussioni circa il calo degli scambi internazionali e la recessione sono predominanti. Se così è, dobbiamo però concederci una consolazione: primo, il vino italiano continua a essere sopra lo zero sulla tendenza annua; secondo, uno dei mercati chiave per le esportazioni italiane è la Germania, che è unanimemente considerata l’ancora di salvezza di tutta l’Europa, quella che ci tirerà fuori dai problemi (e le nostre vendite di vino in Germania vanno ancora abbastanza bene); terzo, il principale malato attuale, gli USA, beneficeranno nel 2009 del rafforzamento sensibile del cambio. Tutto questo quadro per dire che, anche se probabilmente andremo in negativo in corso d’anno con le esportazioni, ci sono le premesse per sperare che il tutto non si trasformi in una debacle.


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Le esportazioni di gennaio sono state 199 milioni per un totale di 1.12m/hl, -16% e -14% rispettivamente. Preso così, il dato è chiaramente il peggiore dal 2006 a questa parte, per ciascuna categoria, oserei dire. I vini imbottigliati fanno 156 milioni, -15.5%, con un crollo del 35% in USA, del 17-18% in Canada e Regno Unito e un calo più moderato del 6% in Germania. I vini sfusi fanno un -18%, con un -20% in Germania, e un crollo del 60-70% dei volumi spediti in Est Europa (Ungheria e Repubblica Ceca su tutti). I vini spumanti sono quelli più colpiti (-20%, ma vengono da mesi gloriosi), con un -25% sul Regno Unito e cali del 75-80% delle spedizioni in Spagna e Russia.

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Dove ci porta tutto questo? In ragione d’anno, siamo ancora sopra del 2%, a 3547 milioni (con volumi marginalmente sopra 17.5m/hl), con un +0.6% per i vini in bottiglia, +3.3% per i vini sfusi e un +11% per gli spumanti. A febbraio, le esportazioni dovranno fronteggiare un nuovo scoglio: le esportazioni di Febbraio 2008 salirono dell’11%, mentre l’altro mese critico sarà Aprile, quando si registrò un +18%. Se le esportazioni non scendono di qui ad Aprile sarà un vero e proprio miracolo.


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Vi propongo questo mese l’andamento di volumi e valori dei tre paesi critici, USA, Germania e Regno Unito. Sono le esportazioni totali, inclusi spumanti. Gli USA sono l’unico mercato ad oggi negativo, con un -5%, mentre sia per la Germania che per il Regno Unito su base annua le esportazioni sono ancora in crescita del 5%. I volumi di esportazioni invece hanno sofferto un calo di ben 1 milioni di ettolitri di export verso la Germania nel giro di due anni (più che compensato a onor del vero da maggiori prezzi e migliore mix di prodotto). Appuntamento alla fine di Maggio per i dati di Febbraio.


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The figure for January of exports of Italian wine was particularly negative, with exports falling by 16% over January 2008, and this time they did so invariably all the three categories of exports: -15% for bottled wine, -18 % for bulk wines and -21% for sparkling wines. It must be said that January, along with August, is the least significant month. However, this decline is part of a wider context where discussions about the decline of international trade and the recession are predominant. We must be not too pessimistic, however: first, the Italian wine continues to be above zero on the annual trend, and secondly, one of the key markets for Italian exports is Germany, which is unanimously considered the anchor of salvation for all Europe, the one which will pull us out of the problems thanks to their imports of our products (and our wine sales in Germany are still quite good) and, thirdly, the main current patient, the U.S., will benefit in 2009 of the significant strengthening of the exchange rate. This framework is to say that, although probably exports will go negative sometimes in Spring, there are all the basis to hope that everything does not turn into a debacle.
Exports in January were 199 million for a total of 1.12m/hl, -16% and -14% respectively. Taken this way, the data is clearly the worst since 2006 in this section for each category, I dare to say. Bottled wines posted 156 million, -15.5%, with a drop of 35% in U.S., 17-18% in Canada and the United Kingdom and a more moderate decline of 6% in Germany. Bulk wines did -18%, with a -20% in Germany, and a fall of 60-70% of the volumes shipped in Eastern Europe (Hungary and Czech Republic). Sparkling wines are the ones most affected (-20%, but coming from glorious months), with a -25% on United Kingdom and decreases of 75-80% of shipments in Spain and Russia.
Where all this leads us? Annual data is still up 1.9% to 3547 million (with volumes marginally above 17.5m/hl) with +0.6% for the bottled wine, +3.3% for bulk wines, and a +11% for sparkling wines. In February, exports will face a new obstacle: the exports of February 2008 rose by 11%, while the other critical month will be April, which recorded +18% last year. If exports do not fall by April it will be a miracle.
I propose this month the trend of volumes and values of the three critical countries, USA, Germany and the United Kingdom. The data refers to total exports, including sparkling wines. The U.S. is the only negative market today, with a -5%, while both Germany and the UK on-year exports are still growing by 5%. The volumes of exports suffered a decline of 1 million hectoliters of export to Germany in two years (more than offset by higher prices and better product mix).

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Fondatore e redattore de I numeri del vino. Analista finanziario.

3 Commenti su “Esportazioni di vino italiano – aggiornamento a gennaio 2009”

  • paolo

    Questo ci dimostra, al di là della crisi contingente, quanto male abbiamo promosso i nostri prodotti negli anni passati. Oltretutto sono prodotti che, è il caso degli USA, vengono importati e distribuiti secondo metodi molto più efficienti di quelli applicati in Italia. Eppure, nonostante tutte le strombazzate di Suckling su Wine Spectator, il cliente non si è fidelizzato. Quasi quasi organizzerei una class action…

  • bacca

    Ciao Paolo, sono usciti oggi i dati Federdoc sullle DOC italiane, relativamente alla vendemmia 2007. Quando il file delle DOC del piemonte e’un file excel con 200 righe a causa delle varie denominazioni e sottodenominazione, allora si capisce quanto promuovere una DOC diventi difficile: ce ne sono 50 e piu’!
    Secondo me siamo vittima di questo: se in Piemonte ha senso avere 50 DOC, in Italia di DOC Piemontesi se ne potrebbero promuovere 15, in Europa forse 5. E nel mondo? 2? 3?

    bacca

  • paolo

    E’ vero, anzi verissimo, perchè oramai da anni le DOC vengono concesse per accontentare i bacini elettorali quando un assessore all’agricoltura regionale si candida alla presidenza di una provincia o parte per Bruxelles. Ne è la riprova l’ultima, in ordine di tempo, DOC piemontese: colline Alfieri. Un territorio che non esiste, non ha vocazione vinicola, deve scippare i vitigni dai vicini, ma porta tanti voti. Questo è peggio di un suicidio, perchè è molto più lento, ci vorranno anni e soldi per arrivare a capire che questa DOC non era servita a niente. Non sono le DOC quelle che hanno bisogno di promozione, sono i territori e paradossalmente i territori possono essere promossi dai comuni, dalle comunità montane, dalle province e dalla regione. 4 enti che faticano a mettersi d’accordo e che spesso spendono soldi pubblici inutilmente. L’Italia ha una varietà ampelografica che il mondo ci invidia, ha il più importante patrimonio artistico mondiale eppure non abbiamo un ministero del turismo e chi ha le deleghe non sa neanche da che parte incominciare. Fino a quando non risolveremo questi problemi interni, la promozione del vino sarà sempre a carico del singolo produttore che farà quello che può, c’è da meravigliarsi che qualcuno li beva ancora i nostri vini. Poi arrivano gli americani o gli inglesi ad Alba nel periodo olimpico e restano a bocca aperta perchè non sapevano che quelle colline fossero così belle e ti chiedi: “…ma negli ultimi 20 anni chi doveva promuovere cosa ha fatto?” Niente.

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